Haitian Rail: Solarists
La musica di Haitian Rail si distende al meglio in "Flare Star," diciassette minuti di elaborazione complessa che unisce elementi tematici e improvvisazione collettiva simultanea, in grado di informare sia sulla personalità dei singoli che sulla coesione di gruppo.
Il quartetto propone un originale accostamento timbrico tra chitarra elettrica e trombone, sebbene i due strumenti non svettino su quelli della "sezione ritmica," in questo caso paritari nella condotta delle parti. Eppure è questo che rimane impresso all'ascolto dell'album: il paesaggio ruvido disegnato da una chitarra tagliente, spesso deformata, parossistica, e i fraseggi rauchi e frammentari di un trombone post-free.
La materia sonora non è nuova, si può collegare a certo John Zorn esacerbato o alla lava rovente dei Last Exit; i risultati sono comunque passionali, convincenti.
Ciascun strumento esula dai ruoli scolastici e cerca di forzare le sue possibilità. A cominciare dal movimento senza sosta del basso di Edward Ricart, le cui origini chitarristiche si sentono tutte, per proseguire con le percussioni di Kevin Shea, sollecitate nervosamente, con una gestualità inesausta.
Sopra questo formicolio ritmico, Nick Millevoi e Dan Blacksberg si misurano nell'inventare a getto continuo, a volte con soluzioni inaspettate, altre con ripetizioni prevedibili. Sono "Trembler" e "Scintillator" a pigiare di più sull'acceleratore, mentre "Overburden" e "Seven Wastes" guardano più ai rapporti timbrici tra i suoni e alla staticità iterativa.
Musica più adatta al palcoscenico che al lettore CD, comunque ammirevole.
Il quartetto propone un originale accostamento timbrico tra chitarra elettrica e trombone, sebbene i due strumenti non svettino su quelli della "sezione ritmica," in questo caso paritari nella condotta delle parti. Eppure è questo che rimane impresso all'ascolto dell'album: il paesaggio ruvido disegnato da una chitarra tagliente, spesso deformata, parossistica, e i fraseggi rauchi e frammentari di un trombone post-free.
La materia sonora non è nuova, si può collegare a certo John Zorn esacerbato o alla lava rovente dei Last Exit; i risultati sono comunque passionali, convincenti.
Ciascun strumento esula dai ruoli scolastici e cerca di forzare le sue possibilità. A cominciare dal movimento senza sosta del basso di Edward Ricart, le cui origini chitarristiche si sentono tutte, per proseguire con le percussioni di Kevin Shea, sollecitate nervosamente, con una gestualità inesausta.
Sopra questo formicolio ritmico, Nick Millevoi e Dan Blacksberg si misurano nell'inventare a getto continuo, a volte con soluzioni inaspettate, altre con ripetizioni prevedibili. Sono "Trembler" e "Scintillator" a pigiare di più sull'acceleratore, mentre "Overburden" e "Seven Wastes" guardano più ai rapporti timbrici tra i suoni e alla staticità iterativa.
Musica più adatta al palcoscenico che al lettore CD, comunque ammirevole.
Track Listing
Trembler; Overburden; Scintillator; Flare Star; Seven Wastes.
Personnel
Dan Blacksberg: trombone; Nick Millevoi: chitarra; Eward Ricart: basso; Kevin Shea: batteria.
Album information
Title: Solarists | Year Released: 2015 | Record Label: Columbia Records