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Digital Primitives
ByCon i Digital Primitives è passata dal palco dell'Area sismica un'altra delle formazioni che meglio incarnano lo spirito del jazz attuale - vivace, cangiante, multiforme, consapevole della propria eredità ma noncurante nei confronti di ogni possibile barriera e confine stilistico e di genere.
Anima del progetto è Cooper-Moore, amico e collaboratore dei principali protagonisti del jazz di derivazione free degli ultimi quarant'anni (David S ware, William Parker ecc.), fattosi conoscere in questa scena come pianista, ma in seguito anche come performer di strumenti artigianali di sua invenzione.
Accanto a lui in questo progetto troviamo due musicisti più giovani, anch'essi al centro dei percorsi del jazz attuale: al sax e clarinetto basso Assif Tsahar (israeliano trasferitosi da due decenni a New York, dove oltre ad essere parte della nuova scena jazz ha fondato l'etichetta Hopscotch); alla batteria Chad Taylor, presenza stabile nelle varie incarnazioni del progetto Chicago Underground di Rob Mazurek.
Il concerto è stato superlativo. Il gruppo ha suonato per due ore abbondanti, animato dal "fuoco sacro" della creatività, in un flusso ininterrotto e spontaneo d'invenzione ed ispirazione che è tipico di qualunque atto autenticamente creativo, a cominciare da quello del gioco.
E la stessa spontanea ingenuità del gioco riecheggia nella musica dei Digital Primitives - a cominciare dall'invenzione degli strumenti di Cooper-Moore -, con un contorno di poesia, magia, energia e divertimento.
Tsahar è un saxofonista dal suono caldo e intenso. Taylor è un batterista strepitoso per equilibrio fra potenza, eleganza e versatilità.
Moore, che in questo progetto accantona il pianoforte e si concentra solo sui suoi strumenti, dal canto suo è stupefacente per la versatilità nel tirare fuori da questi sempre qualcosa di sorprendente: magico ed evocativo al flauto, trascinante e corposo al basso diddly-bow, piacevole e a tratti con una potenza rock al banjo fretless a tre corde amplificato, sognante all'ashimba (sorta di balafon africano)..
Nel corso delle due ore di musica sono state toccate tante atmosfere e tanti generi, ma sempre scivolando morbidamente e con naturalezza dall'uno all'altro in un flusso continuo e senza giustapposizioni forzate.
Il concerto si è aperto con un duo di sax e batteria che per l'energia bruciante di Tsahar e la potenza intensa di Taylor non poteva non far pensare a Coltrane e Rashied Ali. Dal di qui si sono fatti excursus in territori funky, reggae, africani, rock- blues, free.
Fra le gemme della serata va senz'altro citata un'interpretazione di "Prayer 2" di David S Ware, molto bella e ispirata, , con Moore particolarmente suggestivo e poetico al flauto.
Un concerto generosissimo per intensità, ispirazione, fantasia, freschezza e durata.
Foto di Claudio Casanova.
Ulteriori immagini di questo concerto sono disponibili nella galleria immagini
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