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Günter Baby Sommer: Dedications

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Günter Baby Sommer: Dedications
Se tutti i musicisti festeggiassero i propri settant'anni come sta facendo Günter Baby Sommer in questo 2013, ci sarebbe da fare festa permanente.

Il batterista percussionista di Dresda che da sempre condivide lo stesso spirito libertario e iconoclasta di alcuni dei più radicali musicisti dell'area continentale è universalmente riconosciuto, sin dagli inizi della sua carriera, ma specialmente nell'ultimo ventennio del secolo passato, quale depositario del sapere del movimento jazz-avantgarde europeo.

Dedications è solo l'ultimo contributo alla causa, forse mai come questa volta illuminato e convincente. L'irruenza creativa che l'ha sempre contraddistinto resta ancora una volta confermata nelle intense architetture compositive dei tanti brani di questo lavoro registrato all'inizio dell'anno per i programmi culturali di Radio Brandenburg a Berlino.

Sommer è come sempre travolgente e per questa new entry discografica infioretta la parte musicale con commenti vocali concretamente affascinanti a partire dalla sorta di "presentazione" che fa di se stesso e della musica offerta nel primo brano del lavoro (intitolato non a caso "Von Baby to Baby," da Baby a Baby), laddove - ad esempio - ricorda all'ascoltatore che il suo spiritoso nickname è omaggio diretto al celebrato Warren "Baby" Dodds (fratello dell'altrettanto famoso clarinettista Johnny Dodds), leggendario "padre della batteria," protagonista della scena musicale di New Orleans che generò il jazz.

Come giustamente annota Oliver Schwerdt nelle note di presentazione del lavoro uscito per la mai doma Intakt, il free jazz ha da poco festeggiato il suo cinquantesimo compleanno. Nell'agosto del 2013, Sommer ha compiuto settant'anni, egli è dunque più vecchio del movimento musicale in cui tutte le enciclopedie specializzate del mondo inseriscono il suo nome quale protagonista. Ergo, tutte le "dedications" snocciolate nel disco risultano veramente corrette. Esattissimo, anche perché Sommer sceglie di omaggiare proprio tutte le figure e gli stili che l'hanno in qualche modo influenzato.

Dai ritmi delle marching band depositarie dei primi vagiti proto-jazzistici al rumorismo puro degli anni più radicali, passando attraverso gli insegnamenti della swing era, attraverso Sid Catlett, Sam Woodyard, Gene Krupa, Zutty Singleton, Buddy Rich, Jo Jones e poi, più avanti, Max Roach, Art Blakey, Danny Richmond, Ed Blackwell e le avanguardie europee.

Già alla fine dei Settanta (lo sa bene chi frequentava in quegli anni i vari festival di tendenza radicale tedeschi, svizzeri, austriaci, olandesi ma anche - fra gli italiani - le prime edizioni del "Bolzano Jazz Festival") travolgeva tutto e tutti con spettacolari "drum solo". Didatta eccelso, Günter Sommer è davvero da riconoscere quale uno dei grandi innovatori del suono della batteria. Dotato di rara sensibilità ritmica e di davvero unica flessibilità interdisciplinare anche grazie a una creativa utilizzazione della voce unita alla performance percuttiva, riesce sistematicamente a convincere in quasi tutti i progetti che lo vedono protagonista o semplice attore.

Così, questa manciata di composizioni dedicate a Baby Dodds, Philly Joe Jones, Pierre Favre, Art Blakey, Paul Lovens, Han Bennink, Ed Blackwell e Max Roach appaiono una sorta di rivisitazione storica non solo di nomi e forme ma anche uno splendido abbecedario delle varie convenzioni stilistiche attraversate dal jazz drumming in oltre mezzo secolo.

Un disco, in breve, che sarà certamente gioia di ogni batterista ma che deve inoltre servire a comprendere il senso, persino politico, che uno strumento principe del suono jazz porta con sé. Difficile che un lavoro musicale per sola batteria interessi più di tanto. Questo va invece compreso nel senso più nobile del termine: un incredibile, completo, solidale esempio di pura "drum art" che - a parte l'ovvietà celebrativa - nobilita il modernismo e il fascino estremo dell'art-music per eccellenza dei nostri giorni. Raro, poi, che un simile dono arrivi proprio da un nome master di un movimento ovviamente assai peculiare.

Tutta la filosofia, il perché e il per come - ciliegina sulla torta - sono riproposte nella sorta di recitativo d'apertura dell'ultimo bellissimo brano del cd "Selfportrait," per l'approccio al quale, consiglio un rapido ripasso della ricchissima grammatica tedesca. O forse non serve nemmeno... resta splendido comunque.

Grazie Baby.

Track Listing

1. Von Baby Zu Baby – Dedicated To Baby Dodds - 4:26; 2. 2 Besen Für Philly Joe – Dedicated To Philly Joe Jones - 4:27; 3. Klangstück Für Pierre – Dedicated To Pierre Favre - 6:07; 4. Art Goes Art – Dedicated to Art Blakey - 8:27; 5. A Letter to Paul – Dedicated to Paul Lovens - 4:06; 6. Harmonisches Gerassel Für Han – Dedicated to Han Bennink - 5:55; 7. Ed Blackwell – Dedicated to Ed Blackwell - 2:50; 8. Von Max Für Max – Dedicated to Max Roach - 9:40; 9. Selfportrait - 6:48.

Personnel

Günter Baby Sommer - batteria, percussioni, voce.

Album information

Title: Dedications | Year Released: 2013 | Record Label: Intakt Records


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November 2013

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