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José James: una grande voce per la Black Music

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La recente pubblicazione per la Blue Note di Yesterday I Had the Blues -The Music of Billie Holiday , torna a collocare José James in una piena cornice jazzistica. È una commemorazione della cantante e un approccio tradizionale che oggi James affronta senza paura d'apparire prigionero del passato. L'altro esempio riguarda l'album For All We Know, (Impulse! 2010) realizzato in duo col pianista Jef Neve.
La permanenza in casa Blue Note si rivela fruttuosa. Il suo presidente, Don Was, è un produttore troppo lungimirante per chiudere la personalità del cantante entro precisi confini e i due album realizzati in questi anni lo dimostrano.
Oggi, all'età di 38 anni, José James ha tutti numeri per collocarsi entro la linea evolutiva del miglior canto maschile afro-americano in senso lato (blues, r&b, soul, jazz e quant'altro) nell'attuale logica onnicomprensiva, che fonde e reinventa le forme musicali del Novecento alla luce della contemporaneità e delle nuove tecnologie. La personalità del cantante (concittadino di Prince e non meno eclettico dell'artista scomparso) travalica infatti confini del jazz per abbracciare rap, soul music, funk e sul modello di figure come Gil Scott-Heron, Marvin Gaye, Al Green.

James nasce a Minneapolis il 20 gennaio 1978 da una famiglia di padre panamense e madre d'origine irlandese. Il padre è un buon sassofonista e i dischi di jazz sono di casa. Frequenta la locale scuola superiore a indirizzo artistico The South High School dove entra a far parte di un piccolo coro dal profilo pop e inizia ad avere le prime parti soliste. Poco dopo, intorno ai 16 anni, s'esibisce come cantante in una band chiamata Echoes of Ellington, specializzata nel repertorio di Duke. La prima prova oltre l'ambito scolastico. "Fu allora che mi ha preso la passione di diventare un performer -detto in un'intervista a Tamara P. Carter di waxpoetics.com -In quel ruolo mi sono sempre sentito sicuro e tranquillo e non ho mai avuto paura del palcoscenico. Ho scoperto di sentirmi meglio onstage che in qualsiasi altro posto."

I suoi ascolti sono rivolti a gruppi o artisti hip hop come Digable Planets, the Pharcyde, Ice Cube, Bel Biv Devo ma inizia una consapevole scoperta della tradizione jazz grazie ai dischi dei Tribe Called Quest, dei Beastie Boys, dei De La Soul.
A 17 anni, un significativo passo avanti viene dall'incontro con il poeta/scrittore Louis Alemayehu che invita José a frequentare Ancestor Energy, un collettivo che fa convivere poesie e letteratura con espressioni originali della cultura afro- americana: gospel, blues, jazz e soul. Una cooperativa artistica fondato dallo stesso Alemayehu assieme al pianista Carei Thomas, già nell'AACM, e al sassofonista David Wright.
Sotto quest'influenza José scrive temi originali e liriche sulle composizioni di John Coltrane "Equinox," "Naima" e "Central Park West," iniziando a esibirsi come cantante.

Tra New York e Minneapolis

Dal 1999 al 2002 si stabilisce a Brooklyn, New York ma quel primo approccio con la metropoli non è positivo dal punto di vista professionale anche se egli continua a comporre musica e scrivere testi su temi di Coltrane, Miles Davis e Dexter Gordon. Nel 2003 José torna quindi a Minneapolis e riprende a esibirsi assieme al poeta Kirk "Bro Sun" Washingon, al pianista Dennis Malmberg e all'attivista per i diritti civili e cantante Mychael Rambo.
Nel 2004 partecipa al Thelonius Monk International Jazz Vocal Competition arrivando in semi-finale. Nei mesi successivi torna a New York per iscriversi alla New School for Jazz & Contemporary Music dove trova in Chico Hamilton e Junior Mance i suoi mentori. Qualche anno dopo il batterista lo vorrà nel disco Twelve Tones of Love, per un suggestivo duo voce/percussioni sul brano "Lazy Afternoon." Iniziano alla New School alcune collaborazioni musicali destinate a durare, con il pianista Nori Ochiai, il trombettista Omar Abdulkarim, il batterista Luke Damrosh, il chitarrista Gal Ben Haim e il cantante Bilal.
Con alcuni di questi musicisti José registra nel 2006 -per la la prima volta in veste di leader-l'EP The Dreamer. È un percorso musicale raffinato e dal clima notturno, comprendente jazz ballad, temi d'impronta hip-hop e gospel. La sua voce baritonale si snoda tra il canto e il parlato, con vibrante appeal e profondità espressiva, facendo ricordare Gil Scott-Heron, Joe Williams o gli esordi di Kurt Elling.

