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The Group: Live
ByIl caso dell'etichetta portoghese Clean Feed è certamente il più luminoso, ma anche la lituana NoBusiness è degna di nota e questo nuovo disco ne è una conferma perfetta.
Perché non solo si tratta di un disco pieno di musica bella e sincera, ma anche di uno sguardo significativo su quelle che sono state le dinamiche del jazz creativo negli anni Ottanta, quando una band come quella che ascoltiamo qui in una registrazione dal vivo [era il settembre del 1986] non trovava spazi discografici.
Erano gli anni in cui si viveva appieno quello che fu chiamato dalle nostre parti "edonismo reaganiano," in cui nei referendum di DownBeat trionfava Wynton Marsalis. In cui la memoria, come quella degli anziani, era vividissima per le cose accadute tanti anni prima, obliando quello che era successo fino a poco prima.
Già, perché fino a poco prima era pure successo qualcosa. Una grande creatività, la scena dei loft, un forte desiderio di partire dalle conquiste [spesso parziali] della New Thing per aprire il linguaggio a ulteriori grammatiche e traiettorie di senso. Ma molti lo stavano deliberatamente dimenticando, da un lato rassicurati dal binomio "bravura tecnica + tradizione" e dall'altro stuzzicati - grazie al boom del CD - dalla prospettiva di potere abbinare alla sbornia di ristampe anni Cinquanta e Sessanta anche nuova musica in linea con quegli ambiti stilistici.
Nulla da stupirsi dunque se un gruppo come questo - forse un po' pomposamente "The" Group - abbia aspettato un bel quarto di secolo per farsi conoscere al di fuori dei fortunati che lo hanno visto dal vivo in quei mesi. Lo compongono la tromba di Ahmed Abdullah [già con Sun Ra], il contralto di Marion Brown, il violino di Billy Bang, il contrabbasso di Sirone [qui raddoppiato da quello del meraviglioso Fred Hopkins] e la batteria di Andrew Cyrille. Una line up che probabilmente farà fare un bel balzo sulla sedia agli appassionati [le copie stampate poi sono limitate, quindi se interessati, meglio affrettarsi].
E che con la scelta del repertorio fa capire ancora meglio come la percepita e pubblicizzata contrapposizione di allora tra i cosiddetti young lions e i "vecchi alfieri del free" sia del tutto imprecisa. Tra i brani del disco c'è ad esempio una bella rilettura della mingusiana "Goodbye Pork Pie Hat," ma nel repertorio dei concerti del periodo ci sono anche temi di Ellington e Benny Golson [nel bel blog inconstantsol.blogspot.it è da poco disponibile un'altra registrazione live del gruppo] e tutta la musica dialoga costantemente - come è sempre stato - con la tradizione.
Qui c'è anche, in chiusura, un pezzo di Miriam Makeba, "Amanpondo," a testimonianza di una band che, pur composta da strumentisti e autori di grande personalità, mette in condivisione gesti e ispirazioni. Ne viene fuori una musica ricchissima di sfaccettature, forse a tratti ruvida, ma sempre coinvolgente, con grande presenza degli archi [la presenza di due contrabbassi amplia ulteriormente questa regione timbrica] e una energia mai declinata in modo didascalico o passatista.
La storia del gruppo è delineata dallo stesso Ahmed Abdullah nel corposo libretto del CD. Fred Hopkins è morto nel 1999. Tra il 2009 e il 2011 se ne sono andati anche Sirone, Marion Brown e Billy Bang. Andrew Cyrille continua a essere un maestro indiscusso della batteria e Abdullah ancora attivissimo sulla scena newyorkese. La musica di questo gruppo "perduto" è davvero splendida.
Track Listing
01. Joann's Green Satin Dress; 02. Goodbye Pork Pie Hat; 03. La Placita; 04. Shift Below; 05. Amanpondo.
Personnel
Ahmed Abdullah
trumpetAhmed Abdullah (tromba, flicorno); Marion Brown (sax contralto); Billy Bang (violino); Sirone, Fred Hopkins (contrabbasso); Andrew Cyrille (batteria).
Album information
Title: Live | Year Released: 2013 | Record Label: The James Westfall Podcast
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