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Erik Friedlander - Throw a Glass al Piacenza Jazz Fest 2019
Piacenza Jazz Fest 2019
Galleria Alberoni
Piacenza
5.4.2019
Non poteva che risultare liquida, talvolta euforica, talaltra depressa e a tratti stupendamente allucinatoria la trasposizione live di Artemisia, l'album che Throw a Glass, il super-gruppo capitanato da Erik Friedlander, ha regalato al pubblico del Piacenza Jazz Fest come ultimo atto di una edizione 2019 davvero da incorniciare.
Posizionati proprio al termine del lungo cartellone, e fisicamente collocati nella suggestiva Galleria Alberonidove spettacolari muri di arazzi trasportano il pubblico in una dimensione immaginifica ancora prima dell'arrivo della band sul palcoFriedlander al violoncello, Uri Caine al pianoforte, Mark Helias al contrabbasso e Ches Smith alla batteria hanno dato alle stampe nel 2018 un album intitolato appunto Artemisia e ispirato al "Bicchiere d'assenzio," la serie di sei sculture realizzate da Picasso esposta al MoMa di New York. Il distillato all'anice, qui assurto a simbolo di ogni bevanda alcolica, in Artemisia diventa il punto di partenza per un un viaggio nel mondo del sentire alterato, della percezione depotenziata e ripotenziata, deragliata, scomposta e creativamente ricomposta.
Un approccio che chi aveva percepito chiaramente negli innumerevoli andirivieni emotivi rappresentati dalle undici tracce registrate in studio, nel concerto di Piacenza ritrova con una intensità capace di amplificare, in un certo senso, gli stati d'ebbrezza dell'album. I musicisti della formazione originariamente nata con l'idea di tenere una esibizione soltantohanno ben presto chiuso un progetto discografico concettuale, coeso, dove orchestrazioni e dinamiche hanno la meglio su ogni virtuosismo, e nel quale la filosofia che sta alle spalle delle musica suonata come poche altre volte è perfettamente leggibile in tutto ciò che si ascolta.
L'album, celebrato fra i migliori dello scorso anno, è il nucleo centrale del concerto. "As They Are," "Tulips Brush Against My Legs," "Blush," everso il finale"Seven Heartbreaks," la title-track "Artemisia" e "The Great Revelation," sono da segnare fra i capitoli più convincenti fra quelli direttamente legati al progetto realizzato dal quartetto in studio. Sono tappe di un concerto che suona come una catabasi e una anabasi nelle e dalle profondità dell'ipnosi dell'assenzio: qui la compostezza e il rigore del fraseggio si allargano, si deformano poco alla volta, accentuando sfocature e dissonanze, per poi tornare a camminare senza sbandate.
Il violoncello di Friedlander è un conduttore sicuro ma discreto, al quale il pianoforte di Caine si affianca con la capacità di cambiare repentinamente atmosfere e linguaggio, mentre la sezione ritmica tesse un percorso e un panorama che da cristallini diventano via via più sfumati e contorti, fino a ritrovare la dimensione piana. Tanta Artemisia, dicevamo, ma non solo. Il concerto è ricco di regali al pubblico con alcuni inediti che lascerebbero presagire una forza creativa tutt'altro che esaurita nel progetto Throw a Glass (e che quindi speriamo di ritrovare prima o poi in un nuovo capitolo discografico).
In chiusura, spunta anche "Cello Again," brano di Sam Jones che Friedlander inserì nel suo album dedicato a Oscar Pettiford Oscalypso nel 2015. Da ricordare.
Foto: Luca Muchetti.
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