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Avishai Cohen: Flood (Part Two of the Big Rain Trilogy)

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Di origini israeliane, il trombettista Avishai Cohen è ormai da molti anni elemento stabile - e di rilievo - della scena musicale statunitense. L'album Flood costituisce la seconda parte di una trilogia intitolata The Big Rain. Trilogia evocativa di scenari post-apocalittici, che permettono al trombettista di dipingere orizzonti emozionali molto ampi e diversificati. Se nel precedente After the Big Rain Cohen poteva contare su un organico piuttosto ampio, qui le atmosfere sono più raccolte. Solo composizioni originali, eseguite da un trio che privilegia la semplicità timbrica, la linearità esecutiva.

Le "prime gocce" con cui si apre l'album sono una dolcissima scansione ternaria, quasi un traditional, su cui la tromba di Cohen si innesta con grande lirismo. Poi la pioggia fa il suo corso, come indicato da titoli tanto evocativi da rendere superfluo qualunque commento. L'album raggiunge il suo culmine nella quinta traccia, altro tempo ternario in cui la dolcezza di inizio album è solo un ricordo. Qui c'è drammaticità, solennità, la maestosità della tragedia. Al termine della quale, il sole torna a splendere e la terra a risvegliarsi.

Molto ben scritto ed altrettanto ben eseguito, l'album mostra una coerenza progettuale notevole. Avremmo preferito un organico più convenzionale, la presenza di un contrabbasso avrebbe infatti conferito maggior impatto, non solo di volume ma anche emotivo, ai passaggi più movimentati. D'altro canto, l'assenza del contrabbasso permette al trio di proporre una musica distante da ogni stilema e luogo comune esecutivo.


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