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Lo Spiritual Galaxy di Nicola Conte a Rovereto Jazz
Spiritual Galaxy
Rovereto Jazz
Atrio del Mart
14.6.2019
Lo Spiritual Galaxy di Nicola Conte ha inaugurato i concerti serali di Rovereto Jazz 2019, venerdi 14 giugno sotto la cupola del Mart, il noto museo di arte moderna e contemporanea. Il produttore e chitarrista barese è da un ventennio l'originale risposta italiana al movimento britannico di fusione tra jazz, funk, soul, hip-hop, elettronica eccetera che il dj inglese Gilles Peterson rese popolare con l'etichetta acid jazz. Un movimento colpevolmente snobbato da molti "puristi," che di recente vive un ricco rinascimento: documentato a Londra nei dischi della Brownswood Records e della Jazz Re:freshed, da noi in quelli della Schema Records o nell'ultimo album di Conte (Let Your Light Shine On) approdato alla MPS.
Bene ha fatto la direzione del festival a invitarlo coi suoi partner di lunga data: Gianluca Petrella al trombone e mini moog, Daniele Tittarelli al sax contralto, Pietro Lussu al Fender Rhodes, Andrea Lombardini al basso elettrico, Simone Padovani alle percussioni, Tommaso Cappellato alla batteria e la cantante Carolina Bubbico.
Una formazione necessariamente ristretta rispetto al citato album ma non per questo meno interessante come testimonia la statura dei nomi. Il contagioso groove percussivo (elogi per Padovani e Cappellato) e i micidiali assoli dei solisti si sono diffusi per un'ora e mezza nell'atrio del Mart, ambientazione sicuramente suggestiva ma troppo ampia, acusticamente carente e poco congeniale per una musica come questa, che punta molto sulle atmosfere timbriche e trae il massimo da un forte coinvolgimento (anche emotivo e corporeo) del pubblico.
Sempre in creativa sintonia con le ultime tendenze, Conte ha presentato il suo vibrante afro-jazz arricchito di connotati spirituali, un aspetto chiave in tutti i brani. La musica trae la sua ispirazione dalle musiche etniche e popolari africane e dalle strutture aperte che caratterizzavano il jazz modale e le successive evoluzioni elettriche di Miles Davis.
Il concerto è iniziato con una suggestiva versione dilatata di "Afro Black" caratterizzata da qualche reminiscenza di Bitches Brew ed è proseguito con "Mystic Revelation of the Gods," un concitato tema ancora solo strumentale, caratterizzato dall'appassionante intervento di Petrella al trombone. Dal brano successivo---il lento ed evocativo "Ogun"quasi tutti i temi hanno visto la presenza vocale di Carolina Bubbico, nuova scoperta di Conte. Nel disco le parti vocali sono molte e variopinte ma condivise con altre cantanti (soprattutto Bridgette Amofah). Anche se la Bubbico ha molte doti, il peso di sostenere tutta la vocalità del concerto è apparso eccessivo.
Nei momenti seguenti abbiamo ascoltato ancora il cantabile e vagamente coltraniano "Essence of the Sun" con un bell'assolo di Lussu e il glorioso "Universal Rhythm" con due fulminanti interventi di Petrella e Padovani alle percussioni. Il clima s'è fatto disteso con la cantabile "Space Dimensions" (una lunga e libera introduzione penalizzata dall'acustica) e l'evocativa versione di "Let Your Light Shine On." La bella serata s'è chiusa con un bis fortemente voluto dall'attento pubblico: il danzante funk di "Cosmic Peace" uno dei brani più accattivanti della band.
Foto: Luca Riviera
Rovereto Jazz
Atrio del Mart
14.6.2019
Lo Spiritual Galaxy di Nicola Conte ha inaugurato i concerti serali di Rovereto Jazz 2019, venerdi 14 giugno sotto la cupola del Mart, il noto museo di arte moderna e contemporanea. Il produttore e chitarrista barese è da un ventennio l'originale risposta italiana al movimento britannico di fusione tra jazz, funk, soul, hip-hop, elettronica eccetera che il dj inglese Gilles Peterson rese popolare con l'etichetta acid jazz. Un movimento colpevolmente snobbato da molti "puristi," che di recente vive un ricco rinascimento: documentato a Londra nei dischi della Brownswood Records e della Jazz Re:freshed, da noi in quelli della Schema Records o nell'ultimo album di Conte (Let Your Light Shine On) approdato alla MPS.
Bene ha fatto la direzione del festival a invitarlo coi suoi partner di lunga data: Gianluca Petrella al trombone e mini moog, Daniele Tittarelli al sax contralto, Pietro Lussu al Fender Rhodes, Andrea Lombardini al basso elettrico, Simone Padovani alle percussioni, Tommaso Cappellato alla batteria e la cantante Carolina Bubbico.
Una formazione necessariamente ristretta rispetto al citato album ma non per questo meno interessante come testimonia la statura dei nomi. Il contagioso groove percussivo (elogi per Padovani e Cappellato) e i micidiali assoli dei solisti si sono diffusi per un'ora e mezza nell'atrio del Mart, ambientazione sicuramente suggestiva ma troppo ampia, acusticamente carente e poco congeniale per una musica come questa, che punta molto sulle atmosfere timbriche e trae il massimo da un forte coinvolgimento (anche emotivo e corporeo) del pubblico.
Sempre in creativa sintonia con le ultime tendenze, Conte ha presentato il suo vibrante afro-jazz arricchito di connotati spirituali, un aspetto chiave in tutti i brani. La musica trae la sua ispirazione dalle musiche etniche e popolari africane e dalle strutture aperte che caratterizzavano il jazz modale e le successive evoluzioni elettriche di Miles Davis.
Il concerto è iniziato con una suggestiva versione dilatata di "Afro Black" caratterizzata da qualche reminiscenza di Bitches Brew ed è proseguito con "Mystic Revelation of the Gods," un concitato tema ancora solo strumentale, caratterizzato dall'appassionante intervento di Petrella al trombone. Dal brano successivo---il lento ed evocativo "Ogun"quasi tutti i temi hanno visto la presenza vocale di Carolina Bubbico, nuova scoperta di Conte. Nel disco le parti vocali sono molte e variopinte ma condivise con altre cantanti (soprattutto Bridgette Amofah). Anche se la Bubbico ha molte doti, il peso di sostenere tutta la vocalità del concerto è apparso eccessivo.
Nei momenti seguenti abbiamo ascoltato ancora il cantabile e vagamente coltraniano "Essence of the Sun" con un bell'assolo di Lussu e il glorioso "Universal Rhythm" con due fulminanti interventi di Petrella e Padovani alle percussioni. Il clima s'è fatto disteso con la cantabile "Space Dimensions" (una lunga e libera introduzione penalizzata dall'acustica) e l'evocativa versione di "Let Your Light Shine On." La bella serata s'è chiusa con un bis fortemente voluto dall'attento pubblico: il danzante funk di "Cosmic Peace" uno dei brani più accattivanti della band.
Foto: Luca Riviera
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