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Fonterossa Day #2

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Fonterossa Day #2
Pisa Jazz
Teatro Sant'Andrea
Pisa
10.04.2016

Seconda edizione della festa-concerto dedicata da Pisa Jazz a Fonterossa Records, l'etichetta indipendente creata e diretta da Silvia Bolognesi. Se lo scorso anno la giornata s'era aperta con un documentario sull'esperienza chicagoana della contrabbassista e compositrice senese, questa è stata l'occasione per presentare l'appena uscito CD registrato in quella trasferta, Chicago Sessions, ultima produzione dell'etichetta.

La prima parte del Fonterossa Day è iniziata alle 17.30, al Teatro Sant'Andrea, con un'interessantissima conferenza di Daniela Veronesi sulle conductions di Lawrence "Butch" Morris, alla memoria del quale era dedicata la manifestazione: ricordi e tracce esplicative, reperti sonori e video, commenti di musicisti che avevano preso parte alle performances con "Butch": tutti elementi che hanno contribuito ad accrescere nel pubblico presente tanto la comprensione di una forma espressiva così particolare qual è quella messa in atto da "Butch" Morris, quanto l'aspettativa per il primo concerto -appunto una conduction della Bolognesi con un organico ampio e variegato di musicisti provenienti da diverse località italiane appositamente per l'occasione.

I ventidue musicisti avevano come nucleo l'Open Combo, formazione della stessa Bolognesi che ha suonato più tardi, ma includevano anche due voci, moltissimi fiati, più percussioni, il violino di Emanuele Parrini. L'esperienza è stata entusiasmante: partita con circospezione e attenta puntualità, ha preso forza e libertà strada facendo, grazie alla immediatezza e alla (apparente) semplicità dei cambi di scena, che ora davano spazio a singoli o a gruppi ristretti, ora facevano emergere con la sua trascinante magmaticità l'intera orchestra. L'ora circa di musica è stata comunque sempre coerente, senza cali di tensione, e ha davvero coinvolto il pubblico in maniera totalizzante. È un vero peccato che sia così raro poter assistere a questo tipo di spettacoli. L'elitarietà e difficoltà di ascolto dei quali è probabilmente più una leggenda autoconfermantesi che non una realtà: pare infatti difficile sottrarsi al fascino della musica che si forma, inattesa per le proprie orecchie, di fronte ai propri occhi, una volta che ci si sia trovati a farne esperienza. La principale difficoltà, però, è proprio quella di trovare l'occasione per farne esperienza....

Al termine della conduction , trasferimento al Sottobosco, caffè-libreria nel quale si suona abitualmente musica dal vivo e ove stavolta era di scena l'inedito quartetto con i due contrabbassi di Silvia Bolognesi e Fred Casadei, Tony Cattano al trombone e Daniele Paoletti alla batteria. Pur negli spazi ristretti del locale e con un'attenzione del pubblico limitata, la formazione ha proposto una musica viva, imprevista e scoppiettante, fatta di suoni ricercati e sempre dialogati. Sorprendente la resa di un gruppo dalle sonorità così scure in un locale del genere, affascinante l'interazione tra i due contrabbassi.

La serata del dopo cena, di nuovo al Teatro Sant'Andrea, si è aperta con l'inusuale e atteso solo di Pasquale Mirra, che con il suo vibrafono -corredato anche da una molteplicità di percussioni e oggetti -si è prodotto in una performance sorprendentemente narrativa, estremamente personale e intima (l'artista ha poi spiegato che era dedicata al padre da poco scomparso). Partito da un serie di suoni lievi, realizzati attraverso lo sfregamento o la puntuale percussione di piccoli oggetti, che creavano un effetto di astratta e trascendente sospensione, il concerto è poi cresciuto in intensità quando Mirra è passato a usare le bacchette sul vibrafono, rendendo il discorso musicale più tangibile ma non meno suggestivo. I quaranta minuti di musica sono stati accolti con grande attenzione e catturato silenzio del pubblico.

A conclusione della giornata, il concerto dell'Open Combo, la formazione più ampia della Bolognesi, prossima a registrare un nuovo album dopo l'ormai lontano Large, del 2009.

Impegnata su un repertorio che comprendeva alcuni brani nuovi e altri del recente passato, il gruppo ha confermato la sua caratteristica: costruzione di situazioni complesse e cangianti attraverso la diversificazione dell'organico in corso d'opera, dettata dalla leader, alla quale è costantemente rivolta l'attenzione dei musicisti. Tra le molte cose, colpiva l'intesa fortissima tra la Bolognesi e il batterista Andrea Melani, fisicamente al suo fianco sulla destra del palco, che ne faceva le veci direttive nei momenti in cui la contrabbassista era troppo impegnata al proprio strumento.

Per il resto, come sempre splendidi tutti i musicisti -Piero Bittolo Bon, Cristiano Arcelli e Rossano Emili alle ance, Tony Cattano al trombone, Pasquale Mirra al vibrafono e Simone Padovani alle percussioni -a ciascuno dei quali sono spettati momenti di assolo ma che hanno messo le loro doti al servizio di una musica fatta di elaborati intrecci tra le voci e che proprio per questo si avvale delle improvvise riduzioni e ricomposizioni dell'organico. Una formazione superba, una delle migliori espressioni del nostro jazz, che meriterebbe molto più spazio di quello che trova sui palcoscenici nazionali.

Foto
Fabiana Laurenzi.

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