Manuel Mengis Gruppe 6: Into the Barn

Siamo nel pieno dell'attualità dunque o per meglio dire un'estetica che ha ormai due decenni di elaborazioni espressive. Una New York ricostruita nelle ridenti vallate svizzere da un autore che è anche guida alpina? L'ennesimo lavoro costruito su imitazione degli artisti statunitensi? Non è affatto così.

Certamente Into the Barn risente dei modelli oggi dominanti ma il suo pregio sta nelle singolari struttura architettoniche dei brani (tutti scritti da Mengis), nella capacità dell'autore di dare coerenza ai molteplici elementi in gioco e nel valore dei solisti. I brani sono tutti piuttosto lunghi (si va dai dieci ai sedici minuti) e si snodano attraverso un'avventurosa, spesso imprevedibile, sequenza di quadri diversi: momenti ritmicamente accesi e ricchi di frammentazioni, si susseguono ad episodi lirici con la tromba di Mengis in piena evidenza. I temi sono ricchi di figure ritmiche ostinate che si sugguono e alternano con spiccato gusto narrativo evidenziando una musica di fortissimo impatto che coinvolge per concitato flusso creativo, la trama imprevedibile dominata da impasti timbrici dissonanti, libere improvvisazioni free, sequenze rock, momenti eterodossi ed abbandoni melodici.

Sul versante solista il disco non mostra solo il lirismo allusivo (ma anche acceso) di Manuel Mengis alla tromba. Va evidenziata la possente espressività dei due sassofonisti (Achim Escher al contralto e Cristoph Erb al tenore), il ricco spettro timbrico del chitarrista Flo Stoffner e la magistrale carica ritmica di Marcel Stalder al basso elettrico e Lionel Friedli alla batteria. Un autore e un gruppo dalla viva personalità che meritano ampi riconoscimenti.

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