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Fred Hersch: My Coma Dreams
By
Fred Hersch, Herschel Garfein
My Coma Dreams
Palmetto Records
* * * ½
L'antefatto è il seguente: nel 2008 Fred Hersch, com'è noto da tempo affetto da AIDS, è stato colpito da una grave forma di polmonite, per cui i medici hanno deciso di porlo in uno stato di coma indotto in modo da evitare danni ai tessuti fino a che non fossero riusciti a debellare il male. Una volta recuperato uno stato di salute accettabile, il pianista ha ritenuto di rivivere l'esperienzaindubbiamente inusualesublimandola in opera d'arte.
È nato così My Coma Dreams, di cui Hersch ha curato ovviamente la parte musicale (composizione ed esecuzione) ed Herschel Garfein testo e regia. In scena, nel marzo 2013 al Miller Theatre della Columbia University, è stato Michael Winther il principale protagonista della pièce, nelle vesti sia di attore che di cantante, affiancato dal trio di Hersch più un doppio quartetto, fiati (fra gli altri Ralph Alessi) e archi.
Che cosa ne è venuto fuori? Un prodotto composito, multidirezionale, sfaccettato e suggestivo. A giudicare dai primi quadri (fra i titoli "Brussels," "Dream of Monk," "The Boy," "The Knitters," "Jazz Diner," "The Orb," ecc.), persino sorprendente: l'impianto musicale appare decisamente più ardito di quanto Hersch sia solito proporci, e c'è anche un ricco apparato visivo che si alterna alle riprese dello spettacolo o vi si sovrappone. Lo spettro estetico-espressivo è quanto mai vario, ricco, di larghe prospettive.
L'impressione iniziale, come si sarà capito molto positiva, tende poi a stemperarsi un po' strada facendo: ci si riallaccia a prassi più convenzionali (in senso jazzistico e non), i cantati (peraltro decisamente minoritari rispetto ai parlati), che in un primo momento sembravano porsi a un singolare crocevia tra Broadway e la Beggar's Opera, finiscono per privilegiare decisamente il primo ambito, alleggerendosi, e gli stessi strumentali appaiono meno originali che non nei primi movimenti.
Ciò non toglie che l'opera, nella sua globalità, sia comunque da salutare con un plauso convinto, per l'impegno profuso, il coraggio, ammirevole, nel portare a termine (cioè anche in scena) un'impresa tanto ambiziosa e onnivora, l'impeccabilità esecutiva globale. Durata del tutto poco meno di un'ora e mezza, con la traccia principale integrata da un generoso corollario di interviste ai protagonisti.
I proventi delle vendite del DVD (disponibile su www.treatmentactiongroup.org/mcd) verranno devoluti al Treatment Action Group, un'organizzazione di ricerca sulla cura dell'AIDS.
My Coma Dreams
Palmetto Records
* * * ½
L'antefatto è il seguente: nel 2008 Fred Hersch, com'è noto da tempo affetto da AIDS, è stato colpito da una grave forma di polmonite, per cui i medici hanno deciso di porlo in uno stato di coma indotto in modo da evitare danni ai tessuti fino a che non fossero riusciti a debellare il male. Una volta recuperato uno stato di salute accettabile, il pianista ha ritenuto di rivivere l'esperienzaindubbiamente inusualesublimandola in opera d'arte.
È nato così My Coma Dreams, di cui Hersch ha curato ovviamente la parte musicale (composizione ed esecuzione) ed Herschel Garfein testo e regia. In scena, nel marzo 2013 al Miller Theatre della Columbia University, è stato Michael Winther il principale protagonista della pièce, nelle vesti sia di attore che di cantante, affiancato dal trio di Hersch più un doppio quartetto, fiati (fra gli altri Ralph Alessi) e archi.
Che cosa ne è venuto fuori? Un prodotto composito, multidirezionale, sfaccettato e suggestivo. A giudicare dai primi quadri (fra i titoli "Brussels," "Dream of Monk," "The Boy," "The Knitters," "Jazz Diner," "The Orb," ecc.), persino sorprendente: l'impianto musicale appare decisamente più ardito di quanto Hersch sia solito proporci, e c'è anche un ricco apparato visivo che si alterna alle riprese dello spettacolo o vi si sovrappone. Lo spettro estetico-espressivo è quanto mai vario, ricco, di larghe prospettive.
L'impressione iniziale, come si sarà capito molto positiva, tende poi a stemperarsi un po' strada facendo: ci si riallaccia a prassi più convenzionali (in senso jazzistico e non), i cantati (peraltro decisamente minoritari rispetto ai parlati), che in un primo momento sembravano porsi a un singolare crocevia tra Broadway e la Beggar's Opera, finiscono per privilegiare decisamente il primo ambito, alleggerendosi, e gli stessi strumentali appaiono meno originali che non nei primi movimenti.
Ciò non toglie che l'opera, nella sua globalità, sia comunque da salutare con un plauso convinto, per l'impegno profuso, il coraggio, ammirevole, nel portare a termine (cioè anche in scena) un'impresa tanto ambiziosa e onnivora, l'impeccabilità esecutiva globale. Durata del tutto poco meno di un'ora e mezza, con la traccia principale integrata da un generoso corollario di interviste ai protagonisti.
I proventi delle vendite del DVD (disponibile su www.treatmentactiongroup.org/mcd) verranno devoluti al Treatment Action Group, un'organizzazione di ricerca sulla cura dell'AIDS.