Matthew Rybicki: Driven

Questo perché Driven - esordio da leader del trentasettenne contrabbassista - , con il suo movimento generale votato a un mainstream lineare ed educato, non rapisce l'attenzione, così racchiuso nel suo modo di fare che rimanda all'idea comune di jazz che forse sarebbe meglio apprezzato dal vivo - con le sue sfumature, i suoi inneschi metronomici - più che sul supporto audio.

Siamo comunque al cospetto di un gruppo di validi musicisti - otto, che si alternano delle varie formazioni proposte - che Rybicki conduce attraverso una scaletta composta da un paio di standard e una serie di brani autografi, che spaziano dalle morbide aperture melodiche dell'iniziale "The Slow Stride," brano da ascoltare con il vestito buono, tale è la sua eleganza formale, alle movenze fast di "Seventh Sun," ai colori delicati di una ballad sensualissima come "Lisa's Song," fino ad arrivare alle tinte scure di "Lowcountry Boil," con le corde del leader in buona evidenza.

Capitolo a parte per la conclusiva "Nouakchott," che ospita la voce di Selloane Nkehle e vira completamente il discorso stilistico verso echi africaneggianti, fatti di percussioni coinvolgenti e sterzate ritmiche improvvise. Un episodio piacevolmente spiazzante che certamente distrarrà i vostri ospiti.

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