François Houle 5 + 1: Genera

Genera è un disco di notevole suggestione, molto riuscito, probabilmente il più accessibile dell'autore canadese, che sceglie un gruppo di partner formidabili come Taylor Ho Bynum, Samuel Blaser, Michael Bates, Benoit Delbecq ed Harry éEisenstadt. Le composizioni coprono un ventaglio di situazioni molto ampio, sicché non c'è il rischio di annoiarsi: bozzetti cameristici quasi aforistici, fast tempo indiavolati dal piglio free à la John Carter come detto sopra, pagine elaborate dalla scrittura sofisticata, minimalismo ispirato.

Le musiche scorrono pervase da leggerezza e volatilità, diverse da episodi più seriosi (splendidi comunque) cui Houle ci aveva abituati in passato. Il clarinettista guida la band cercando di mantenere il più possibile un sound d'insieme, attento a valorizzare i timbri dei singoli nelle parti concertate così come a lanciarli in interventi individuali di spessore.

In "Essay #7" risplende una riflessione sul jazz di New Orleans, ovviamente attualizzato, con abbaglianti sovrapposizioni di cornetta, trombone e clarinetto, mentre la lunga Guanara si distende su una figura ritmica quasi di tango con un solo del leader estremamente sensibile. "Albatros" mette invece in cattedra Taylor Ho Bynum e la sua incisiva verve spettacolare. Più geometriche le linee di "Le concombre de Chicoutimi II," mentre la personalità di Delbecq si afferma in "Piano Loop (for BD)".

Ma tutte le tracce del disco sono stimolanti e mettono voglia di vedere un tale consesso di menti all'opera su di un palcoscenico.

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