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Landschaft mit entferten Verwandten: il teatro musicale sulla natura del conflitto politico secondo Heiner Goebbels

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Trovarsi ad ascoltare un’opera di Heiner Goebbels implica necessariamente un’approfondimento della mole di materia sonora che viene posta all’orecchio dell’ascoltatore.

Ma prima di addentraci nel merito dell’opera Landschaft mit entferten Verwandten pubblicata a fine 2007 nella ECM New Series, mi pare necessario registrare un certo disagio nel dover recensire un CD che contiene esclusivamente la parte sonora di una rappresentazione scenica effettuata nel 2004 al Théâtre des Amandiers, Nanterre, Parigi. Difficile capire perchè non sia stato prodotto un DVD dell’intera performance, privando in questo modo l’ascoltatore che non ha avuto la fortuna di assistere alla sua rappresentazione di un’altrettanto rilevante parte visiva. Mi pare, di fatto, che essa non sia meno essenziale per la sua comprensione, soprattutto quando si tratta di opera contemporanea e infinitamente di più quando si tratta di un’opera di Heiner Goebbels.

Come ci si può concentrare su un solo livello, ragionando per carità anche sulle stratificazioni che esso presenta, quando la partecipazione visiva sicuramente dilaterebbe e scompaginerebbe la sola sensazione sonora, mandando forse all’aria queste mie riflessioni che dunque sono per forza di cosa limitate? Per come la penso, a poco giova la frase di Heiner Goebbels, “The acoustic aspect has a life of its own”, citata nel sito quasi mo’ di giustificazione. Ciò detto, immergiamoci in questo “Paesaggio con parenti lontani” scordandoci di avere cinque sensi…

Landschaft mit entferten Verwandten non sarebbe mai stata scritta senza l’11 Settembre. E se magari lo fosse anche stata, il risultato sarebbe senza dubbio stato diverso. Anche nel recensirla non si può fare a meno di pensare quanto l’11 Settembre abbia costituito un momento di riflessione sostanziale anche per Goebbels e che forse quest’opera ne sia uno dei suoi frutti più interessanti.

Scritta e per la prima volta rappresentata nel 2002, Landschaft mit entferten Verwandten è certamente una delle opere più politiche di Goebbels. Oggetto di indagine è il terrore, dalle prime guerre di religione fino all’11 Settembre, passando per Auschwitz. Come spesso succede nella produzione di Goebbels, la storia non segue un filo lineare e tocca, attraverso una scelta “mirata” di testi di autori “significativi”, le ambigue e oscure relazioni tra arte e realtà cercando di delineare la natura del conflitto politico.

Nei due atti di una quindicina di tracce ciascuno vengono rappresentati brevissimi sketch dove si mescolano elementi, piuttosto contrastanti tra loro, provenienti da fonti multiple. Nell’ascolto del CD il passaggio da una scena all’altra e la diversità tra queste è evidenziata in sostanza dal continuo cambiamento di genere musicale. Tuttavia la resa magistrale dell’Ensemble Modern e del Deutscher Kammerchor, con le due voci in alternanza - recitante quella di David Bennent e baritono quella di Georg Nigl - crea un sorta di effetto continuum che forse tradisce l’intenzione originale di Goebbels. Ripeto, si stratta di un effetto d’ascolto che probabilmente la vista per intero dell’opera disattenderebbe.

Come spesso accade per le rappresentazioni contemporanee di questo tipo, Landschaft mit entferten Verwandten non è un’opera in senso stretto, con tutte le implicazione che questa definizione comporterebbe, ma si tratta piuttosto di teatro musicale, da intendersi poi nella particolare visione di Goebbels del teatro musicale. Anche in questo caso credo che l’ascolto in forma CD tradisca una componente, in particolare quella scenico-teatrale, privilegiando esclusivamente quella musicale. E il che non so dire se sia o meno un bene.

Le due voci di Bennent e Nigl sono in ogni caso perni sonori attorno a cui ruotano i testi. Ma per capire il loro ruolo in scena e alcuni inserimenti orchestrali (soprattutto quelli meno d’impatto e drammatici) bisognerebbe vedere la funzione che essi e l’orchestra svolgono sul palco. Si sa che l’Ensemble Modern lavora da molti anni anche su questo fronte e che senza dubbio questa è stata un componente non trascurabile anche nella stesura dell'opera. Le foto del libretto [a cui bisogna aggiungere l’ampia documentazione presente sul sito di Goebbels] mostrano un Ensemble Modern vestito in ogni scena con un diverso abito, abito che sembra voler sottolineare i passaggi storici dei testi rappresentati musicalmente. Non so se si possono dare interpretazioni aggiuntive, anche in questo caso rimanderei ad una visione completa dell'opera.

