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Guillaume Grenard e il Questionario di Proust

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All About Jazz Italia: Il tratto principale della mia musica.
Guillaume Grenard: Codificata.

AAJI: La qualità che desidero nei musicisti che suonano con me.
G.G.: Che in un attimo sappiano dimenticarsi, scomparire dietro la musica. Questi tipi si trovano più facilmente nei collettivi di musicisti, piuttosto che tra i lupi solitari. È per questo motivo che suono prevalentemente in due collettivi, l'Arfi e l'Arbre Canapas.

AAJI: Come musicista, il momento in cui sono stato più felice.
G.G.: La notte, sulle autostrade, a mangiare sandwich triangolari nelle stazioni di servizio con i miei compagni di gioco. Stranamente, questo mi dà un sentimento di pace e libertà.

AAJI: Come musicista, il mio principale difetto.
G.G.: Il flauto traverso. Lo suono in modo abominevole. Soprattutto nelle prove, perché mi resta comunque un po' di buon senso. Adoro vedere gli occhi perplessi dei colleghi di ufficio quando lo porto alle labbra. Ben inteso, non lo studio mai.

AAJI: La mia più grande paura quando suono.
G.G.: Nessuna paura quando suono, perché anche se la musica è al centro della mia vita, è soltanto musica

AAJI: Sogno di ...
G.G.: Giocare a scacchi contro Gary Kasparov. Prendo i bianchi. Alla prima mossa gioco E2-E8 e gli dico, stoico: "Scacco matto, grassone."

AAJI: La mia fonte di ispirazione.
G.G.: Il mio naso.

AAJI: I miei musicisti preferiti.
G.G.: Tra i vivi John Zorn, Carla Bley, Henry Threadgill.

AAJI: I miei dischi da isola deserta.
G.G.: Too Much Sugar for a Dime di Henry Threadgill, Escalator Over the Hill di Carla Bley, Guts of a Virgin dei Painkiller.

AAJI: La canzone che fischio sotto la doccia.
G.G.: Mi sarebbe piaciuto molto rispondere "Le marteau sans maître" di Boulez, ma in questo momento è "Popcorn" (una hit degli esordi dell'electro). È come un cerotto che mi si è incollato al dito da un po' di giorni.

AAJI: I miei pittori preferiti.
G.G.: Francis Bacon, Leonardo da Vinci.

AAJI: I miei film preferiti.
G.G.: "Fantasmi" di Don Coscarelli, "Per favore non mordermi sul collo" di Roman Polanski, "Trappola mortale" di Sidney Lumet, "Intrigo internazionale" di Alfred Hitchcock.

AAJI: I miei scrittori preferiti.
G.G.: André Breton, Antonin Artaud, Marc-Edouard Nabe.

AAJI: La mia occupazione preferita.
G.G.: Viaggiare.

AAJI: Il dono di natura che vorrei avere.
G.G.: Il mio cuore oscilla tra l'estetica degli occhi eterocromi e l'utilitarismo di una terza mano dietro la testa per potersi grattare la schiena più facilmente.

AAJI: Nella musica, la cosa che detesto di più.
G.G.: Alla fine del concerto, quando qualcuno viene a chiedermi "È andato tutto bene?." Che si traduce con "Non mi è piaciuto quello che avete fatto, ma mi sento comunque obbligato a dire qualcosa." Un po' come se in un ristorante il cliente passasse in cucina per chiedere allo chef se la sua toque non è un po' troppo stretta, o se la ventilazione è regolata bene.

AAJI: Gli errori musicali che mi ispirano maggiore indulgenza.
G.G.: Se si mette da parte la questione dell'interprete duro e puro che ha un lavoro ben preciso da eseguire, il compositore o l'improvvisatore non possono commettere veramente degli errori musicali. Si è ciò che si suona, imperfezioni comprese. L'unico errore sarebbe voler copiare, scimmiottare, recitare una lezione. E per queste cose non ho nessuna indulgenza.

AAJI: Il pezzo che vorrei venisse suonato al mio funerale.
G.G.: "Spring 1" di Max Richter. Perché le ragazze dovranno piangere.
"Popcorn," perché gli amici dovranno ridere.

AAJI: Lo stato attuale della mia attività musicale.
G.G.: In questo momento la questione è come combinare aleatorio e geometria.

AAJI: Il mio motto.
G.G.: La vita è una tartina di m...

Foto: Maurice Salaün.

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