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Intervista a Brian Brandt (Mode Records) intorno a John Cage

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Brian Brandt ha fondato all'inizio degli anni ottanta la Mode Records, etichetta di New York oramai punto di riferimento per la nuova musica contemporanea in particolare americana. Molte e tra le più importanti registrazioni di John Cage sono presenti nel catalogo Mode che, ad oggi, consta di 45 volumi comprendenti una consistente parte della discografia di Cage per lo più registrata con Cage ancora in vita e da interpreti che a lungo hanno collaborato con lui.

Le prime due incisioni della Mode Records sono, come racconta Brian Brandt nell'intervista, dedicate a Cage, da lui dirette e supervisionate. Cage Conducts Cage. Il primo doppio LP è Etudes Boreales; Ryoanji nella celebre interpretazione di Frances-Marie Uitti (violoncello) e Michael Pugliese (pianoforte), titolo che permane ancor oggi in catalogo in versione LP, in un'edizione limitata e autografata da John Cage. Atlas Eclipticalis with Winter Music, secondo titolo, un set di quattro LP, è stato di recente rimasterizzato in CD con due importanti bonus tracks: una prima registrazione di tutte le 86 parti strumentali di Atlas Eclipticalis, effettuata sotto la supervisione di Cage nel 1988 al "John Cage at Wesleyan Festival," con l'Arditti Quartet, Alvin Lucier, Christian Wolff, Neely Bruce; una versione di Winter Music sovrainciso da quattro pianisti che realizzano le parti per 20 piani diretta da Cage e interpretata da Stephen Drury.

Di capitale importanza sono poi le numerose incisioni di Irvine Arditti e del suo quartetto d'archi: i due volumi delle opere per quartetto d'archi (Complete String Quartets 1 e Complete String Quartets 2), i Freeman Etudes, Books 1 & 2 e Books 3 & 4 nella loro storica registrazione di Arditti, i diversi volumi dei Works for Violin. E poi storiche sono anche le registrazioni dei lavori per pianoforte realizzate da Stephen Drury (Piano Works 1), Philipp Vandré (Piano Works 2, Complete Short Works for Prepared Piano), David Tudor (Piano Concertos), Margaret Leng Tan (Piano Works 4 e Piano Works 7), Haydée Schvartz (Piano Works 5), Martine Joste (Piano Works 6), i pezzi per voce interpretati da Cage stesso (Roaratorio), più di recente i lavori per percussioni con il Percussion Group Cincinnati (Works for Percussion 1 e Works for Percussion 2).

Memorabili, infine, i due DVD che ripropongono film di Cage, From Zero e One with 103, quest'ultimo che include One del 1992 diretto da Henning Lohner, di cui parla anche Brian Brant nell'intervista.

La figura di Brian Brant è dunque per molte ragioni significativa e importante per conoscere Cage, perché ha conosciuto Cage e ha contribuito a far conoscere Cage così com'era e voleva che fosse la sua musica, con registrazioni che documentano il suo lavoro soprattutto quando era in vita e con musicisti che hanno collaborato con lui e ne conoscevano bene e a fondo il suo pensiero musicale. In questi giorni, Brant è Washington per un festival dedicato a Cage, senza dubbio la più importante celebrazione dedicata al compositore americano. In diversi tavole rotonde compare il suo nome, segno inequivocabile della sua esperienza e importanza. Con estrema disponibilità ci ha concesso questa intervista.

All About Jazz Italia: Finalmente qualcuno che parla esplicitamente di Cage come di un anarchico! Il tuo articolo John Cage, Anarchy, and Me è molto interessante. Iniziamo dall'influenza che Cage ha avuto su di te e sulla generazione di musicisti e compositori di cui sei stato un "appassionato collezionista".

Brian Brandt: Grazie! Sono arrivato alla musica di Cage attraverso il rock, in particolare grazie a gruppi di rock progressivo come King Crimson, Henry Cow, Genesis, Pink Floyd. Come appassionato collezionista di dischi, ho comprato tutto quello che hanno pubblicato. E ho letto tantissime interviste nelle quali parlavano, tra l'altro, dei compositori che li avevano influenzati, come Stravinsky, Cage, Stockhausen, etc. Così ho iniziato a interessarmi della musica di questi compositori. Per alcuni di questi ho avuto immediatamente un grande feeling che permane tutt'ora. Altre registrazioni dovrò lasciarle sullo scaffale ancora un paio di anni prima di ascoltarle di nuovo e godermele. Altre ancora non mi sono mai piaciute! Tutto questo succedeva nei primi anni Settanta. Ogni volta che mi interessavo ad uno di questi compositori, cercavo di comprare tutto quello che riuscivo a trovare.

