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Ebria: un dinosauro in pulviscoli

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Un enorme dinosauro stilizzato e spezzettato è il simbolo scelto da Marco De Marco, Accursio Graffeo, Andrea Reali e Paolo Romano per rappresentare Ebria, una piccola label italiana di qualità assoluta che da cinque anni produce musica fluttuante tra ricerca, improvvisazione, minimalismo ritmico e sperimentazione. L’occasione di poter fare un’intervista corale ai tre odierni animatori di questa label - Accursio, Andrea, Paolo [per leggere l’intervista clicca qui] - consente di vedere in prospettiva quanto costruito in questi cinque anni, di meditato, calcoltato e ottimo lavoro.

Il profilo di Ebria è delineato, fino ora, da (soli) nove “bronto” [così sono chiamati i singoli CD], tutti rigorosamente in bianco e nero, fuorché le registrazioni live (festival) in giallo. Parebbe di essere entrati in un universo a parte, rarefatto e immateriale per suoni, se non fosse così profondamente pregno di nostra vita, giacchè tutti “bronto” trasudano di esperienze e condivisioni, amicizie e legami tanto profondi che si ha l’impressione che il solo ascolto non basti a cogliere tutti gli intrecci sottesi a ciascun lavoro.

Sedimentate sulle tracce dei CD sono rimaste comunque sonorità che tracimano dando spesso la sensazione di sovrapporsi, in parte per le collaborazioni incrociate tra i vari musicisti, in parte per una evidente, comune, sensibilità nell’approccio alla materia e alla sperimentazione. Musicalmente il fulcro dei “bronto” mi pare ruotare attorno al rapporto chitarra/basso - percussione da una parte e voce/vocalità (quasi sempre priva di parola e parlato) dall’altra. Su questi due perni si focalizza la ricerca di quasi tutti i lavori. Ma i nove “bronto” vanno calati ciascuno nella sua dimensione. Presentano tratti comuni, ma l’attenzione ai dettagli, lo studio dell'interazione tra suoni, i suoni come reagenti messi simbiosi e in contrasto, la ricerca sperimentale quasi in forma parossistica, è in tutti dominante. Ogni gruppo o individuo con la propria sensibilità plasma una materia inquieta, spesso cupa, rarefatta, a tratti noir, pulviscolare.

Ripercorriamo qui brevemente il percorso dei "bronto", live esclusi, per tentare di ricomporre il dinosauro.

I/O

s/t

(2003)

Il primo “bronto” Ebria è lavoro senza mezzi termini strepitoso. s/t degli I/O - Paolo Romano al contrabbasso, Luca Mauri alla chitarra, Paolo Benzoni alla batteria e Andrea Reali voce - è difficile da collocare. A cinque anni da quando è stato prodotto si può dire solo che ha mantenuto intatta tutta la sua freschezza.

Dice tutto la presentazione: Al centro del suono degli I/O è posto il processo che porta alla (de)strutturazione della forma sonora, piuttosto che il risultante brano musicale. Lo studio di come i suoni interagiscono tra di loro, in contrasto od armonia, è il punto di interesse maggiore per la nostra concezione di “improvvisazione”. Ancora una volta: l’attenzione al processo (dinamico), più che al risultato finale (statico)..

ovo

cicatrici

(2004)

cicatrici, e non solo per l’emblematico titolo, pare scritto sulla pelle, anzi su una doppia pelle. Gli ovo - il duo di Stefania Pedretti e Bruno Dorella [con ospiti, in due diverse tracce, i chitarristi Bill Horist e Fabrizio Modenese Palumbo] - scalfiscono nove potenti tracce che vogliono con tutti i mezzi affondare nell’anima. La voce vivida, noir, cupa di Stefania [anche chitarra, violino, capelli e giochi] si intreccia con avidità alle corde [anche timpano, rullante, piatti e chitarra, poi pedali e basso] di Bruno, seguendo il solco sonoro tracciato da quest’ultimo tracciato.

C’è tutto: passione, rabbia, angoscia, ombra, sogno, delirio, e finanche sollievo. La sostanza è quella di una musica profonda, vera nel midollo, sempre ruvida perchè priva di qualsiasi mediazione, giocata su continue variazioni di ritmo e sonorità, decisamente viscerale.

