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Malta Jazz Festival 2017

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Malta Jazz Festival 2017
La Valletta -Malta
Varie Sedi
20-22.07.2017

Giunto alla 27ma edizione, il Malta Jazz Festival è uno dei più longevi appuntamenti europei di musica afro-americana, particolarmente suggestivo per il connubio tra la bellezza dei luoghi e l'alto livello di programmazione. Anche quest'anno le scelte del direttore artistico Sandro Zerafa hanno coniugato la valorizzazione di artisti innovativi o legati al territorio con la presenza di jazzmen più popolari, senza per questo inglobare musicisti estranei alla storia e all'identità di questa musica.
Presentato in vari luoghi de La Valletta, dal 20 al 22 luglio, il variopinto programma ha offerto momenti magistrali (i gruppi dei due batteristi-leader Antonio Sanchez e Mark Guiliana), altri di ottimo livello artistico e spettacolare (il quartetto di Al Di Meola) e altri ancora sorprendenti (l'ensemble del multistrumentista brasiliano Munir Hossn).
Ma non sono questi gli unici concerti da ricordare, come vedremo tra poco: per alcuni giorni le note di questa musica (dai masterclass agli appuntamenti gratuiti nelle piazze, fino ai concerti serali di Ta' Liesse) hanno avvolto il centro storico, assieme al caldo sole mediterraneo e alla fresca brezza marina.

Per avvicinare il pubblico agli artisti emergenti o meno popolari i concerti del 22 luglio erano offerti gratuitamente, in tre piazze del centro fortificato. Ha iniziato alle ore 20 il quartetto del chitarrista francese Romain Pilon con il sassofonista Walter Smith III, il contrabbassista Yoni Zelnik e il batterista Fred Pasqua. Il repertorio era composto da brani originali, alcuni tratti dal disco The Magic Eye. Abbiamo ascoltato un modern mainstream capace di spaziare da momenti ricercati ad altri ricchi di tensione ritmica. Una musica di qualità, con ottimi interventi personali di tutti i membri.
Dopo di loro la cantante maltese Nadine Axisa ha offerto un set elegante e gradevole, alternando intime ballad a brani ricchi di tensione jazzistica. Come nel suo disco Velvet il repertorio privilegiava autori maltesi: belle composizioni che la voce luminosa e flessibile della cantante ha reso attrattive al vasto pubblico. L'accompagnavano il pianista Dominic Galea, il bassista Olivier Degabriele, il batterista Joe Micallef e i veterani Rino Cirinnà al sax tenore e Stjepko Gut alla tromba.

Ha concluso la serata il multistrumentista Munir Hossn con l'avvincente progetto "Made in Nordeste." Bassista, chitarrista, cantante e produttore da alcuni anni operante tra Parigi e Madrid, Hossn è un fantasioso, vulcanico, musicista che ha collaborato anche con Quincy Jones, il Zawinul Syndacate, Didier Lockwood ed Hermeto Pascoal. Questo suo progetto fonde la dolcezza nostalgica della musica brasiliana con un portentoso tappeto ritmico, che spazia fino all'Africa e ai Caraibi. La musica ascoltata riprendeva i temi dell'album Made in Nordeste, fondendo il patrimonio ritmico di quella regione con il jazz, il funk e il pop brasiliano. Un connubio elettrizzante per la bellezza delle composizioni di Hossn (la dolcissima "Ave Maria," la variopinta "Continuar"), la ricchezza timbrico-ritmica e il talento dei partner: il fisarmonicista portoghese João Frade, il tastierista Christope Cravero, il batterista di Guadalupe Arnaud Dolmen e il percussionista Adriano DD.

Trasferitasi nella pittoresca area di Ta' Liesse, la seconda serata è iniziata col piano trio di Joe Debono con Yoni Zelnik al contrabbasso e Fred Pasqua alla batteria. Pianista attento agli equilibri sonori e dal tocco elegante, Debono ha evidenziato ottime potenzialità in un trio radicato nel modern mainstream senza esserne prigioniero.
Seguiva il quartetto di Mark Guiliana che ha integrato i temi del suo repertorio con quelli scritti per il nuovo album d'imminente uscita. All'inizio del concerto dopo il noto "One Month" (da Family First) abbiamo ascoltato la sospesa e rarefatta "September" primo assaggio delle nuove composizioni, affidata al lirismo del sassofonista Jason Rigby.
L'interesse di chi scrive era rivolto anche al nuovo pianista Fabian Almazan, che ha mostrato grandi doti spaziando da interventi pregnanti, quasi free, ad altri ricercati. Mark Guiliana ha confermato d'essere un compositore fantasioso e un batterista dalla metrica spezzata, fonte di continue frammentazioni e alterazion ritmiche.
Tra i momenti più applauditi ricordiamo l'esecuzione del lirico "Where Are We Now?" di David Bowie, caratterizzato dal cameristico assolo di Almazan.

Poco interessante è risultato invece il successivo trio di Nicholas Payton, con il bassista Vicente Archer e il batterista Joe Dyson. Il leader s'è alternato all'organo hammond, al Rhodhes e alla tromba insistendo troppo sulle stesse atmosfere e dinamiche, risultando alla fine noioso.

Nessuna ombra invece nella serata conclusiva che ha presentato l'organico più inventivo e brillante del festival. Non ci riferiamo al gruppo di Al Di Meola -che ha comunque presentato ottima musica -ma al quintetto "Migration" di Antonio Sanchez. Dal 2007 a oggi l'ensemble ha modificato spesso organico, fino a trovare un paio d'anni fa un assetto stabile con Seamus Blake al sax tenore e all'EWI, John Escreet al pianoforte, Matt Brewer al contrabbasso e la splendida cantante Thana Alexa in un ruolo prevalentemente strumentale. Il grande batterista ha dichiarato in passato di non volere un gruppo al suo servizio e il concerto maltese l'ha dimostrato ampiamente. Il set ha presentato i temi della Meridian Suite -con risultati ancor più appassionanti dell'omonimo disco -coniugando magistero tecnico, creatività e forte tensione narrativa: hanno colpito i torrenziali assoli di Seamus Blake, gli abbaglianti unisono voce/sax, gli interventi al Rhodes di Escreet e la vibrante energia ritmico-percussiva.

La serata era iniziata con il brillante quartetto del sassofonista Carlo Muscat con Burak Bedikyan al pianoforte, Oliver Degabriele al contrabbasso e Joseph Camilleri alla batteria. Hanno presentato un mainstream avanzato con ottimi assoli, alternando brani dinamici a liriche ballad. Oltre al leader abbiamo molto apprezzato il pianista turco.

Il tutto s'è concluso con l'esibizione di Al Di Meola accompagnato dal fido Peo Alfonsi alla seconda chitarra, Fausto Beccalossi alla fisarmonica e dal giovane batterista Peter Kaszas. Il repertorio di questo World Sinfonia Tour -che ha attratto un numeroso pubblico-ha alternato temi dei Beatles ("Because," "She's Leaving Home"), tanghi di Piazzolla, brani originali profumati di flamenco e folk mediterraneo. Il virtuosismo chitarristico non è mancato ma tutto s'è svolto con buon gusto, attenzione alle dinamiche complessive, evitando gratuiti protagonismi. C'era enfasi ritmica ma la fisarmonica di Beccalossi ha aggiunto nuove sottigliezze timbriche, contribuendo al vivo successo della serata.

Foto: André Micallef

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