Home » Articoli » My Playlist » Frank Martino
Frank Martino
Il piano trio più particolare che abbia sentito negli ultimi tempi: il disco è un flusso continuo e ossessivo di frasi ripetute ciclicamente e sezioni che si sovrappongono. Difficile definirlo in modo chiaro. Sembra di ascoltare la musica di Jon Hopkins suonata in formazione acustica (?).
2. Julian Bream, Italian and Spanish Guitar Music, (Heritage Records, 2013).
Bream è uno dei miei interpreti preferiti sulla chitarra classica e questa raccolta contiene, oltre a brani chitarristici di autori spagnoli, esecuzioni di trascrizioni per chitarra di composizioni italiane; da Frescobaldi a Scarlatti e Cimarosa. Basta sentire le prime note dell'Aria in apertura per rendersi conto della grandezza di questo artista.
3. Craig Taborn, Junk Magic, (Thirsty Ear, 2004).
Craig Taborn è un gigante contemporaneo; questo disco per me è un faro nella notte che ci ricorda quanto sia importante continuare ad evolvere il linguaggio jazzistico, in barba a qualsiasi tentativo di imbrigliamento didattico ed istituzionale. Se per caso non lo conoscete, rimediate immediatamente!!
4. Burial, Street Halo Ep, (Hyperdub, 2011).
Un Ep di soli tre brani molto intensi, poco conosciuto rispetto agli album mainstream. La musica è costruita con pochissimi elementi e loops ossessivi, con la classica eleganza minimale che contraddistingue Burial. Armonie super dark, voci riverberate e destrutturate. L'ascolto in cuffia o in ottimo impianto audio è raccomandato!
5. Tipper, Forward Escape, (Tippermusic, 2014).
Dave Tipper è un compositore/producer molto eclettico e imprevedibile che ho seguito tanto da quando mi sono dedicato alla musica elettronica. Ho macinato quasi tutta la sua produzione, ma di recente ho ripreso ad ascoltare questo disco che mischia sonorità ambient, campionamenti, dubstep, temi elaborati e strutture armoniche spesso articolate. Il controllo dei minimi dettagli nella produzione e nel sound design lo rende particolarmente valido anche dal punto di vista prettamente tecnico.
6. TNGHT, TNGHT, (Warp Records, 2012).
Due importantissimi producer danno vita a questo unico Ep. Lo faccio sempre ascoltare a chi mi chiede cosa sia veramente la musica trap.
7. Jeremy Warmsley, Moment, (Jeremy Warmsley, 2018).
Quasi nove minuti di spazio e suono tra parti strumentali e linee vocali sussurrate. Consiglio l'ascolto al buio e possibilmente con delle buone cuffie.
8. Donny McCaslin, Beyond Now, (Motèma Music, 2016).
L'alchimia che si crea nel quartetto è molto interessante e questo disco rappresenta un ottimo contenitore di influenze e generi sviluppatisi negli ultimi vent'anni. Il sound complessivo è spesso un muro sonoro basato su ritmiche e ostinati che si sviluppano lentamente aggiungendo strati. Di frequente il suono del sassofono è privo di effetti ed in contrasto con tutto il restante "mondo elettronico"; questa scelta mi sembra funzioni particolarmente bene e non è affatto scontata.
9. Pat Martino, The Visit, (32 Records, 1972).
Pat Martino è il chitarrista che mi ha influenzato maggiormente nell'approccio jazzistico e la visione dello strumento; questo disco precede di due anni il capolavoro Consciousness e contiene all'interno interessanti versioni di Alone Together e What Are You Doing the Rest of Your Life. Quest'ultima in particolare svela un alto carattere di lirismo che spesso viene trascurato nell'analisi dello stile di Pat Martino.
10. Daughter, Not To Disappear, (4AD, 2016).
Questo è il secondo disco del trio londinese di stampo indie-rock, caratterizzato da linee vocali essenziali, chitarre taglienti ed armonie molto semplici. Il sound complessivo è molto dark e gli inserti elettronici lo rendono una via di mezzo tra i Blonde Redhead, gli XX ed i Radiohead.
Foto: Damiano Xodo.
< Previous
Burning Ghosts, Alister Spence and More