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Jazzdor 2014

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Ben ventiquattro concerti, dal 7 al 21 Novembre 2014 per la ventinovesima edizione del Jazzdor, festival tenuto a Strasburgo e dintorni, anche oltre il confine con la Gemania, come vedremo. Questa volta è stato dedicato alla figura del contrabbassista Jean-Jacques Avenel, spesso protagonista.

Jazzdor si è oramai consolidato come uno dei più importanti festival europei, senza concorrenza in un periodo in cui le manifestazioni di grosso calibro sono finite oppure in gestazione per il prossimo anno. In cartellone un pò di tutto, ma sempre con l'intento da parte dell'organizzazione di offire a pubblico quella che è la realtà del jazz contemporaneo, dal calderone del mainstream più moderno nelle sue diverse sfumature al free. Come sempre, i teatri coinvolti sono stati tanti, a testimoniare dell'abbondanza dell'offerta culturale sul territorio intorno alla bella cittadina francese.

Il concerto d'apertura si è svolto alla Cité de la Musique e de la Dance, un luogo con un auditorio dall'acustica perfetta in cui Tom Harrell ed il suo quintetto hanno offeto una musica radicata nella tradizione con quel virtusoismo tipicamente americano che fa la differenza. Insieme al settantenne trombettista, un veterano con tante collaborazioni prestigiose ale spalle dei bravissimi sidemen che rappresentano la nuova generazione di questo tipo di musica, l'ipertecnico Wayne Escoffery al sax tenore, Danny Grissett al pianoforte, Ugonna Okegwo al contrabbasso e Jonathan Blake alla batteria. La band è insieme da anni e il suo affiatamento sopraffino lo ha ampiamente dimostrato.

Il secondo concerto del festival si è tenuto ancora a Strasburgo alla Mediathèque Olympe de Gouges, e ha visto come protagonista il tenorista tedesco Daniel Erdmann in completa solitudine. La sera invece, nella sterssa sala del giorno prima si è svolto il primo concerto del Jazzpassage, un festival all'interno del festival, che prevede dei concerti a Strasburgo in Francia ed a Offenburg in Germania in collaborazione con il Kulturbüro di questa città. Due gruppi francesi questa volta: il quartetto di Emile Parisien al sax soprano ed al contralto insieme a Julien Touéry al piano, Ivan Gélugne al contrabbasso e Sylvain Darrifourcq alla batteria è stata un'interessante scoperta. Il sassofonista è stato nominato jazzista dell'anno in patria. Una musica eclettica la loro che mischia con ironia Jazz, Rock, Classica. Tutto quello insomma che fa parte del loro retaggio culturale viene buttato in un calderone che, specie dal vivo, trasporta il pubblico, che qui in fatti ha partecipato con calore alla loro esibizione.

L'altro set della serata è stato occupato da Thomas de Pourquery, direzione e sassofono, con una band con cui ha riproposto la musica di Sun Ra. Ad accompagnarlo in un viaggio attraverso il cosmo del grande protagonista della musica afroamericana Fabrice Martinez alla tromba ed alla tuba, Laurent Bardanne ai sassofoni, Arnaud Routin al pianoforte ed ad un synth, Frederick Gallay al basso elettrico e Edward Perraud alla batteria. Anche questo un concerto di forte presa sul pubblico e fra le serate più riuscite della manifestazione.

La domenica si è continuato negli stessi luoghi con Michel Portal insieme a due batteristi, lo stesso Perraud e Franck Vaillant, come sempre un esploratore di suoni e situazioni in qualnque tipo di formazione. I due connazionali si sono ben integrati nella proposta con suoni che hanno esplorato anche il lato più etereo che questo tipo di formazione può esprimere, senza dimenticare quella gioia che la musica di Portal sempre trasmette.

Il secondo set della serata, prima di spostarsi la settimana dopo in Germania, è stato occupato da un gruppo tedesco chiamatosi "So Long, Eric." A guidarlo il pianista Alexander von Schlippenbach, con lui il veterano dei tempi della Globe Unity Orchestra Gerd Dudek insieme ai giovani, qui Henrik Walsdorff al sax alto, Antonio Borghini, ormai residente a Berlino, al contrabbasso e anche lui già presente al festival con il gruppo di Günter Sommer, e Heidenrich Köbberling alla batteria. Il nuovo progetto è dedicato a Eric Dolphy, morto a Berlino nel 1964. Schlippenbach, che ne ha già esplorato i temi, ha qui di nuovo mostrato le possibilità dentro le composizioni con la sua nuova band. Dopo avere inciso tutte le composizioni di Monk è lecito aspettarsi dal pianista tedesco un'altra riflessione sulla musica del passato, da lui però mai intesa come rivisitazione accademica ma come una proposta in altra veste, che dal passato prende soltanto l'ispirazione.

