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Jazz for President - Le suite di Delfeayo Marsalis e Ted Nash

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Gli anni sessanta sono lontani e con essi la controversia su jazz e politica. Com'è noto, la musica è un'arte asemantica e i musicisti non possono trasmettere significati (in questo caso politici) con il linguaggio delle note. Però gli artisti esprimono eventuali scelte ideologiche iscrivendo la loro musica in un quadro semantico più generale, fatto di manifesti programmatici, dichiarazioni, titolazioni di album e brani. Tutte cose che si riverberano sulla musica stessa, con effetti comunicativi per associazione.
Negli anni sessanta i protagonisti del free avevano posizioni antagoniste e le loro scelte musicali si fondavano anche sul rifiuto di determinati canoni di "piacevolezza" estetica, secondo i modelli consolidati in Occidente. Oggi le cose sono cambiate e nell'imminenza delle elezioni presidenziali americane—tra le più aspre della loro storia -qualche jazzman interviene sul tema.

In questi due dischi sono coinvolti, a vario titolo, tre esponenti della famiglia Marsalis: nel primo il trombonista Delfeayo guida l'Uptown Jazz Orchestra con numerosi ospiti (tra cui il fratello Branford). Il titolo prende a prestito lo slogan Make America Great Again! usato in questa campagna presidenziale da Donald Trump e prima da Ronald Reagan e Bill Clinton. Il disco non è un sostegno all'attuale candidato repubblicano, come vedremo, ma un'esaltazione della cultura afroamericana e del suo ruolo nella storia degli Stati Uniti.

Il secondo album, documenta un altro progetto orchestrale, diretto da Ted Nash e commissionato dalla fondazione Jazz at Lincoln Center di Wynton Marsalis. Nash suona da tempo nell'orchestra omonima e il noto trombettista è il solista principale di un brano. Come suggerisce il titolo, Presidential Suite: Eight Variations on Freedom, Nash ha tratto ispirazione da otto celebri discorsi presidenziali—statunitensi e non- -per costruire una suite sui valori della libertà e della democrazia.

Entrambi i progetti hanno in comune la celebrazione dell'istituzione presidenziale che, al pari della loro antica e immutata costituzione, è uno dei cardini della coesione sociale e dell'identità statunitense.

Delfeayo Marsalis
& The Uptown Jazz Orchestra
Make America Great Again!
Troubadour Jass Records
2016
Valutazione: * * * *

Coerentemente con la storia musicale della sua famiglia, Delfeayo Marsalis ribadisce che la grandezza degli Stati Uniti è nella sua tradizione multietnica, che ha prodotto le espressioni musicali di cui è ricca. In particolare Delfeayo si focalizza sul blues, sulla tradizione bandistica di New Orleans, sul jazz tradizionale e orchestrale degli anni trenta (in particolare Duke Ellington) senza escludere le forme afroamericane posteriori: rhytm & blues, soul eccetera.

L'album si apre e si chiude con due austeri e sontuosi arrangiamenti dell'inno nazionale "Star Spangled Banner" e di "Fanfare for the Common Man" di Aaron Copland. In mezzo un variopinto e stimolante percorso di standard e brani originali che riprendono Duke ("Second Line") e Benny Carter ("Symphony in Riffs") o recuperano temi della scuola bandistica di New Orleans ("Put Your Right Foot Forward") o del R&B di Allen Toussaint ("Java").

Molti brani vedono interventi vocali: dal bel contributo di Cynthia Liggins Thomas in "Dream on Robben" a quello del rapper Dee-1 in "Back to Africa," fino ai vari interventi del coro. Tra questi un tributo al periodo precolombiano del continente e alle culture native con l'inno "Living Free and Running Wild."
Tra i solisti più in vista dell'orchestra ricordiamo lo stesso Delfeayo Marsalis (seducente in "Skylark"), Branford Marsalis (ospite in "Back to Africa" e "Living Free and Running Wild"), il pianista emergente Kyle Roussel in "All of Me" e ancora Roger Lewis al sax baritono, Khari Allen Lee al contralto e soprano, Andrew Baham alla tromba.

Ted Nash Big Band
Presidential Suite
Motema Music
2016
Valutazione: * * * *

Il sassofonista Ted Nash non è nuovo a progetti orchestrali ambiziosi. Questa suite consta di una breve overture e otto movimenti ispirati a discorsi sulla libertà di John F. Kennedy, Pandit Nehru, Franklin D. Roosevelt, Ronald Reagan, Winston Churchill, Aung San Suu Kyi, Lyndon B. Johnson e Nelson Mandela. Ogni estratto di discorso è declamato da differenti personalità prima di ogni esecuzione mentre il secondo disco ripropone le stesse musiche senza la parte verbale.