AAJ: La realizzazione di Etudes Boreales e Ryoanji è stata essenziale per la Mode Records e per l'inizio di una così importante collaborazione. Hai voglia di raccontarci come hai realizzato questo disco?

B.B: Non mi sarei mai sognato di avere una casa discografica. Ma nei primi anni Ottanta andavo ad un sacco di concerti a New York dove spesso incontravo Cage in occasione di nuovi eventi musicali. Abbiamo cominciato a riconoscersi l'un l'altro finché un giorno ho deciso di parlare con lui, per chiedergli se c'erano nuove registrazioni in uscita. Mi ha detto che c'erano due musicisti che suonavano a New York il suo bellissimo Etudes Boreales, ma nessuno era interessato a registrarlo. Non so perché, ma ho detto che forse l'avrei potuto fare io. E così mi ha dato il suo numero di telefono. Poi ho dovuto capire come fare un disco! Una volta fatto, gli ho telefonato e si è offerto di supervisionare la registrazione. Ha anche fatto il disegno di copertina solo per questa incisione. E questo fu l'inizio di Mode Records.

AAJ: La seconda incisione per Mode, quella in cui Cage conduce i suoi Atlas Eclipticalis with Winter Music, un 4-LP set, è il risultato della successiva collaborazione.

B.B.: Cage fu molto soddisfatto del modo in cui il primo doppio LP era stato realizzato. Alcuni mesi dopo la sua uscita mi ha telefonato per dirmi che aveva un'altra registrazione per me, chiedendomi se ne ero interessato. Come potevo rifiutare? Era l'Atlas Eclipticalis diretto da lui!

AAJ: Le Mode Records, fino ad oggi, ha registrato 45 volumi della serie delle composizioni di John Cage. Quali sono le principali linee guida di questa serie? Quali sono le principali differenze tra le registrazioni?

B.B: Come linea guida principale credo di poter dire che performance e performer debbano essere sensibili all'estetica di Cage. Cage non era un tipo alla "tutto va bene." Era molto attento a come la sua musica veniva eseguita. Ci sono modi davvero "sbagliati" di affrontare la sua musica. Era molto importante per lui che fosse documentata correttamente così che valesse la pena ascoltarle una volta registrate. Direi proprio che desiderava che venissero documentate delle performance "definitive" delle sue opere.

AAJ: Quanto è importante un catalogo completo di tutte le registrazioni di tutte le opere di Cage per comprendere una figura così importante nella musica contemporanea?

BB: Non credo che ci sia bisogno di sentire tutto Cage, o chiunque altro, per capire un compositore. Ho scelto di documentare tutto il lavoro di Cage perché ha avuto una tale influenza su di me, sul mio modo di vedere le cose e sul corso della mia vita. Sento che gli devo questo, e che non ho alcun obbligo. Era il minimo che potessi fare.

AAJ: Quali sono le caratteristiche di una "prima registrazione" in Mode Records (per John Cage, chiaramente)?

B.B: In realtà non ci sono molti inediti o pezzi che non siano già stati registrati da qualche parte o per altre etichette. Ma per una prima registrazione Mode, la prerogativa è che sia fatta da un interprete simpatico e serio.

AAJ: Alcune registrazioni nel catalogo Mode sono davvero "storiche," penso ad esempio a quelle di David Tudor o di Irvine Arditti. Quali sono quelle che tu consideri davvero di capitale importanza?

B.B: È molto difficile da dire. Naturalmente quelle in cui Cage stesso suona o ha curato la registrazione, come il primo volume di Freeman Etudes con Irvine Arditti. Di recente, direi che il primo volume dei Works for Percussion con il Percussion Group Cincinnati. Si tratta di performance vivaci e autentiche perché l'ensemble ha collaborato con Cage e, fatto particolarmente interessante, hanno trovato un giradischi d'epoca e un 78 giri che testa i toni di registrazione di cui Cage parla nel suo spartito per alcuni Imaginary Landscapes. Nessuna sostituzione o sintetizzatori, è Cage su "strumenti originali"!