Al solito ottima la ricezione del pubblico, i concerti sono continuati tutti i giorni, da rilevare quello di Gael Mevel al pianoforte ed al bandoneon e Agnés Vestermann nella Salle du Cercle a Bischheim, vicino Strasburgo. La loro è stata una proposta particolare intesa come colonna sonora al film muto del 1927 "L'Heure supreme" di Frank Borzage, che per quest'opera ricevette il primo Oscar della storia.

Dopo una settimana il Jazzpassage si è trasferito a Ofefnbugo in Germania. Come sempre organizzazione perfetta con bus navetta da Strasburgo e ottima sala, la Reithalle. I due organizzatori del festival, Philippe Ochem e Edgar Common si sono presentati sul palco a salutare il pubblico nelle due lingue, francese e tedesco, ed a ricordare che si trattava dell'undicesimo appuntamento, Jazzpassage e la collaborazione fra i due è cominciata nel 2003.

A dividersi il palcoscenico sono stati il duo di Michael Riessler/Pierre Charial ed il quintetto di Joe Lovano e Dave Douglas. Una proposta insolita la prima, Riessler ai clarinetti ha improvvisato sullo sfondo datogli da Pierre Charial con il suo organo a rullo. Ovviamente il secondo ha portato dei rulli preparati, una musica insolita su cui Riessler si è prodigato tirando fuori dal suo clarinetto basso tutti i suoni possibili. Il pubblico ha applaudito calorosamente la bella prestazione dei due. A seguire il sodalizio ormai rodato di Lovano e Douglas con Lawrence Fields al piano, Linda May Han Oh al contrabbasso e Joey Baron alla batteria. Questo Sound Prints Quintet, dedicato alla musica di Wayne Shorter, è una delle realtá più interessanti del jazz contemporaneo. Sui leader c'è poco da aggiungere a quanto si sa. Il giovane pianista si è ben intergrato nella band e Linda Oh è una contrabbassista in grado di sviluppare un notevole volume di suono, quasi suonasse una chitarra sovradimensionata. Grandi assoli da parte di tutti e grande jazz.

Il giorno dopo ancora nella stessa sala, come sempre piena, per due concerti che hanno nuovamente entusiasmato il pubblico. Il pianista francese Francois Roulin, insieme al connazionale Francois Corneloup ai sassofoni baritono e soprano ed al batterista spagnolo Ramon Lopez, ha sviluppato una lunga suite il cui filo rosso era la comunità degli Indiani d'America. La suite ha generato momenti molto lirici, di stringente logica nononstante i diversi passaggi free. Musica coinvolgente a lungo applaudita dal pubblico.

Subito dopo è arrivato il New York Quartet di Tomasz Stańko insieme al pianista cubano David Virelles ed i due americani Thomas Morgan al contrabbasso e Gerald Cleaver alla batteria. In scaletta composizioni dal nuovo doppio album Wislawa di Stanko. La musica dal vivo risultava più coinvolgente, il gruppo molto compatto frutto dei tanti concerti degli ultimi tempi ed il leader piuttosto vitale al suo strumento, generoso nel prendere assoli lirici e allo stesso tempo rigorosi. Un grande del jazz contemporaneo che tiene alta la sua fama. Non è stata da meno la ritmica, specie Cleaver, costante fonte propulsiva per il gruppo.

Il giorno dopo si è ritornati in Francia, fra i concerti da segnalare quelli del trio del trombonista svizzero Samuel Blaser, chiaramente ispirato da Albert Mangelsdorff, insieme a Benoit Delbecq al pianoforte e Gerry Hemingway alla batteria; quello del pianista tedesco Michael Wollny, esibitosi in solo; il duo di Joëlle Léandre al contrabbasso e Vincent Courtois al violoncello; il trio della ritrovata Maggie Nicols, insieme a Denis Charolles alla batteria e David Chevallier alla chitarra alla ricerca di un collegamento fra chanson e jazz.

Presso la Salle des Fetes di Schlitigheim, un sobborgo di Strasburgo, il festival si è chiuso con l'esibizione del quartetto di Charles Lloyd davanti a più di mille persone. Sala stracolma per la musica del veterano sassofonista americano accompagnato da Gerald Clayton al pianoforte, Joe Sanders al contrabbasso e Eric Harland alla batteria. Ogni suo concerto è un'esperienza quasi mistica in grado di ipnotizzare il pubblico. E così è stato anche in questa occasione, grazie ad assoli in grado di raccontare storie accattivanti.

Alla fine un profluvio di applausi ha chiuso il concerto ed il festival, come sempre perfettamente organizzato dall'onnipresente Philippe Ochem.

Foto
Jazzdor Twitter.

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