Dopo la solenne fanfara introduttiva, riecheggiante quella che accompagnò il giuramento di Kennedy il 20 gennaio 1961, l'overture si sviluppa in modo brioso, con efficaci e concisi interventi di Ryan Kisor alla tromba e Sherman Irby al contralto.
Subito dopo, "Ask Not" chiarisce le coordinate espressive della suite. Una scrittura swingante e ricca di tensione, con squillanti contrasti timbrici e variopinti assoli, nel pieno dell'estetica orchestrale moderna. Le soluzioni offerte sono però fantasiose ed efficaci. Ricordiamo ad esempio le vivaci linee contrappuntistiche che s'intersecano nel delineare la melodia di "Spoken at Midnight" e aprono al lungo intervento di Nash al soprano su un clima modale. E ancora la seducente ed austera "This Deliverance," interamente eseguita dalla sezione ance con echi ellingtoniani, oppure il variopinto "The Four Freedom" che ricorda, nel suo variopinto sviluppo basiano, gli anni del New Deal.

Ted Nash stabilisce una connessione tra le suggestioni evocate dalla parole e quelle della musica, anche se la natura asemantica di quest'ultima non consente ulteriori rispecchiamenti.
Il progetto è efficace ed attrattivo, riuscendo a coniugare, sul piano squisitamente emotivo, la ricchezza del linguaggio orchestrale mainstream con le suggestioni evocate da grandi oratori moderni.

Elenco dei brani e musicisti:

Make America Great Again!

Star Spangled Banner; Snowball; Second Line; Back To Africa; Make America Great; Again; Dream On Robben; Symphony In Riffs; Put Your Right Foot Forward; All Of Me; Living Free And Running Wild; Skylark; Java; Fanfare For The Common Man; Dream On Robben (Instrumental).

Delfeayo Marsalis: trombone; Branford Marsalis: sax tenore; Khari Allen Lee: sax contralto e soprano; Jeronne Ansari: sax contralto; Roderick Paulin: sax contralto e tenore; Gregory Agid: clarinetto, sax tenore; Scott Johnson: sax tenore e baritono; Roger Lewis: sax baritono; Terrance Taplin: trombone; Charles Williams: trombone; Jeffery Miller: trombone; T.J. Norris: trombone; Maurice Trosclair: trombone; Andrew Baham: tromba; Scott Frock: tromba; Dr. Brice Miller: tromba; John Gray: tromba; Jamelle Williams: tromba; Kyle Roussell: pianoforte; Meghan Swartz: pianoforte; David Pulphus: contrabbasso; Herlin Riley: batteria; Peter Varnado: batteria; Joseph Dyson Jr.: batteria, percussioni; Dee-1: rap; Cynthia Liggins Thomas: voce; Wendell Pierce: narrazione.

Presidential Suite

CD 1: Overture; Joe Lieberman reads John F. Kennedy; Ask Not Kennedy; Deepak Chopra reads Jawaharlal Nehru; Spoken At Midnight Nehru; Willian vanden Heuvel reads Franklin D. Roosevelt; The Four Freedoms Roosevelt; Douglas Brinkley reads Ronald Reagan; Tear Down This Wall Reagan; David Miliband reads Winston Churchill; This Deliverance Churchill; Glenn Close reads Aung San Suu Kyi; Water In Cupped Hands Suu Kyi; Sam Waterston reads Lyndon B. Johnson; The American Promise Johnson; Andrew Young reads Nelson Mandela; The Time For The Healing Of Wounds Mandela.
CD 2 (solo musica): vedi sopra tracce 1, 3, 5, 7, 9, 11, 13, 15, 17.

Ted Nash: conduzione, arrangementi, sax contralto e soprano; Sherman Irby: sax contralto, flauto, flauto contralto; Charles Pillow: sax contralto, flauto, flute contralto, clarinetto, sax soprano; Victor Goines: sax tenore, clarinetto, clarinetto basso, fluto contralto; Walter Blanding: sax tenore e soprano, clarinetto; Paul Nedzela: sax baritono, clarinetto basso; Ryan Kisor: tromba; Kenny Rampton: tromba; Marcus Printup: tromba; Greg Gisbert: tromba; Vincent Gardner: trombone; Chris Crenshaw: trombone; Elliot Mason: trombone; Dan Nimmer: pianoforte; Carlos Henriquez: contrabbasso, basso el.; Ali Jackson: batteria, percussioni; Zach Adleman: percussioni (13); Ansel Scholl: percussioni (17); Wynton Marsalis: tromba (15); Joe Temperley: sax baritono (11): Douglas Brinkley: voce narrante (8); Deepak Chopra: voce narrante (4); Glenn Close: voce narrante (12); Andrew Young: voce narrante (16); Joe Lieberman: voce narrante (2); David Miliband: voce narrante (10); Willian vanden Heuvel: voce narrante (6); Sam Waterston: voce narrante (14).

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