Fa riflettere il grado di complicità che implica il dover lavorare e cesellare tanto in profondità i suoni, senz’altro cosa rara. cicatrici è un lavoro vibrante, che prende fondamentalmente allo stomaco, fa tremare, a tratti spaventa. Da ascoltare e riascoltare, per lasciar correre i suoni e concentrarsi sulle sfumature.

Nippon & the Symbol

Universobangaorfeo

(2004)

Libera associazione d’idee salpata dalla stazione orbitante de “le cosmicomiche” di Italo Calvino e approdata (?) tra le brume della prosa d’arte di Dino Campana dopo aver deviato lungo la mulattiera del “poema a fumetti” di Dino Buzzati. Ecco come i sei Nippon & the Symbol, ossia Andrea Reali e Marco De Marco (voce), Caterina Giomo (flauto), Paolo Berzoni (batteria), Accursio Graffeo (chitarra) e Paolo Romano (contrabbasso) [e dal 2001 al 2004 anche Roberto Rizzo (batteria), Davide del Col (synth), Luca Bertini (piano), Francesca Lipari (flauto), Daniele Malavasi (batteria)], presentano nove tracce di letture musicate da I. Calvino, D. Buzzati e D. Campana.

Universobangaorfeo è un lavoro di rara bellezza, sia letteraria che musicale. Anche ascoltato (e non visto recitare) parebbe teatro musicale, tanto è sentita e vivida l’interpretazione. C’è poco da commentare, questo è un CD da ascoltare e su cui riflettere.

Uncode

Duello

(2005)

Con una formula simile a quella degli ovo, anche Paolo Cantù e Xabier Iriondo, in arte uncode, si affacciano ad una musica, improvvisata, minimale, ruvida e scalfita, attraverso vari strumenti (chitarre, basso, clarinetto, voci, organetto, tapes ed elettronica), avvalendosi dell’accompagnamento “alternato” di Cristiano Calccagnile e Lucio Sagone alla batteria, e ad uopo delle voci di Federico Ciappini e Alberto Morelli alle voci, nonché delle vocalizzazioni di Andrea Reali. Frutto di una registrazione live, questo lavoro pare non aver tracce nel suo fluttuante continuum sonoro. Talvolta il meccanismo si inceppa, arrotolandosi su di sé, implode, per poi riprendersi al cambio traccia, con veemenza spesso. Lavoro di grande interesse soprattutto per gli inserti vocali/alizzati e per la manipolazione della materia sonora.

IOIO I

bright future

(2005)

Cristiana Fraticelli è IOIOI, voce senza parole, critarra acustica ed elettrica, basso, kototoy e laptop. bright future e` un lavoro di semi-improvvisazioni pop lo-fi. Strali di futuro in pillone sintetizzate. Tutto esplode sotto la pelle, rimanendone saldamente aggrappato. Danza e ritmo si spettano nel flusso. Le parole non emergono mai. Futuro incerto, eppure pieno di luce che emerge dal piu' profondo nero.

Echran

Echran

(2005)

Echran, pur giocando sulla medesima linea di sonorità minimaliste, ritmiche e improvvisate degli altri “bronto”, è il lavoro elettronico per ecellenza prodotto dalla Ebria. Davide del Col (sintetizzatore) e Fabio Volpi (programming e voce) materializzano sei piste neutronali sintetiche di grande intensità. Visioni urbane, pulsazioni irregolari, sguardi in fuga, pulviscoli sonori rappresi, più scuri che chiari: queste sono le sensazioni che suscita l’ascolto di Echran, una sorta di matita elettronica che fa.

I/O

Polytone

(2006)

Secondo album degli I/O, strepitoso come il primo. Contrabbasso a far le veci del basso (P. Romano), chitarra (L. Mauri), batteria (P. Benzoni) e voce (A. Reali), meglio raschio vocale. Polytone ha si presenta con una formula minimale per una sostanza ripetuta, reiterata, masticata, assorbita allo spasmo. Il tutto in soli tre quarti d’ora di ottima musica. Nel gioco del doppio binario input/outpout, uno/zero, on/off, in/out, vuoto/pieno, entra/esci le otto tracce di questo lavoro concretizzano un’improvvisazione ritmica minimalista di gran classe. Tutto sempre più puro, senza overdubs o samples preregistrati.

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