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Le Nuove Avventure di Phillip Johnston
Johnston utilizza alla perfezione una cosa che purtroppo tantissimi altri suoi colleghi non hanno mai nemmeno considerato: lo humor. Colorata e pregnante, la sua “via al jazz” è di quelle davvero intense, vere, profonde, bulimiche nel senso buono e positivo del termine e sempre dannatamente simpatiche.
Il sessantaquattrenne signor Phillip Johnston è un avanguardista autentico da tempi non sospetti. Famoso ai più per essere stato uno dei fondatori di quella straordinaria fucina creativa che risponde al nome di Microscopic Septet dove passano o sono passati Joel Forrester, ma anche di John Zorn, Don Davis, Richard Dworkin, David Hofstra, Dave Sewelson, George Bishop, Paul Shapiro, Bobby De Meo. Altri lo ricorderanno come innovativo "scorer" di splendide colonne sonore dedicate a film muti degli inizi del Novecento nonché compagno d'avventura di un signore che risponde al nome di Eugene Chadbourne.
Nato a Chicago ma poi spostatosi ancora giovane nella "Big Apple" spargendo la ben nota intelligenza musicale jazzistica della Windy City a destra e manca, da oltre un decennio Johnston, stanco dell'aria americana, si è trasferito a Sidney e cominciano a notarsi distintivi segni del suo passaggio.
È il caso di Diggin' Bones dove Johnston unisce nei nuovi Coolerators alcuni dei migliori musicisti contemporanei australiani quali Alister Spence (Alister Spence Trio, AAo e Clarion Fracture Zone), Lloyd Swanton (The Necks) e Nic Cecire, must del drumming in quel di Sydney. Ho scritto non a caso "nuovi" Coolerators, visto che in passato Johnston aveva già battuto la strada di questo progetto con accanto Will Holshouser, George Rush, Joe Galliant, Dave Hofstra, Oren Bloedow, Richard Dworkin, Bobby Previte, Wayne Horvitz e Dave Sewelson). Le idee base di quel progetto, condiviso anche con la splendida avventura del "Transparent Quartet" che lo vide primattore accanto a Hofstra, Joe Ruddick, Mark Josefsberg e Guy Klucevsek, sono la colonna portante anche di Diggin' Bones pubblicato dalla etichetta di Johnston, la Asynchronous Records.
Diggin' Bones è una sorta di enciclopedia utile a tutti coloro vogliano analizzare come costruire nuove strade sonore. Non esiste infatti davvero nessun altro esempio al mondo che tenti la strada della creazione di un nuovo unico e univoco "new sound" in grado di unire un classico "funky organ jazz combo" a composizioni sicuramente moderne e/o moderniste includendo una sorprendente infarinatura di mood klezmer. Allo stesso modo che il disco presenta un "nuovo Johnston," se lo si vuole ancor più avanguardista, l'incredibile range di stili inserito nell'album immediatamente successivo The Adventures of Prince Achmed, colonna sonora del meraviglioso film del 1927 firmato da Lotte Reiniger (creato con la scuola dell'immagine in silhouette, ovviamente ispirato dai racconti de "Le mille una notte" nonché riconosciuto come il primo esempio di film di animazione di una certa lunghezza nella storia del cinema) fa balzare sulla sedia.
Se dunque, solo in paragone, Diggin' Bones si potrebbe considerare quasi come una sorta di nuovo divertissement di Johnston o di esercizio di stile, The Adventures of Prince Achmed è un piccolo capolavoro musicale moderno che omaggia l'Arte con la A maiuscola spalmato in 65 minuti di geniali idee sonore e, fra il resto, eseguito anche dal vivo quale non facile colonna sonora "live" del film.
Il solito "etichettatore selvaggio" potrebbe ovviamente velocemente archiviare il caso usando il maledetto timbro dove c'è scritto "post modern jazz" e a casa tutti contenti. "A casa tutti contenti" un cavolo! Ciò che sta facendo Johnston in questi ultimi anni è sinceramente illuminante e spiazzante. Lasciatemi anzi utilizzare l'aggettivazione di "seminale." Anche perché, non lo si dimentichi mai, Johnston utilizza alla perfezione una cosa che purtroppo tantissimi altri suoi colleghi non hanno mai nemmeno considerato: lo humor.
