Maurizio Brunod: Jeux d'Enfant

Sono con lui gli amici Massimo Barbiero, Daniele Di Bonaventura ed Enzo Favata, compagni di stanza per una seduta di approfondimento collettivo sui temi della nostalgia, della suggestione, del ricordo. Intorno a loro scorrono finestre virtuali sulle quali si materializzano immagini pacate, in chiaroscuro, alle prese con la luce dell'alba o del tramonto. Queste immagini si fondono senza soluzione di continuità, una nell'altra, come se fosse all'opera una funzione di morphing perpetuo.

Di Bonaventura col suo spiritato bandoneon ci regala i brividi della milonga sudamericana mentre i sassofoni solari di Favata ci riportano ad un clima insulare che sentiamo più vicino a noi. La marimba di Barbiero evoca i ritmi della giungla ma, come nel caso di Salgari, si ha l'impressione di essere alle prese con una giungla più sognata che non frequentata di persona. E come spesso succede la forza e la verosimiglianza dei sogni superano abbondantemente la nuda realtà. Le chitarre di Brunod sono l'elemento di raccordo più importante, sempre impegnate a tenere assieme la ragnatela di suggestioni che evapora dagli altri strumenti, calibrando con dolcezza le dinamiche. Non cerca quasi mai la luce più calda del proscenio e si accontenta di rimanere seduto su quella sottile linea che delimita vagamente la zona d'ombra. Procedendo lentamente in avanti.

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