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Linda May Han Oh: Talento e Dedizione

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Tra i bassisti di nuova generazione—nello strumento sia acustico che elettrico—il ruolo di Linda May Han Oh spicca per il lavoro svolto sia come bandleader che partner di protagonisti come Pat Metheny, Dave Douglas, Vijay Iyer, Joe Lovano o Kenny Barron. Nel 2017 ha pubblicato il quarto album a suo nome Walk Against Wind (Biophilia Records) ed in marzo, a capo del suo gruppo, ha suonato anche in Italia. Nei giorni del recente Bergamo Jazz Festival ci ha concesso quest'intervista.

All About Jazz: Vorrei iniziare parlando del quartetto che presenti in quest'edizione di Bergamo Jazz. Greg Ward e Matthew Stevens sono partner di lunga data ma non conosco il batterista Arthur Hnatek. Ce ne vuoi parlare?

Linda May Han Oh: Abbiamo suonato assieme questo repertorio in un concerto a Victoria in Canada e Arthur ha suonato benissimo. Arthur ha collaborato con Tigran Hamasyan e altri a New York e ci conosciamo da tempo. La prima volta che ci siamo incontrati stavo insegnando ai seminari estivi del Banff Centre for Arts and Creativity in Canada: Arthur era uno degli studenti e già suonava molto bene. Poi è venuto a studiare alla New School a New York e quando abbiamo suonato in jam session l'ho apprezzato molto.

AAJ: Walk Against Wind è il tuo quarto album da leader. Puoi introdurre il progetto per le persone che ancora non lo conoscono?

LMHO: Il disco contiene un'ampia gamma di cose, toccando aree diverse. Il filo conduttore del percorso è la narrazione rappresentata dal concetto di premio rituale. Scegliendo strade che possono non essere le più facili immediatamente si ottiene un maggior vantaggio personale a lungo termine. Il titolo Walk Against Wind è preso dalla pantomima di Marcel Marceau che cammina controvento. Scegliere il percorso meno facile significa lottare contro gli ostacoli per diventare individui più forti, per sviluppare la propria crescita personale. Ho scelto quel titolo perchè è appropriato ma anche perchè Marcel Marceau è stato un artista straordinario che aveva un'ampia visione artistica e aiutò molte persone durante la seconda guerra mondiale. Marceau è stato anche un pittore di talento e ha usato la sua abilità nel disegno per contraffare carte d'identità per i bambini ebrei. La sua abilità nel recitare pantomime gli era utile per tenere i bambini tranquilli quando faceva attraversare loro di nascosto la frontiera con la Svizzera.

Talvolta quando insegno agli studenti cerco di affrontare l'argomento su cosa fare oltre suonare bene e superare gli esami. Pongo delle domande. Quali sono le cose più importanti? Vuoi portare un po' di bellezza nella vita delle persone? Vuoi salvare una vita con la tua musica? Capisco che tutto questo sembra molto ottimistico ma credo che sia bene che ognuno ci rifletta. Specialmente ora che la musica è così istituzionalizzata. Tanta gente segue sempre lo stesso percorso: entri in questo college, scegli di studiare con quest'insegnante e cose di questo genere ma è bene pensare in grande e non perdere la prospettiva sulle ragioni che ti spingono a farlo. La tua carriera di musicista sarà breve se pensi solo a passare gli esami e barrare le caselle dei test.

AAJ: Oggi sei considerata tra i migliori bassisti del jazz contemporaneo. Sei soddisfatta del lavoro compiuto negli ultimi anni?

LMHO: Sono orgogliosa dei progetti di cui ho fatto parte, come sono orgogliosa di quest'ultimo album e della musica che abbiamo realizzato. Nel lavoro di musicista c'è però sempre spazio per crescere e c'è sempre un altro posto dove andare. Non si finisce mai. Per questo motivo la parola soddisfazione può non essere quella giusta. Tutti noi siamo sempre impegnati a migliorare e sento che la mia musica ha ancora molta strada da fare. Siamo in un equilibrio tra il piacere per quello che si è fatto e la spinta che ci porta al prossimo lavoro.

AAJ: Da qualche tempo fai parte del quartetto di Pat Metheny. Come vi siete conosciuti e com'è iniziata la vostra collaborazione?

