Home » Articoli » Interview » Dave Douglas, direttore artistico di Bergamo Jazz Festival
Dave Douglas, direttore artistico di Bergamo Jazz Festival
All About Jazz: Come direttore artistico di Bergamo Jazz Festival quali obiettivi e criteri hai tenuto presente per invitare i gruppi?
Dave Douglas: Per me l'obiettivo più importante è usare al meglio lo spazio. Naturalmente il Teatro Donizetti è un ambiente bellissimo, per cui penso che sia veramente importante programmare della musica che possa risaltare bene in quel contesto. Ma è stata una buona idea quella di diffondere il festival in nuovi spazi della città. Che si tratti di una biblioteca o di un convento, l'obiettivo è sempre quello di trovare il suono ideale per quello spazio. La sonorità è tutto. Inoltre penso che sia importante cercare di cogliere il più possibile la dimensione della spinta creativa all'interno della musica attuale. Si tratta di un festival di jazz ed è importante essere a conoscenza di tutti i diversi percorsi presi dalla musica proveniente dal jazz.
AAJ: Sei anche il direttore del Festival of New Trumpet Music che si svolge annualmente a New York. Quali differenze e analogie ci possono essere fra questi due eventi?
DD: Questi due festival sono in effetti molto diversi fra loro. Innanzi tutto l'incarico del Trumpet Festival, che non è un festival jazz, prevede di presentare trombettisti di ogni ambito musicale. Si tratta di un festival che sostiene la cultura della pratica dello strumento; pertanto presentiamo solo progetti focalizzati sulla tromba. Quello di Bergamo è invece un festival jazz e l'idea è presentare un campione il più ampio possibile di musica e musicisti. Nel caso di Bergamo poi c'è un sostegno generoso da parte della città e del teatro, che rappresenta una parte piuttosto importante di ciò che facciamo.
AAJ: Negli ultimi dieci anni tre trombettisti hanno diretto il festival di Bergamo. È solo un caso o pensi che ci possano essere delle ragioni precise?
DD: Vero, ma non dimentichiamo che anche Uri Caine ne è stato direttore artistico. Non credo che ci sia alcuna ragione per cui tre dei direttori sono anche trombettisti. Può esserci forse il motivo che i trombettisti sono leader naturali! Ma molto onestamente non penso ci sia una qualche ragione.
AAJ: In fase di stesura del programma del festival hai ricevuto suggerimenti, richieste, pressioni da parte di musicisti, manager o uomini politici?
DD: Accolgo volentieri i suggerimenti; sarebbe folle pensare che so tutto solo io. Perciò soppeso tutte le cose che sento e le proposte che ricevo. La parte più difficile è quando devo dire di no a progetti degni; quello è sempre un dispiacere per me. L'obiettivo principale è organizzare un festival equilibrato, interessante e diverso. Con la giusta musica nel giusto spazio.
AAJ: Per molte ragioni oggi molti festival jazz presentano anche rock, pop music, musica brasiliana... Cosa che non capita a Bergamo; è dovuto a una tua scelta precisa?
DD: Sì, percepisco che a Bergamo c'è una reale curiosità culturale. La sensazione che io ricevo da tutti coloro che sono implicati, a qualsiasi livello, è di esigere la più alta qualità musicale e una profonda curiosità per i nuovi sviluppi e le sonorità attuali. Come pure la disponibilità ad andare più a fondo nel significato della musica di quanto possiamo già conoscere. Qual è il significato di ciò che presentiamo e perché lo presentiamo? Questo è ciò che intendo per curiosità culturale. Nell'accettare questo incarico, posi alcune domande su questo tema; sento che l'atteggiamento è molto caldo, aperto e generoso e sono pieno di gratitudine per questo.
AAJ: ...Ma come definiresti oggi il jazz?
DD: Se me lo si concede, non mi addentrerei nella definizione di cosa sia il jazz oggi! La definizione del jazz sta nelle mani dei vari musicisti che lo suonano.
AAJ: Ci sono gruppi o musicisti che avresti voluto invitare, ma non hai potuto? E perché no?
DD: Ci sono sempre gruppi che mi piacerebbe invitare ma non riesco. Qualche volta è per via delle disponibilità di calendario. Tal'altra scopro che nella storia del festival essi hanno già partecipato in passato. Altre volte ancora non riesco a intonare il tipo di sound con uno spazio appropriato. Per molte ragioni si tratta sempre di un grande puzzle per trovare il giusto equilibrio sotto tutti i punti di vista. Per esempio un altro aspetto che pensavo fosse importante è quello di aumentare la partecipazione di musicisti della zona. Quest'anno provvediamo a questo; non si può aspettare oltre.
AAJ: Come musicista, quali sono i festival sparsi in tutto il mondo in cui tu preferisci suonare?
DD: Oh, tanti! Il mio preferito, come probabilmente sai, è il Suono delle Dolomiti in Trentino. Ma ovunque ci sono situazioni eccellenti: a Seattle, Portland, Londra, San Sebastian, Varsavia... E potrei andare avanti... Proprio il mese scorso ho suonato con la mia band High Risk a Bismarck, nel Nord Dakota. È stata una meravigliosa sorpresa!
AAJ: Durante i concerti percepisci differenze fra il pubblico americano e quello europeo?
DD: C'è una grande differenza fra il pubblico americano e quello europeo. Come fra una nazione e l'altra in Europa e fra stato e stato in America. Direi che la maggior differenza che noi sentiamo dal palco è il livello di partecipazione del pubblico. Quella sensazione cambia da città a città, da sede a sede. C'è poi il problema della lingua: se si sa parlare la lingua del posto si può stabilire un buon rapporto. Al contrario, talvolta trovo che se non so la lingua subentra un altro tipo di alchimia. È il nostro lavoro che deve trasformare quell'energia in grande musica.
AAJ: Di solito preferisci esibirti in grandi festival o in piccoli club? Fra questi quali sono i migliori secondo la tua esperienza?
DD: In tutta onestà devo dire che il Teatro Donizetti è uno dei miei spazi preferiti per suonare. Riguardo ai club, ce ne sono di ottimi su e giù per l'Italia. Per rimanere in patria il mio preferito è il Village Vanguard.
Foto: Roberto Cifarelli
< Previous
Ugly Beautiful
Comments
Tags
Dave Douglas
Interview
Libero Farnè
Italy
Milan
andy sheppard
Christian Wallumrød
Marilyn Mazur
Bill Frisell
Uri Caine