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Intervista a Baba Sissoko

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Libertà, amore, tradizione.
Sono i valori portanti della musica e dell'esistenza di Baba Sissoko, tra i maggiori polistrumentisti griot viventi, per una carriera ormai ventennale costellata da innumerevoli progetti e prestigiose collaborazioni.
All'insegna di un unico, grande messaggio di pace universale.

All About Jazz: C'è molto blues in ciò che suoni, negli accompagnamenti, nei modi, nei temi. Cosa significa per te il blues?

Baba Sissoko: Il blues non c'è nella mia musica, il blues viene dalla mia musica. Per me il blues non è soltanto musica, non è solo un genere musicale. Il blues è un messaggio che proviene dall'anima, è un messaggio di sofferenza, è un messaggio che si lega al ricordo... al ricordo di tanti uomini e di tante donne, di etnie così diverse tra loro, ciascuna custode di una propria storia, di un proprio dialetto, di un proprio... "blues." Ancor prima che musica il blues è parola, il blues sono i racconti legati ai miei fratelli. Il blues è il simbolo della vita delle persone che hanno portato la loro cultura nell'altra parte del mondo. Il blues è lo spirito di tutti gli uomini liberi che difendono la loro terra e la loro cultura. Un uomo che non ha una propria cultura e una propria tradizione sulle sue spalle è niente.
Se poi parliamo del blues in termini musicali, il blues è qualcosa che proviene tradizionalmente dalla mia cultura, dal Mali. Per me le melodie blues europee o americane non possono essere definite blues, secondo me quello non è blues. Il blues esiste da sempre in Africa, ancora prima della colonizzazione, ancor prima della deportazione dei miei fratelli in America. Da sempre.

AAJ: Hai parlato di cultura del popolo africano. Quale valore attribuisci al concetto di cultura?

BS: Il valore e il rispetto che io do alla cultura africana è lo stesso che do alla cultura italiana, alla cultura francese, a tutte le culture con cui entro in contatto. Noi giovani non dobbiamo perdere di vista il valore della nostra cultura, delle nostre radici. Si sta perdendo il senso di tutto ciò, non si nutre più interesse nello scoprire, nel condividere, nel comunicare. Non solo il blues, anche il jazz, due universi spesso complementari tra loro, sono i veicoli più importanti grazie ai quali è possibile trasmettere messaggi di pace, di libertà, di amore. Il jazz, in particolare, non ha bisogno di troppi protocolli. Il jazz si può fare anche con una nota sola, è qualcosa che proviene da dentro di te. Se non lo senti non puoi farlo uscire. Il messaggio che io provo sempre a trasmettere dovrebbe condurre a un mondo senza frontiere, senza muri, senza differenze.

AAJ: Dove ha origine la tua musica?

BS: Ho imparato a suonare con mio nonno, con mio padre e con mia madre, la quale ancora canta insieme a me. La mia è da sempre una famiglia di musicisti, da generazioni e generazioni. Potrei considerare la mia famiglia come un conservatorio "naturale," dove non si legge la musica ma si impara a fare musica. Puoi suonare con chi vuoi, ma i presupposti di base per far riuscire una musica vera, sincera, sono il rispetto, l'amore, il piacere di stare insieme, prima ancora che il suonare insieme.

AAJ: A cosa pensi mentre improvvisi?

BS: Penso a molte cose... L'improvvisazione nasce fondamentalmente dalle emozioni, si fonda su un'emozione. Mentre improvviso mescolo la mia voce con la melodia e il ritmo, così come unisco melodie, temi, motivi provenienti da tante etnie diverse dalla mia, essendo la mia una famiglia di griot, da sempre. E questo è un gioco di responsabilità, di fiducia, perché può compiersi soltanto se provi un'emozione forte dentro e conosci ciò che suoni, sai cosa vuoi dire.

Quando eseguo un pezzo le cose più importanti per me sono l'inizio e la fine del brano, gli unici punti fissi e stabili di tutte le mie composizioni. Tutto ciò che poi accade all'interno di questi limiti è qualcosa che nasce dentro di me, dalle emozioni. L'improvvisazione è qualcosa che nasce sul momento. Parlo di fiducia... Fiducia nel credere in ciò che stai suonando nel momento stesso in cui suoni. Conosco i miei brani ma non so mai quale versione può venir fuori a ogni mia serata. Questo per me significa improvvisare. È libertà.