LMHO: L'ho incontrato anni fa quando ho partecipato al Detroit Jazz Festival con la band Sound Prints, comprendente Joe Lovano e Dave Douglas. Pat suonava sullo stesso palcoscenico dopo di noi e più tardi ci siamo incontrati nel backstage ed abbiamo scambiato qualche parola. Due anni fa ci siamo ritrovati nello stesso festival mentre ero nel gruppo di Gary Burton e Pat mi ha chiesto di passare nel suo appartamento nell'Upper West Side per suonare insieme. Così ci siamo trovati a provare in duo e in trio con Antonio Sanchez... Abbiamo iniziato a collaborare ed è stato fantastico. Suonando nella sua band ho imparato molto ed è un grande onore per me collaborare con Pat, un artista che mi ha molto ispirato.

AAJ: La collaborazione continua?

LMHO: Si. Siamo in tour nella prossima primavera/estate e sta per uscire il disco che abbiamo registrato nel dicembre 2016.

AAJ: Quali sono le migliori qualità di un bassista? E di un bassista che è anche leader?

LMHO: La base è possedere una marcata solidità strumentale. La prospettiva del leader è un po' diversa e in un certo senso dipende dalla musica che si suona. Nella mia musica alcune melodie sono molto intricate ma per la maggior parte, nei momenti improvvisati, c'è anche libertà. Molto dipende dai partner con cui si suona. Talvolta è necessario prendere la direzione perchè certe cose non stanno andando nel modo corretto e vanno spinte nella direzione appropriata. Per un buon risultato molto dipende dall'equilibrio che si ottiene tra una solida base strumentale in background e la capacità di fare passi avanti, spingendo le cose nelle direzione che si vuole. Dal mio punto di vista la composizione è davvero importante. Cerco di rendere le cose interessanti trovando un equilibrio tra sezioni aperte all'improvvisazione e altre scritte.

AAJ: Vedo che mantieni una stretta partnership con Fabian Almazan. Quali sono i motivi di questa lunga relazione?

LMHO: Io e Fabian Almazan siamo stati compagni di scuola alla Manhattan School ci siamo conosciuti che eravamo poco più che ventenni e suoniamo assieme da allora sia in trio che in vari miei gruppi. Una collaborazione sfociata in amicizia per nove anni e nello scorso gennaio in matrimonio.

AAJ: Oh, non lo sapevo, splendido!!! Le migliori congratulazioni! Tornando alle domande, quali sono i bassisti che ti hanno maggiormente influenzata?

LMHO: Charles Mingus [senza esitazione N.d.R.]. Ma anche Jaco Pastorius, Rocco Prestia dei Tower of Power, Brick Fleagle dei Red Hot Chili Peppers, MeShell NdegeOcello, Dave Holland e molti altri.

AAJ: E tra i bassisti più giovani?

LMHO: Larry Grenadier e Scott Colley, anche se sono più grandi di me. Tra i più giovani invece Ben Williams e Matt Brewer ma sono davvero tanti.

AAJ: Ti consideri maggiormente compositrice, bassista o bandleader? ?

LMHO: Cerco di non pensare a questi ruoli come entità separate. Cerco di integrarle nel miglior modo possibile.

AAJ: Nel tuo secondo album Initial Here interpreti «Come Sunday» di Duke Ellington. Ami gli standard e la tradizione del jazz ?

LMHO: Si, si moltissimo. Continuo a studiare gli standard e ultimamente mi sono appassionata anche all'apprendimento dei testi. Sento che per me fa una grande differenza nel modo d'interpretare i brani. È una cosa che ti incoraggiano a fare ma spesso si finisce per apprendere gli standard nelle jam session e non si arriva a conoscerli a fondo. Per questo motivo ho cercato di intraprendere questo studio e continuo a imparare costantemente. Si, è una cosa molto bella.

AAJ: Ho letto che stai lavorando al secondo album del trio con tromba e batteria. Nel disco del 2008, Entry, c'erano Ambrose Akinmusire e Obed Calvaire. Ci sono variazioni?

LMHO: Alla tromba c'è sempre Ambrose Akinmusire ma alla batteria suona Tyshawn Sorey. Speriamo che il disco possa uscire il prossimo anno.

AAJ: Cosa fai quando non sei impegnata con la musica?

LMHO: Seguo il Vinyasa yoga, miglioro il mio spagnolo e mi piace leggere...

LMHO: Quanto sei diversa oggi rispetto a quel primo disco in trio di dieci anni fa?

AAJ: Uhm...ho lavorato molto cercando di migliorare e se mi guardo indietro pensando a come suonavo sono orgogliosa dei miei progressi, sia come compositrice che come bassista. Ho ancora molta, molta strada da fare, tante cose da migliorare ma in definitiva sono contenta... sai è bello ripensare ai grandi musicisti con cui ho suonato, alle cose che ho scritto ed ai tour. È un privilegio e sono grata di tutto questo.

Foto: Luciano Rossetti

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