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Guido Michelone: Jazz In Europa
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Jazz in Europa
Guido Michelone
180 pagine
Casa Musicale Eco
2016
Il titolo del nuovo libro di Michelone è quanto mai indicativo. L'autore analizza il jazz nato in Europa esaminandone le forme e le incisioni rappresentative, in una ricerca tesa a metterne in risalto i caratteri peculiari, ovvero l'identità.
Parlando di jazz Michelone non si ferma a considerare i lavori di chiaro contenuto artistico, ma amplia la prospettiva agli autori e ai generi musicali popolari che ne hanno subito l'influenza e che generalmente vengono trascurati dagli studi di settore.
Il volume non si sviluppa secondo il tipico modello del saggio storico-critico. Un manuale di questo tipo sul jazz del Vecchio Continente non esiste ancora e lo sforzo di Michelone va visto come un primo, importante, passo in questa direzione. Il testo si struttura volutamente in due parti: nella prima si evidenziano le correnti, i filoni e le tendenze che hanno operato in Europa dagli anni venti a oggi (55 schede sintetiche ripartite in quattro grandi epoche); nella seconda si analizza in dettaglio un album emblematico per ognuna di quelle correnti, scelto in base al valor musicale generale e ai caratteri di "europeicità." Le ultime venti pagine presentano una discografia essenziale dei 55 stili, una discografia generale del jazz europeo, un indice dei dischi con quasi 1500 titoli e una bibliografia essenziale.
Il lavoro di Guido Michelone è encomiabile. In 180 pagine presenta un quadro utilissimo per seguire gli sviluppi del jazz in Europa, comprese le forme di confine. È una guida addirittura meticolosa che prende in considerazione figure di primissimo piano e altre meno note. La classificazione di generi e stili può indurre a qualche perplessità ma in generale è rappresentativa. Lo stesso dicasi per le incisioni scelte a rappresentarli.
Per capirci, siamo pienamente d'accordo sulla scelta di Tempo e Relazione di Giorgio Gaslini (La musica totale), Astigmatic di Krzysztof Komeda (Il Polish jazz), Open Stings di Jean-Luc Ponty (Il violin jazz), Conference of the Birds di Dave Holland (Gli europeans in America), Kmer di Nils Petter Molvaer (Il nu jazz), Back to Black di Amy Winehouse (Il neo soul) e molti altri.
Una scheda che ci saremmo aspettati di trovare è relativa al cosiddetto New Cool britannico d'inizio anni ottanta rappresentato da Working Week, Style Council, Matt Bianco, Animal Nightlife, Carmel, Sade e Everything but the Girl}}. Qualche loro opera è citata nell'indice discografico ma purtroppo manca Eden, il piccolo capolavoro della coppia Tracey Thorn-Ben Watt.
Guido Michelone
180 pagine
Casa Musicale Eco
2016
Il titolo del nuovo libro di Michelone è quanto mai indicativo. L'autore analizza il jazz nato in Europa esaminandone le forme e le incisioni rappresentative, in una ricerca tesa a metterne in risalto i caratteri peculiari, ovvero l'identità.
Parlando di jazz Michelone non si ferma a considerare i lavori di chiaro contenuto artistico, ma amplia la prospettiva agli autori e ai generi musicali popolari che ne hanno subito l'influenza e che generalmente vengono trascurati dagli studi di settore.
Il volume non si sviluppa secondo il tipico modello del saggio storico-critico. Un manuale di questo tipo sul jazz del Vecchio Continente non esiste ancora e lo sforzo di Michelone va visto come un primo, importante, passo in questa direzione. Il testo si struttura volutamente in due parti: nella prima si evidenziano le correnti, i filoni e le tendenze che hanno operato in Europa dagli anni venti a oggi (55 schede sintetiche ripartite in quattro grandi epoche); nella seconda si analizza in dettaglio un album emblematico per ognuna di quelle correnti, scelto in base al valor musicale generale e ai caratteri di "europeicità." Le ultime venti pagine presentano una discografia essenziale dei 55 stili, una discografia generale del jazz europeo, un indice dei dischi con quasi 1500 titoli e una bibliografia essenziale.
Il lavoro di Guido Michelone è encomiabile. In 180 pagine presenta un quadro utilissimo per seguire gli sviluppi del jazz in Europa, comprese le forme di confine. È una guida addirittura meticolosa che prende in considerazione figure di primissimo piano e altre meno note. La classificazione di generi e stili può indurre a qualche perplessità ma in generale è rappresentativa. Lo stesso dicasi per le incisioni scelte a rappresentarli.
Per capirci, siamo pienamente d'accordo sulla scelta di Tempo e Relazione di Giorgio Gaslini (La musica totale), Astigmatic di Krzysztof Komeda (Il Polish jazz), Open Stings di Jean-Luc Ponty (Il violin jazz), Conference of the Birds di Dave Holland (Gli europeans in America), Kmer di Nils Petter Molvaer (Il nu jazz), Back to Black di Amy Winehouse (Il neo soul) e molti altri.
Una scheda che ci saremmo aspettati di trovare è relativa al cosiddetto New Cool britannico d'inizio anni ottanta rappresentato da Working Week, Style Council, Matt Bianco, Animal Nightlife, Carmel, Sade e Everything but the Girl}}. Qualche loro opera è citata nell'indice discografico ma purtroppo manca Eden, il piccolo capolavoro della coppia Tracey Thorn-Ben Watt.
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