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Agustí Fernández: El laberint de la memòria

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Agustí Fernández: El laberint de la memòria
Che Agustí Fernández, sotto quella scorza di improvvisatore duro e puro, nascondesse un lato "romantico," lo si era già intuito ai tempi di A Silent Dance, disco registrato in duo con Derek Bailey che racconta l'ultima esibizione del chitarrista di Sheffield prima della scomparsa (il giorno di Natale del 2005). Intuito soltanto perché il dubbio, più che legittimo, era che il pianista catalano, sul palco allestito all'interno de La Pedrera di Gaudì, avesse messo le briglie alla propria esuberanza in segno di rispetto per il compagno di viaggio, fiaccato da una malattia che, giorno dopo giorno, gli stava bloccando muscoli e articolazioni.

A trasformare il dubbio in certezza, sette anni dopo, ci pensa El laberint de la memòria, che esce per la portoghese Mbari Música (etichetta da tenere d'occhio). Qui di perplessità e riserve non ce ne possono essere. Fernández ci mette il cuore, scavando tra suggestioni e ricordi in quella "memòria" evocata dal titolo; un passato che sa di infanzia e corse a perdifiato, zie affettuose, pranzi della domenica, case sugli alberi e amici mai più rivisti.

Non a caso il disco si apre con una dedica ai genitori: "Joan i Joana," nove minuti di struggente abbandono e di lirismo commosso che rimandano al Paul Bley di Open to Love; il momento più alto e intenso del programma.

Programma che prosegue con un paio di improvvisazioni più spigolose e sfuggenti, "Aparició i desaparicions" e la title track, "El laberint de la memòria," per poi approdare, con "Tonada" e "La processó," al porto sicuro del folclore catalano e iberico. Ed è qui che il disco mette le carte in tavola, rivelando la propria genesi di riflessione obliqua sulla musica di compositori come Albéniz, Falla, Guridi e Mompou.

Nelle note di copertina Fernández racconta degli anni in cui, studente a Palma di Maiorca, si esercitava sui classici del repertorio pianistico spagnolo e di come quelle note, volente e nolente, gli siano rimaste nel sangue. Certo, ci sono anche Feldman e Cage, il Novecento, le mani dentro il pianoforte ("Pluja sorda" e "L'esmolador"), l'improvvisazione nella sua accezione più intransigente ("Evanescent"); ma alla fine a prevalere è sempre quel senso di ritorno al grembo materno, alle melodie ancestrali che sono sepolte nelle dita del pianista.

«Perché suoniamo quel che ricordiamo e ricordiamo unicamente quel che abbiamo vissuto». Parola di Agustí Fernández.

Track Listing

1. Joan i Joana - 9:33; 2. Aparició i desaparicions - 3:46; 3. El laberint de la memòria - 3:50; 4. El pincell del Perico - 3:18; 5. Tonada - 5:39; 6. Pluja sorda - 5:38; 7. Porta de Mar - 2:00; 8. Flamarades - 3:52; 9. Catedral - 4:17; 10. La processó - 4:40; 11. L'esmolador - 2:41; 12. Evanescent - 2:12; 13. Preludi - 3:59; 14. El final és el començament - 2:14. Tutte le composizioni sono di Agustí Fernández.

Personnel

Agustí Fernández (pianoforte).

Album information

Title: El laberint de la memòria | Year Released: 2012


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