AAJ: Quali musicisti ti hanno formato o ispirato?

BS: Nessuno in particolare. Io penso che tutto il mondo sia scuola. Nella mia vita ho suonato con tanti musicisti, ho conosciuto grandi personaggi. Proprio per questo sarò sempre un allievo e mai un maestro, perché si impara sempre, tutti i giorni, si impara da chiunque. La vita del musicista è scuola. Quando suono con mia figlia imparo qualcosa, così come ho imparato con i miei genitori. Se ora suonassimo insieme imparerei qualcosa anche da te. Io rimarrò sempre un allievo del mondo musicale. La vita per noi è scuola, e la musica è scuola di vita. Si impara tutti i giorni, in ogni momento.

AAJ: Di cosa parli nelle tue canzoni?

BS: Spesso canto del rispetto delle donne, del rispetto per i bambini, del rispetto per gli anziani, del rispetto per i disabili. Canto delle persone che hanno bisogno di aiuto, di sostegno, per vivere una vita degna, al pari di tutti.

AAJ: Hai collaborato con molti musicisti e produttori italiani. C'è qualcuna di queste esperienze che ti è rimasta nel cuore?

BS: Tutte le collaborazioni per me sono importanti, perché quando collaboro con qualcuno deve esserci innanzitutto il piacere reciproco nello scegliersi e nel suonare insieme, nell'offrire qualcosa a chi ti invita. A me non piace mai parlare di business in rapporto al concetto di collaborazione... Per me collaborare significa suonare e lavorare con qualcuno e su qualcosa che a me piace, al 100%. Io ho un grande rispetto per le persone che mi invitano a suonare, è un rispetto reciproco d'altronde. Proprio per questo in una collaborazione si deve sempre dare il meglio di sé, il meglio di ciò che si sente, trasmettere energia, gioia, bellezza, esperienza. Pur restando la mia musica sempre una, a prescindere da che io suoni con il Buena Vista Social Club, con l'Art Ensemble Of Chicago, con Dee Dee Bridgewater o con il mio trio Jazz (R)Evolution insieme ad Antonello Salis, mio caro amico. La musica è un regalo della natura e noi che viviamo per la musica e nella musica possiamo ritenerci uomini fortunati.

AAJ: Che opinione hai degli imponenti e drammatici flussi migratori di questi ultimi anni?

BS: Il punto è che ora la gente pensa che l'immigrazione sia un problema. L'immigrazione non è un problema. L'immigrazione c'è sempre, c'è sempre stata, il mondo si è creato sul fenomeno dell'immigrazione. Noi tutti siamo immigrati su questa terra. Le più antiche culture esistenti su questa terra sono nate dall'immigrazione. Adesso abbiamo la televisione, internet, i social network, che amplificano un fenomeno che in realtà è sempre esistito. Ma parlando della situazione attuale la questione è diventata sicuramente ingestibile e l'Italia è rimasta sola nell'affrontare questo fenomeno, il meridione in modo particolare. L'Italia ha bisogno dell'Europa, l'Italia ha bisogno di aiuti importanti, perché da sola non è in grado di fare più di ciò che sta già facendo. Ci sono tanti miei fratelli che sostengono che il governo italiano stia facendo poco, ma non è vero. L'Italia semplicemente non riesce più a far fronte a tutto ciò. Ci vuole rispetto per questa terra, per la sua cultura, per un popolo come quello italiano, così generoso. Io direi a tutti i miei fratelli, di ogni provenienza, di avere molta pazienza e molto rispetto per la terra che li ospita, e di non perdere mai di vista il proposito di integrarsi nel rispetto di tutti. È arrivato il momento in cui c'è un gran bisogno di solidarietà da parte di tutti, per imparare a vivere insieme, per salvare il futuro dei nostri figli, per ascoltare il prossimo senza mai mettere i propri interessi innanzi a tutto. Vorrei che ogni uomo, di qualsiasi religione, preghi il proprio dio affinché la pace discenda su questa terra.

Foto: Luciano Rossetti (Phocus Agency)

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