AAJ: Com'è che un musicista deve interpretare John Cage? Nel caso di Cage, qual è la differenza tra esecuzione e interpretazione?

B.B.: Per un buon musicista credi che siano la stessa cosa.

AAJ: L'esempio del "pezzo silenzioso" sembra emblematico. Nel catalogo si ha solo una registrazione del 1993. Una performance video di John Cage e Henning Lohner, a Berlino, dal DVD The Revenge of the Dead Indians. Avete mai pensato di registrarne altri?

B.B.: Di recente il sassofonista Ulrich Krieger ne ha registrate due versioni, una con le finestre aperte e una con chiuso (A Cage of Saxophones). Una prossima versione di opere complete per organo di Cage ne includerà un'altra versione ancora. Ma in realtà non credo che sia essenziale fare molte incisioni di questo pezzo.

AAJ: C'è qualche registrazione o inedito ancora da realizzare, che ti piacerebbe fare in breve tempo?

B.B.: Una realizzazione che uscirà prossimamente, molto importante per me, è Variations V girato dalla TV tedesca nel 1966 con Cage, Tudor e Gordon Mumma che suonano, la Merce Cunningham Dance Company e proiezioni di Stan van der Beek. Questo lavoro multi-media è un po' come un "happening" e questa meravigliosa produzione colma un vuoto importante nel catalogo di Cage.

AAJ: Hai scritto: "Chiaramente, una performance o la registrazione della musica di Cage non era improntata al "tutto va bene". Cage era un compositore che sapeva ciò che voleva e poteva dire se era corretto, aveva un potenziale o meno. Da queste esperienze e sessioni di registrazione, a poco a poco, ho cominciato a capire la sensibilità e la tecnica cageana direttamente dal compositore. Dopo diverse sessioni di questo tipo, mi ha detto che non sentiva più il bisogno di essere presente al momento delle registrazioni, che ero in grado di supervisionarle io stesso. Per me, questo è stato un grande onore. Ho capito l'estetica Cage, ho avuto la sua fiducia". Dopo aver incontrato John Cage in persona e aver lavorato con lui, cosa fa la differenza?

B.B: Se Cage credeva in un musicista, come ha fatto con David Tudor per esempio, non aveva bisogno di altro. Non so come dire, lo sai e basta.

AAJ: Tra i titoli del catalogo, un posto di primo piano è occupato dai DVD. Per vari motivi, penso che il più importante sia One with 103. Cosa ne pensi?

B.B.: Questo è uno degli ultimi lavori di Cage ed è molto bello, la sua unica composizione visiva per il cinema. Non c'è davvero niente altro di simile che io abbia mai visto. Non c'è trama, non ci sono attori. Solo luce-l'essenza del film.

AAJ: In questi giorni c'è un importante festival dedicato a Cage a Washington, venti anni dopo la sua morte, e un centinaio della sua nascita. Secondo te, è il momento di fare il punto della situazione, o resta ancora molto da studiare, modificare, registrare, scoprire di questa figura?

B.B.: Alcune persone pensano che Cage non sia stato un compositore, o addirittura peggio. Ma queste sono persone che non gli hanno mai dato la giusta attenzione. Anche se uno dissente dalle opere altamente sperimentali degli anni '50 e '60 o ritiene che non ci sia nessun collegamento musicale con i pezzi numerali successivi, come può dire che i primi lavori per percussioni, le Sonatas and Interludes, lo String Quartet in 4-Parts, per citarne alcuni, non siano ben fatti, meravigliosi e non siano pezzi di grande influenza nella musica moderna?! E così sono stati anche i pensieri rivoluzionari di Cage che hanno liberato la musica per essere ciò che è oggi.

Mi fa molto piacere che ci siano così tante realizzazioni delle opere di Cage quest'anno, quelle a New York e Washington D.C. (dove mi trovo ora, per il festival), che hanno attratto un pubblico numeroso e molto entusiasta, sia di persone appassionate di questa musica da anni che di gente giovane.

È tempo per gli ascoltatori e i critici per guardare di buon occhio Cage. Quanti compositori saranno ricordati, o considerati figure importanti nella musica, tra cent'anni? Sono pronto a scommettere che Cage sarà una di quelle poche figure chiave!


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