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Gétatchèw Mèkurya and The Ex plus guests
ByGétatchèw Mèkurya and The Ex plus guests
étioSonic - distr. Egea
(2008)
Valutazione: 5 stelle
Ascoltando un album spesso ci si chiede come veramente i musicisti compongano i brani o decidano come e se impostare e controllare le loro improvvisazioni.
Eccoci, con telecamere e microfoni dentro al processo compositivo che testimonia questo incontro tra la band culto olandese The Ex e il sassofonista etiope Gétatchèw Mèkurya.
I brani sono stati ripresi nell'esecuzione che la band ha tenuto al Festival parigino Banlieues Bleues nell'aprile 2006, antecedente alla pubblicazione del CD Moa Anbessa] dello stesso Gétatchèw Mèkurya insieme a The Ex. Altre immagini sono state riprese direttamente in studio, durante le prove e registrazioni, i musicisti discutono, scherzano e faticano fino a notte fonda sui rispettivi strumenti.
La musica qui contenuta è eccitante, rivela un profondo rispetto degli esecutori per culture lontane, un ponte che attraversa l'Europa, il Mediterraneo e giunge fino all'Africa Orientale. Un ponte invisibile percorribile in entrambe le direzioni. Attraversa la storia della musica rock europea, il punk socialmente impegnato, la musica folk africana, con le sue peculiarità etiopi.
Ascoltando queste 11 ethio-punk songs capiamo che esse sono appunto la dimostrazione che una sovrapposizione tra questi due stili poteva fino ad ora essere solamente immaginata.
Un'operazione quasi parallela, nel 2008, vedeva la rock band franco/italiana L'Enfance Rouge pubblicare il CD Trapani-Halq Al Waady, miscelando il rock alla musica tradizionale magrebina. Un altro ponte che attraversò il Mediterraneo.
Ma è tempo di salire sul palco quando Andy Moor e Terrie Ex, ognuno ai due lati del palco, accendono l'ambiente con un riff di chitarra, quel raddoppio leggermente asincrono che porta semplicemente con sé la storia del rock, The Clash.
Il brano è "Musicawi Silt" funky lento e meditativo, con trombone, sax alto, clarinetto e sax tenore che si inseriscono in maniera perfettamente naturale dentro le pieghe ritmiche e avvolgono immediatamente tutta la sala. L'audience parigina è già entusiasta.
Le telecamere spostano i loro obiettivi sullo studio, antecedentemente al live, quando il brano stava per nascere. Gétatchèw Mèkurya non si preoccupa di nulla, non parla quasi inglese, nonostante ciò riesce a semplificare qualsiasi operazione: un passaggio difficile, la scelta di un solo.
Lui canticchia come il brano dovrà suonare e tutti immediatamente comprendono, ed eseguono.
"Ethiopia Hagere" è il primo violento brano tratto da Moa Anbessa costituito da una ritmica profonda e pesante, il 4/4 punk e i ritmi tribali non sono poi così lontani. In mezzo canta o meglio declama un testo la voce dei The Ex, GW Sok, con i fiati che scorrazzano liberamente tra rullante e chitarre. Sembra così un brano dei Birthday Party, la prima e primitiva band di Nick Cave.
Ancora Gw Sok canta e parla in "Sethed Seketelat," accompagnato da un solo di Mekurya che si impegna in una melodia struggente, tango/africana.
La vera Africa che ritorna quindi in "Eywat Setenafegagn," dove sembra rappresentata la savana, con fiati, un ambiente dove accadono moltissime cose, dove Xavier Charles con il suo clarinetto riesce a far immaginare uccelli in volo e altri esotici animali.
La fanfara dalla composizione volutamente irrisolta e irrisolvibile di "Che Belew Shellela" è divertente nella sua esecuzione in studio. Gétatchèw Mékurya indica agli altri musicisti con gesti della mano gli attacchi e le chiusure del brano, qualcuno dei presenti arriva a dire "ma questo suona come i Sonic Youth..." Appunto. Da non crederci.
Gétatchèw si presenta sul palco in abiti tradizionali etiopi, infiamma la platea con le sue note, vicine, un suono istintivo e comunicativo, sorride alla band mentre le chitarre svalvolano. E qui menzione particolare doverosa per lo stile della batteria di Katherina Ex. Ad esempio in "Aynamaye Nesh," in cui suona solamente due o tre pezzi della batteria, ma è essenziale, anche lei diretta, potente, senza inutili fronzoli. Il pubblico tiene il tempo per tutta questa scorribanda impazzita, le chitarre veloci, i fiati urlanti. La trance. Roba da pazzi.
In studio invece abbiamo la fortuna di assistere al felice parto di "Aha Gèdawo" altro funkjazzpunk, a cui nessuno potrà resistere senza dimenarsi e ballare, esattamente come in "Aha Beghena," un brano che sembrerebbe arrivare dal repertorio dei Fugazi, ma con fiati rombanti e cattivi.
Guardate e ascoltate questo DVD, senza pensieri, senza retoriche, con semplice passione e divertimento. Vi cambierà la giornata. Anche regia e montaggio, con scelte semplici e interessanti, sono ispirate.
Questa è musica tanto importante che potrà benissimo cambiare le intenzioni di chi si trova ad ascoltarla (se già è un musicista), dare una ventata d'aria e di sana follia a chi non interessano posizioni, pause, altezza delle note. La vera gioia della creatività, e della libertà.
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