Home » Articoli » Album Review » Kerry Politzer Quartet: Labyrinth
Kerry Politzer Quartet: Labyrinth
ByCon un background di studi classici, un diploma al Conservatorio del New England, una menzione d’onore all’International Songwriting Competition e molti altri premi in concorsi vari, la band leader dimostra di saper cogliere suggerimenti provenienti da diverse sfere musicali, fondendoli in una “parlantina” estremamente peculiare e riconoscibile.
Le partiture sono di un certo interesse: spigolose, ritmicamente e armonicamente ardite, cambiano direzione quando meno te l’aspetti, evitando accuratamente la staticità strutturale. La Politzer si fa avanti con un suono grosso, deciso, utilizzando un’itervallistica piuttosto ampia, senza cedere spesso alle facili attrattive del cromatismo. Quello che viene fuori è un disco coinvolgente, per la particolare fattura di alcuni brani, come "Propulsion", e per la vena solistica sui generis.
Anche nell’accompagnamento il piano esce fuori in maniera decisa, a volte destando qualche perplessità. E’ il caso, ad esempio, di quanto succede sulla title-track "Labyrinth", dove le proposte accordali risultano a causa del volume e della fermezza di tocco un tantino invadenti, sovrastando il bell’assolo di sassofono.
Kerry Politzer è certamente tra le voci più interessanti che la giovane scena pianistica statunitense possa offrire, e col tempo non mancherà di stupirci più di quanto abbia già fatto col suo pur riuscitissimo Labyrinth.