Bengt Berger - Kjell Westling: Live in Stockholm 1977

I due musicisti si conoscevano molto bene, condividendo l'esperienza di alcuni dei gruppi del collettivo, e si lanciano in due lunghi dialoghi che si affidano principalmente all'estro estemporaneo dei protagonisti, raccordandosi quando serve attorno a dei brevi nuclei ritmico/tematici. Westling sceglie per il primo dei due brani il clarinetto basso, mentre nel secondo si sposta radicalmente verso il sassofono sopranino, scelta che gli consente di agire comunque con delle possibilità timbriche precise, cosa che non fa mai male quando ci si appresta a un'improvvisazione potenzialmente senza alcun limite come quella a due.

Berger è un batterista vivacissimo e attento ai colori, a volte un po' frenetico, ma sempre sensibile a sostenere il partner: sia in "Till Hafs," che sembra ricollegarsi al dionisismo frammentato e tormentoso dei primi esiti post-coltraniani, che nella ipnotica "Ad Libido," nella quale il suono del sopranino porta il clima del pezzo su territori di chiara atmosfera mediorientale. Il risultato complessivo non è esente da una certa ripetitività, ma si tratta di un documento molto piacevole e certamente interessante del fermento che animava la Svezia in quegli anni.

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