[Per una migliore comprensione di che cosa intenda Goebbels per teatro musicale consiglio a tutti di gustare una sua lezione, registrata in 9 puntate su YouTube, tenuta nel 2007 all’“European Graduate School” (Dresden-New York)].

Goebbels ha spesso detto di voler esplorare il paesaggio (Landschaft) di un testo e gli scrittori Giordano Bruno, Arthur Chapman, T.S.Eliot, Henri Michaux, Nicolas Poussin, Gertrude Stein, Leonardo da Vinci - identificati in quest’opera come “parenti lontani” (entferten Verwandten) - sono da tempo al centro della sua attenzione. Per chi ha un minimo di consuetudine con la critica letteraria viene da pensare che l’esplorazione del paesaggio goebbelsiano richiami alla memoria la costruzione del discorso foucaultiano. Vi si vede la medesima preoccupazione nel voler far emergere le contraddizioni che la storia delinea agli occhi dell’osservatore (artista).

La mia personale impressione all’ascolto di Landschaft mit entferten Verwandten è che forse solo fino ad un certo punto Goebbels abbia cercato la via dell’esplorazione. Al contrario mi pare che abbia voluto far emergere le incrinature e i collassi di senso nel tentativo di voler creare un paesaggio (realtà? immaginario? storia?) di cui i testi siano per l'appunto comodi parenti.

L’impatto dell’11 Settembre è stato traumatico. È per questo che forse in alcuni punti di Landschaft mit entferten Verwandten pare che manchi corrispondenza tra testo, musica ed esecutori e che una dimensione o una componente tenda a prevalere aggressivvamente sull’altra.

Nella presentazione dell’opera sul sito ECM è scritto: “La forma letteraria e la struttura - l’architettura testuale - sono spesso tanto importanti per il compositore quanto lo sono il contenuto; nel momento di rappresentare, per esempio, Gertrude Stein, Goebbels è stato attento alla musicalità delle sue frasi, che implicano ritmi, pulsazioni e modelli melodici specifici. I testi della Stein - tutti tratti dal suo libro del 1945 Wars I Have Seen - sono di importanza centrale per quest’opera. Nel suo stile unico - insieme d’avanguardia e colloquiale - la Stein esplora la natura immutabile del conflitto politico”.

Mi sembra molto pertinente questa riflessione sul linguaggio della Stein, il cui suo primo testo inserito nell’opera di Goebbels è il penetrante “The Sirens”. Privo di punti e pause, viene magistralmente reso da Goebbels con un continuum ininterrotto di parole, suoni e musica, molto marcato e quasi su ritmo di marcia. Sono una decina circa i testi della Stein messi in musica, tutti tratti da Wars I Have Seen [pubblicato in Italia nel lontano 1947, oramai introvabile]. Il continuum salta clamorosamente con il passaggio ai testi Giordano Bruno “Ove è dunque” e poi a Leonardo da Vinci, precipitando vorticosamente nel baratro con la marcia trionfale di T.S. Eliot. Il parallelo tra paesaggio e linguaggio, nella doppia dimensione della sua costruzione e decostruzione, tocca il culmine con le traccce “Kehna hi kya” di Allah Rakha Rahman e “Out Where the West Begins” di Arthur Chapman. Paiono "punti cardinali" non neutri (se intesi rispettivamente come emblemi di Oriente e Occidente) dell'esplorazione goebbelsiana.

In sostanza, in Landschaft mit entferten Verwandten prevale cinismo e ironia. Ma prevale anche un senso, del tutto post-moderno, di straniamento. In diverse recensioni si legge che Goebbels abbia alluso alla guerra di civiltà (per carità, non pensiamo a nessuna guerra di religione!). Questa interpretazione andrebbe vagliata e supportata da una spiegazione dello stesso compositore su quanto e cosa egli abbia voluto esattamente rappresentare. Ciò detto qualche dubbio sulla scelta (confusa e causale oppure deliberata e precisa?) dei segni comunque rimane.

Perché mettere in copertina l’immagine di un derviscio rotante (simbolo della mistica, dell'elevazione, dell'arte, della trascendeza artistica?) quando si sa che la fonte di riflessione è l’11 Settembre? Perché una traccia dell’indiano Allah Rakha Rahman a metà dell’opera posta come una specie di spartiacque tra i testi della Stein? A che scopo alternare pazzamente le riflessioni sula violenza del conflitto (Stein) a quelle di un’avvincente idea di umanismo (Giordano Bruno, ma soprattutto Leonardo Da Vinci)?

Qual è in fondo il vero profilo del paesaggio goebbelsiano?


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