La parentesi europea

Quando nei mesi seguenti José partecipa al London International Vocal Competition che si tiene al Vortex Jazz Club della metropoli britannica, quel disco viene ascoltato dal DJ e produttore Gilles Peterson che scrittura il cantante nella sua etichetta Brownswood e nel 2008 ne pubblica una versione rimasterizzata. L'album raggiunge il 21° posto nel referendum della critica di JazzTimes ed apre le porte a James del North Sea Jazz Festival, del Billboard Live di Tokyo e di altre rassegne. La permanenza europea e l'influenza di Peterson sono fondamentali per la maturazione del cantante. "Gilles non è un musicista ma conosce e rispetta la musica -ha dette James -È noto per le sue doti di talent scout e ha una mente molto aperta riguardo i generi e le possibili connessioni. Quando l'ho conosciuto ero molto legato al jazz e lui mi ha aiutato ad ampliare le vedute." Iniziano quindi le collaborazioni con altri produttori in quell'area in cui convivono nu-jazz, soul, elettronica, house music e i molti generi nati negli anni ottanta/novanta.

Uno di questi è Nicola Conte che scrittura José nel variopinto cast che incide Rituals (Schema, 2008) ma ricordiamo altre partecipazioni nel disco Of All The Things dei Jazzanova (Verve, 2008) con l'intensa versione di "Little Bird"; in Just a Maestro (Brownswood 2008) dei J.A.M. con la variopinta "Jazzy Joint"; in Scars e Zephyr (XL Recordings 2009) dei Basement Jaxx; in Round Two di Timo Lassy (Ricky-Tick Records, 2009).
Le molte influenze della scena musicale londinese sono presenti nel compact successivo, Blackmagic (Brownswood 2010) prodotto da Gilles Peterson. Un album d'impronta pop/soul che fonde elettronica, atmosfere hip-hop, dance e nu-jazz in un repertorio di lente ballad. Fanno eccezione la cover "Save Your Love For Me" e l'iterativo "Warrior."

Ancor più uniforme nella sua carrellata di storiche jazz ballad è il disco appena successivo, For All We Know, realizzato in coppia col pianista belga Jef Neve e pubblicato dalla Verve/Universal sotto etichetta Impulse!. Anche se incrementa la popolarità di James in Europa, con concerti in vari festival, l'album non rende giustizia alle sue potenzialità, offrendo un'immagine monocorde e appiattita sul passato.
I giudizi della critica sono discordi e non mancano quelli taglienti. "Sebbene la sua voce abbia una intonazione calda e seducente -scrive The Independent -non può offrire una canzone come farebbe Tony Bennett e Neve non è Bill Evans." Il riferimento è chiaramente legato al celebre album inciso da questi ultimi nel 1975.
Anche James è insoddisfatto e dichiara di non considerarsi più un cantante jazz. "Lo vorrei ancora, se potessi fare jazz a modo mio -dichiara in un'intervista a Pamela Espeland in minnpost.com. Ma certe cose accadono per motivi industriali. Alla Verve piaceva quell'album ma i critici americani l'hanno odiato così volevano farmi incidere un album pop, di vero pop. La Verve è ormai un'etichetta pop."

Il passaggio alla Blue Note

Il cantante non accetta e lascia il gruppo Universal per lavorare al nuovo progetto assieme al produttore e bassista Pino Palladino. Il progetto, la produzione e l'incisione del master sono svolti in autonomia nella fase di trasizione tra la permanenza europea di James e l'ingresso alla Blue Note, passata nel gennaio 2012 dalla gestione di Bruce Lundvall a quella di Don Was. Questi non interferisce nelle scelte artistiche, limitandosi alla parte commerciale e distributiva.
L'album viene inciso a Parigi, Londra e in gran parte allo studio Motherbrain di Brooklyn. Esce nel gennaio 2013 col titolo No Beginning, No End presentando un'anticipazione nel settembre 2012 con l'uscita del singolo "Trouble." Il brano è un bell'esempio di neo-soul e preannuncia un lavoro che fa perno su quell'estetica per poi spostarsi su terreni più o meno contigui, formando un caleidoscopio di situazioni melodicamente accattivanti e timbricamente seducenti. I temi sono scritti, in tutto o in parte, da James che canta con ricca sensibilità cromatica, esaltando le scure ombreggiature della voce. Più d'uno sono da ricordare. Cantato in coppia con la franco-marocchina Hindi Zahra, "Sword + Gun" si snoda su un groove afrobeat, con un arrangiamento fiati che potrebbe aver scritto Fela Kuti; composto da Robert Glasper presente alle tastiere, "Vanguard" è quello ritmicamente più sofisticato, grazie al concorso di Palladino al basso e Chris Dave alla batteria; "Do You Feel" è una soul ballad jazzistica che sembra balzata fuori dagli anni sessanta. Le doti vocali e interpretative di James spiccano nell'intimo e cameristico "Tomorrow."
Pur insistendo ancora su languide soul ballad, il disco è un passo avanti per il variopinto lavoro su composizioni e arrangiamenti.