Colorata e pregnante, la sua "via al jazz" è di quelle davvero intense, vere, profonde, bulimiche nel senso buono e positivo del termine e sempre dannatamente simpatiche.
Andate a scoprirlo.
Foto: Elaine Odgers Norling
Nato a Chicago ma poi spostatosi ancora giovane nella "Big Apple" spargendo la ben nota intelligenza musicale jazzistica della Windy City a destra e manca, da oltre un decennio Johnston, stanco dell'aria americana, si è trasferito a Sidney e cominciano a notarsi distintivi segni del suo passaggio.
È il caso di Diggin' Bones dove Johnston unisce nei nuovi Coolerators alcuni dei migliori musicisti contemporanei australiani quali Alister Spence (Alister Spence Trio, AAo e Clarion Fracture Zone), Lloyd Swanton (The Necks) e Nic Cecire, must del drumming in quel di Sydney. Ho scritto non a caso "nuovi" Coolerators, visto che in passato Johnston aveva già battuto la strada di questo progetto con accanto Will Holshouser, George Rush, Joe Galliant, Dave Hofstra, Oren Bloedow, Richard Dworkin, Bobby Previte, Wayne Horvitz e Dave Sewelson). Le idee base di quel progetto, condiviso anche con la splendida avventura del "Transparent Quartet" che lo vide primattore accanto a Hofstra, Joe Ruddick, Mark Josefsberg e Guy Klucevsek, sono la colonna portante anche di Diggin' Bones pubblicato dalla etichetta di Johnston, la Asynchronous Records.
Diggin' Bones è una sorta di enciclopedia utile a tutti coloro vogliano analizzare come costruire nuove strade sonore. Non esiste infatti davvero nessun altro esempio al mondo che tenti la strada della creazione di un nuovo unico e univoco "new sound" in grado di unire un classico "funky organ jazz combo" a composizioni sicuramente moderne e/o moderniste includendo una sorprendente infarinatura di mood klezmer. Allo stesso modo che il disco presenta un "nuovo Johnston," se lo si vuole ancor più avanguardista, l'incredibile range di stili inserito nell'album immediatamente successivo The Adventures of Prince Achmed, colonna sonora del meraviglioso film del 1927 firmato da Lotte Reiniger (creato con la scuola dell'immagine in silhouette, ovviamente ispirato dai racconti de "Le mille una notte" nonché riconosciuto come il primo esempio di film di animazione di una certa lunghezza nella storia del cinema) fa balzare sulla sedia.
Se dunque, solo in paragone, Diggin' Bones si potrebbe considerare quasi come una sorta di nuovo divertissement di Johnston o di esercizio di stile, The Adventures of Prince Achmed è un piccolo capolavoro musicale moderno che omaggia l'Arte con la A maiuscola spalmato in 65 minuti di geniali idee sonore e, fra il resto, eseguito anche dal vivo quale non facile colonna sonora "live" del film.
Il solito "etichettatore selvaggio" potrebbe ovviamente velocemente archiviare il caso usando il maledetto timbro dove c'è scritto "post modern jazz" e a casa tutti contenti. "A casa tutti contenti" un cavolo! Ciò che sta facendo Johnston in questi ultimi anni è sinceramente illuminante e spiazzante. Lasciatemi anzi utilizzare l'aggettivazione di "seminale." Anche perché, non lo si dimentichi mai, Johnston utilizza alla perfezione una cosa che purtroppo tantissimi altri suoi colleghi non hanno mai nemmeno considerato: lo humor.
Colorata e pregnante, la sua "via al jazz" è di quelle davvero intense, vere, profonde, bulimiche nel senso buono e positivo del termine e sempre dannatamente simpatiche.
Andate a scoprirlo.
Foto: Elaine Odgers Norling
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