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Le "middle bands" di Mike McGinnis

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Quarant'anni giusti giusti, nativo del Maine, il clarinettista e compositore Mike McGinnis sforna a un paio di mesi l'uno dall'altro due album che, incisi tra il febbraio e il giugno 2012, ce ne consegnano un'immagine per un verso dicotomica, per un altro sostanzialmente conseguente. Vi si alternano infatti due differenti middle bands, il che da un lato denota come il Nostro, anche all'interno del singolo progetto, ami giocare su più tavoli, cromaticamente e in quanto a dinamiche, dall'altro che i succitati tavoli - intesi come macrostrutture - vanno a toccare tasti anche parecchio diversificati. È quanto capiremo meglio affrontando i lavori uno alla volta.

Mike McGinnis + 9

Road*Trip

RKM Music

Valutazione: 3 stelle

Road*Trip vede all'opera un tentetto del tutto prossimo, per strumentario e incedere, alla ben nota Tuba Band davisiana protagonista delle varie "nascite" del cool (e sue emanazioni). Non è del resto un caso se la prima delle due suite che compongono il CD risale al 1956 e si deve alla penna di Bill Smith, clarinettista come McGinnis (che non a caso vi gioca un ruolo assolutamente centrale) e di scuola - lui - brubeckiana (ma l'ottetto del pianista di Concord non era forse coevo - e di fatto gemello, pur battendo bandiera più prossima alla third stream - dell'ensemble davisiano?).

Lungo i tre movimenti che compongono il concerto si respira l'aria tipica di quegli anni, che tuttavia non ha smarrito il suo appeal: bellissime sonorità, incastri impeccabili, strutture ferree. L'alternanza è di fatto quella propria del concerto classico, con i movimenti dispari più vivi, ritmicamente ma non solo, e quello centrale più pacato, introspettivo. La magistrale fluidità dei primi (del resto tipica di quest'area stilistica) ce li fa di fatto preferire, anche perché nell'adagio (chiamiamolo così) di mezzo si scivola qua e là in climi un po' troppo da orchestra ritmo-melodica, da studio radiotelevisivo. Ovunque inappuntabile, sia quel che sia, la prova di tutti.

Tripartita come il concerto smithiano, la suite a firma di McGinnis che intitola l'album riprende un po' gli stessi stilemi espressivi (e operativi): impasti preziosi, swing levigato anche nei passaggi più tirati, grande limpidezza. Ciò che può nuocere, se vogliamo, è un certo qual senso di maniera, di ricerca asettica, derivativa. Un Birth of the Cool un po' rinforzato, in qualche misura, tanto efficiente quanto non altrettanto introiettato (proprio a voler trovare il pelo nell'uovo, al limite).

Mike McGinnis

Ängsudden Song Cycle

482 Music

Valutazione: 3,5 stelle

Se vogliamo più irregolare - per esiti e tracciati - magari con scivolate che in Road*Trip non si verificano, ma proprio per questo, paradossalmente, più stimolante si rivela Ängsudden Song Cycle, che alterna segmenti attraversati da un interessantissimo, raffinato sperimentalismo di marca cameristico-contemporaneo con altri svolti nel segno di un pop alquanto innocuo, insignificante, qua e là annettibile a codici propri del musical (e suoi derivati).

È all'opera un ottetto in cui, rispetto al tentetto precedente, si segnala l'assenza di ottoni, di contro al rinforzo delle ance (di cui una doppia), corde a profusione, e la decisiva presenza della voce. Ciò determina, certo fin dall'intenzione compositiva di McGillis, tracciati assai lontani da quelli di Road*Trip, senz'altro meno jazzistici, e in fondo anche meno storicizzati (quindi più originali).

Peccato che, come si accennava, le belle cose che si ascoltano in parecchi episodi (su tutti "Last Night the Wind," "Encircled, Repeated," che vede l'ingresso di tre ospiti, "Even the Pillow" e "It's Still Warm") risultino non poco sviliti da altri momenti dell'album, in special modo i due brani conclusivi, veramente privi di spessore. Ma le idee, complessivamente, non mancano.

Elenco dei brani:

Road*Trip:

01/03. Concerto for Clarinet & Combo (1956) (Bill Smith); 04/06. Road*Trip for Clarinet + 9 Players (McGinnis).

Ängsudden Song Cycle:

01. You Were With Me Inside the Wind; 02. Last Night the Wind; 03. You Are Morning; 04. Encircled, Repeated; 05. Even the Pillow; 06. It's Still Warm; 07. You Said One Day; 08. We Ate the Wood.

Musicisti:

Road*Trip:

Mike McGinnis (clarinetto); Jeff Hermanson (tromba); Justin Mullens (corno francese); Brian Drye (trombone); Matt Blostein (sax alto); Peter Hess (sax tenore); Barry Saunders (sax baritono); Jacob Sacks (pianoforte); Dan Fabricatore (contrabbasso); Vinnie Sperrazza (batteria).

Ängsudden Song Cycle:

Kyoko Kitamura (voce); Mike McGinnis (clarinetto, clarinetto basso); Sara Schoenbeck (fagotto); Jason Kao Hwang (viola); Khabu Doug Young (cavaquino); Sean Moran (chitarra acustica); Dan Fabricatore (contrabbasso); Harris Eisenstadt (percussioni, vibrafono); Jun Kitamura (voce), Davalois Fearon, MuKha (percussioni) agg. in 04.


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