While You Were Sleeping

Da questo punto di vista le cose migliorano enormemente con While You Were Sleeping il successivo album Blue Note, un piccolo capolavoro di sintesi tra jazz, rock, soul, folk ed elettronica, che esalta le sue doti di autore e cantante in un percorso variopinto ed eccitante. "L'album è una sintesi di tutto quello che amo in musica -ha detto il cantante annunciando il lavoro nel marzo 2014 -dagli artisti contemporanei come Frank Ocean, James Blake e Barbara Juniper fino agli innovativi con cui sono cresciuto come Nirvana, Radiohead e Madlib. È anche una lettera d'amore alle molte notti trascorse nei club londinesi come Plastic People e Cargo, assistendo ai nuovi sviluppi di musica elettronica."

José James è accompagnato da un quintetto comprendente il trombettista Takuya Kuroda, l'organista Kris Bowers, il chitarrista Brad Allen Williams, il bassista Solomon Dorsey e il batterista Flying Lotus live : Dorian Concept and Richard Spaven . All'apertura del disco, bastano poche battute di "Angel," con il metallico vamp di una chitarra rock, per accorgersi dell'eclettico cambio di prospettiva. Ogni brano ha la sua identità, con soluzioni espressive ogni volta diverse, ma il percorso musicale è reso omogeno dal fascino melodico dei temi, composti quasi tutti da James. In alcuni momenti la somiglianza con la scrittura dei Radiohead è evidente ma le interpretazioni di James e l'originalità degli arrangiamenti fanno la differenza.
Tra i momenti memorabili ricordiamo il duo con Becca Stevens in "Dragon", un ammaliante composizione della cantante; l'intenso "While You Were Sleeping"; il sorprendente "4 Noble Truths" con un indovinato arrangiamento per archi; la versione di Al Green "Simply Beautiful" che lega il canto soulful di James all'assolo jazz di Kuroda.

Yesterday I Had the Blues: The Music of Billie Holiday

L'ultima incisione del cantante, ha avuto risonanza nelle riviste jazz per i chiari connotati mainstream: un quartetto smagliante, nato per la commemorazione del centenario, con Jason Moran al piano, John Patitucci al contrabbasso ed Eric Harland alla batteria. I dischi di Billie Holiday sono stati una delle influenze più marcate nell'infanzia di José ("Ho riscoperto Billie in un periodo difficile della mia adolescenza -ha ricordato -per quanto abbia amato gruppi come Nirvana, De La Soul, A Tribe Called Quest la sua musica mi ha parlato a un livello molto più profondo") e il trasporto emotivo che mette nell'eseguire i suoi brani lo testimonia. Il disco è lontano dalle celebrazioni di maniera. Dimostra che José James sa essere un jazz singer di prima grandezza e non solo un eclettico performer nei territori tra rap e soul. Un disco quasi austero nella sua essenzialità, con il cantante che incanta per varietà cromatica e spessore lirico, dimostrando di possedere il calore e la sensibilità per rileggere la tradizione. L'interpretazione più sentita del disco è anche quella più rischiosa vista la stretta connessione tra "Strange Fruit" e Billie Holiday: James dipinge il tema con drammatica solennità in un disadorno e cadenzato clima gospel, dominato da moanin' e clapping.
Il disco è stato inciso di getto in quattro ore e contiene altre interpretazioni memoriabili come il duo con Moran in "Body and Soul" e il blues "Fine and Mellow" e la sorprendente interpretazione di "Lover Man."

Il nuovo album di José James, Love in a Time of Madness, è annunciato per il prossimo inverno. Il live preview disponibile sul sito del cantante, ripreso al club Le Poisson Rouge di New York City, evidenzia un tuffo nell'impegno civile, ispirato dalle varie anime della musica afroamericana. Il cantante ha deciso di presentare i brani in anteprima nel tour di questa primavera e lo ha fatto anche nelle due date italiane di aprile: "Voglio condividere la musica, prima che diventi un album, innanzi tutto con i miei fan. Penso sia un modo fantastico di relazionarsi alla gente." José s'è esibito con Takeshi Ohbayashi alle tastiere, Solomon Dorsey al basso e Joe Blaxx alla batteria.

Janette Beckman

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