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Erik Friedlander's Bonebridge Band al Pinocchio Jazz Club, Firenze
Pinocchio Live Jazz
Firenze
18.01.2014
Appuntamento internazionale di altissimo livello alla riapertura nel nuovo anno della programmazione del jazz club fiorentino: torna sul suo palco dopo alcuni anni da The Broken Arm il violoncellista statunitense Erik Friedlander, con la nuova formazione composta dal fido batterista Michael Sarin, dal violoncellista Trevor Dunn e dall'eccellente chitarrista Doug Wamble.
L'impianto del quartetto è squisitamente cameristico, sebbene i ritmi rimandino alla tradizione country-blues del sud degli USA, interpretati con un fraseggio jazzistico specie negli spazi affidati al chitarrista. In questo originale contesto, un ruolo fondamentale è svolto da Sarin, la cui impareggiabile varietà ritmica destabilizza le atmosfere, allontanandole dal camerismo puro senza tuttavia soffocare la delicata tessitura di suoni.
Eccellente anche la prova di Doug Wamble, che interpreta in modo molto personale la chitarra elettrica, giocando con i suoni in modo creativo e spingendosi anche in assoli dinamicamente più intensi, mentre è come al solito bravissimo Friedlander, agilissimo nell'interpretazione di uno strumento tutto sommato atipico per questa musica e la cui unica pecca è stata forse l'uso un po' troppo limitato dell'archetto. Viceversa è parso sottoutilizzato Trevor Dunn, limitatosi al ruolo di accompagnamento, senza veri spazi di dialogo con il leader.
Un concerto dalle atmosfere pacate, forse privo di momenti particolarmente elettrizzanti, ma tutto di alto livello e che ha avuto il suo punto di forza nella raffinatezza del suono, in questa forma assai raro in un jazz club.
Foto
Katie Kline.
Firenze
18.01.2014
Appuntamento internazionale di altissimo livello alla riapertura nel nuovo anno della programmazione del jazz club fiorentino: torna sul suo palco dopo alcuni anni da The Broken Arm il violoncellista statunitense Erik Friedlander, con la nuova formazione composta dal fido batterista Michael Sarin, dal violoncellista Trevor Dunn e dall'eccellente chitarrista Doug Wamble.
L'impianto del quartetto è squisitamente cameristico, sebbene i ritmi rimandino alla tradizione country-blues del sud degli USA, interpretati con un fraseggio jazzistico specie negli spazi affidati al chitarrista. In questo originale contesto, un ruolo fondamentale è svolto da Sarin, la cui impareggiabile varietà ritmica destabilizza le atmosfere, allontanandole dal camerismo puro senza tuttavia soffocare la delicata tessitura di suoni.
Eccellente anche la prova di Doug Wamble, che interpreta in modo molto personale la chitarra elettrica, giocando con i suoni in modo creativo e spingendosi anche in assoli dinamicamente più intensi, mentre è come al solito bravissimo Friedlander, agilissimo nell'interpretazione di uno strumento tutto sommato atipico per questa musica e la cui unica pecca è stata forse l'uso un po' troppo limitato dell'archetto. Viceversa è parso sottoutilizzato Trevor Dunn, limitatosi al ruolo di accompagnamento, senza veri spazi di dialogo con il leader.
Un concerto dalle atmosfere pacate, forse privo di momenti particolarmente elettrizzanti, ma tutto di alto livello e che ha avuto il suo punto di forza nella raffinatezza del suono, in questa forma assai raro in un jazz club.
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