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“Harlem 1958” - Celebrazione di un evento irripetibile
"Harlem 1958" è l'icona del jazz, il giorno per eccellenza del jazz. Lo è anche per chi come me, un po' di anni dopo quello scatto (ne avevo esattamente diciotto, ricordo), apriva lo sguardo attento e pieno di meraviglia su quel mondo. Desideravo ardentemente conoscere e/o riconoscere in quella foto proprio i volti dei grandi maestri, la sublime musica dei quali, negli anni seguenti, ho avuto la fortuna di scoprire, approfondire e soprattutto apprezzare.
Quella per me davvero epifanica iniziazione ebbe luogo a Lucca, nella casa di un caro amico, il sensibile ed intenditore Rudy Rabassini, mentre curiosavo tra gli innumerevoli ritratti di jazzisti che adornavano le pareti del suo studio, personaggi che lui aveva conosciuto personalmente e dei quali soleva raccontare aneddoti ed episodi inediti. Ebbene, a me che ero estasiato ad ammirare la sterminata raccolta di LP, riviste jazz, libri, lettere e documenti vari, Rudy mostrò l'immagine realizzata da Art Kane (credo fosse la rivista Esquire). Ne fui subito colpito: uno scatto, sicuramente preceduto da tanti altri fatti quel giorno, e il fuoriclasse Art Kane sa animare quel gruppo di musicisti, non propriamente in posa, alquanto indisciplinati, incuranti dell'obiettivo della macchina. C'è chi guarda altrove, chi chiacchiera, chi addirittura fa le linguacce come Dizzy. Intuii subito quale caparbia volontà ci fosse da parte dell'autore e con quanta efficacia egli si fosse adoperato a testimoniare il jazz di quegli anni e la sua gloriosa storia.
L'operazione editoriale voluta dal figlio di Art, Jonathan Kane, e concretizzata di fatto dal grande fotografo italiano Guido Harari per la Wall of Sound Gallery, restituisce con vigore il memorabile evento di quel giorno a Harlem dopo 60 anni.
Gli scatti (tutti i frame appaiono nell'edizione) di Kane ci fanno vivere il pathos, le gioie dei quei leoni del jazz, così come le ansie e l'imbarazzo dei più giovani. Sono scatti felici, amabili, c'è aria di festa; si avverte anche quella frenetica routine della città in cui carri e auto alacremente sfrecciano tra la 17th e 126th Street, tra la 5th e la Madison Avenue, davanti al grande gruppo sulle scale di quella casa in pietra marrone "brownstone" tipica di Harlem, insieme a quei vivacissimi bambini ritratti dall'ormai rassegnato Kane ad eternarli ai piedi della composizione.
C'è gioia sui volti dei musicisti, molti di loro sorridono. Si colgono le espressioni più goffe e quelle simpatiche, ma si avverte nei loro sguardi pure la volontà di riscattarsi da un periodo difficile, buio e fortemente discriminante, quello di un'America contro i "negri," di un'America che esercitava un paralizzante controllo su quasi tutto il mondo moderno di allora, tanto per sintetizzare le parole di LeRoi Jones, estratte da uno dei suoi testi più interessanti "Sempre più nero" del 1961.
Liberi, forse un po' stanchi per aver suonato di notte fino all'alba, stremati da quella routine alla quale si erano sottoposti, eccoli i musicisti pian piano presentarsi al mattino per quell'evento che li vede tutti insieme e non solo per quella foto. Un incontro speciale in cui i giovani musicisti (le nuove leve che daranno origine a una nuova musica) verranno immortalati accanto a Dizzy Gillespie, Art Blakey, a un elegante Thelonius Monk, al padre del sax tenore Coleman Hawkins che campeggia al centro della foto, e ad altri assi del calibro di Lester Young, Charles Mingus, Gerry Mulligan, Count Basie.
Un libro davvero prezioso per questi 58 giganti del jazz.
Foto: Art Kane
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