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Il piatto speciale di Cristina Zavalloni

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Merita attenzione il nuovo CD di Cristina Zavalloni, Special Dish (Encore Jazz). I tredici brani, di vari autori, sono stati incisi dal vivo e in studio fra il marzo 2014 e il giugno 2015 da un quartetto che, oltre alla cantante bolognese, comprende Cristiano Arcelli al sax alto, Daniele Mencarelli al contrabbasso e Alessandro Paternesi alla batteria. Con l'autrice abbiamo approfondito alcuni aspetti relativi al disco e sondato quali siano i suoi attuali impegni concertistici, non solo in ambito jazzistico.

All About Jazz: Il variegato repertorio di Special Dish contiene brani di autori e culture diverse: si va dai tuoi original a canti della tradizione popolare, da "My Favorite Things" a "Vacanze romane," senza trascurare la scuola brasiliana di Antônio Carlos Jobim o un classico senza tempo come "Poinciana." Si ha l'impressione che nell'affrontare ognuno di questi brani ci sia da parte tua un approccio mentale e vocale sempre diverso, un modo interpretativo personale e studiato, a volte dalle inflessioni esasperate, comunque modellato sui testi e sulle linee melodiche.
Cristina Zavalloni: Termini come 'studiato' o 'mentale' sono piuttosto lontani dal mio approccio alla musica. Io sono una persona più istintiva di quanto forse non traspaia. Credo che la pista sia invece quella dei testi, delle linee melodiche, in generale del suono di ogni singolo brano: è da questo che mi faccio guidare. L'orecchio si sintonizza automaticamente sulla materia sonora e porta la voce a modularsi in una direzione piuttosto che in un'altra. Meno entra in gioco la testa (almeno nel mio caso), meglio è, nel senso che più fresca e riuscita sarà l'interpretazione.

AAJ: A differenza di altre volte, sei accompagnata da una formazione piuttosto scarna (sax, basso e batteria): gli arrangiamenti delle parti strumentali risultano di volta in volta mirati, adattati ai singoli brani. Chi ne è il responsabile?
C.Z.: In questo disco quasi nulla è frutto di una programmaticità. Gli arrangiamenti di "Ingorgo," "Doralice" e "My Favorite Things" sono farina del mio sacco, ma la maggior parte dei brani è frutto del lavoro corale del quartetto: più che scrittura parlerei di prassi esecutiva condivisa.

AAJ: In alcuni casi dialoghi, o ti alterni, con l'improvvisazione melodica del contralto di Arcelli. In un paio di canti popolari invece (l'americano "Black Is the Colour" e "Lamerica" tratto dalla tradizione del Salento) preferisci l'interpretazione solitaria con risultati suggestivi.
C.Z.: I due brani in voce sola sono stati registrati in un secondo tempo, quando Roberto Lioli ha proposto di ri-pubblicare Special Dish come seconda uscita della sua neonata etichetta Encore Label. Ci piaceva l'idea di dare una nuova vita al disco, che era già uscito nel novembre 2014 come allegato alla rivista Musica Jazz. Così abbiamo pensato di aggiungere qualcosa di diverso rispetto alla prima edizione: abbiamo inserito "Poinciana" (che era rimasto fuori dalla precedente tracklist), abbiamo rivisto la scaletta e inserito appunto i due pezzi di origine popolare che hai menzionato. Li ho incisi una mattina a Roma, alla Casa del Jazz; l'idea era di registrare "Lamerica" e "Mi votu e mi rivotu" (pezzi che eseguo da una vita in voce sola), ma una volta lì ho preferito optare per "Black Is the Colour," canzone che apre il ciclo delle Folk Songs di Luciano Berio, che sono un mio cavallo di battaglia e che proprio in quei giorni stavo cantando.

AAJ: Più che a The Soul Factor (Jando Music 2014), inciso con Uri Caine ed altri jazzisti americani, nello spirito e negli arrangiamenti quest'ultimo CD sembra ricollegarsi al precedente La donna di cristallo (Egea 2012), in cui però eseguivi solo original con una formazione più ampia.
C.Z.: The Soul Factor è una meteora nella mia produzione discografica! Un CD scritto a quattro mani con un altro musicista -Uri Caine -, suonato con una band tutta americana, realizzato su commissione e ispirato alla Soul Music. Uno spasso assoluto, ma decisamente diverso da tutto ciò che ho inciso prima e dopo, almeno per ora.
Mi pare naturale trovare invece una continuità tra La donna di cristallo e Special Dish, anche perché i musicisti di quest'ultimo (Arcelli, Mencarelli e Paternesi) sono tutti membri della Radar Band. La differenza essenziale è che La donna di cristallo era un album molto scritto, totalmente composto da brani miei arrangiati da Arcelli (conosciuto proprio in quell'occasione), mentre Special Dish, come dicevo, è frutto di un approccio più corale, più libero, più improvvisato, forse, in una parola, più jazz.

AAJ: Fra te e i componenti del trio c'è comunque una ormai lunga consuetudine e un grande affiatamento. Quando e dove sarà possibile ascoltarvi dal vivo nei prossimi mesi?
C.Z.: Siamo reduci da un tour in Serbia, da un live al Bimhuis (Amsterdam) e da una presentazione del nuovo CD a Webnotte, pochi giorni fa. Ora stiamo lavorando a una tournèe autunnale. Ci saranno anche alcune date estive in via di definizione.

AAJ: Secondo una tua scelta consolidata ti esprimi, con impegno e risultati invariati, anche in altri repertori/ambiti/contesti: quali i prossimi appuntamenti extra jazzistici più importanti?
C.Z. : Al momento sono piuttosto attiva sul fronte classico. Lunedì prossimo, 18 aprile, sarò al Comunale di Ferrara con un programma in quartetto (pianoforte, violino e violoncello) dal titolo Passeggiate Americane, e dal giorno successivo a Innsbruck per eseguire le Folk Songs di Berio. A fine aprile sarò a Milano per un programma con un quintetto di violoncelli e il giorno dopo partirò per Los Angeles, dove metteremo in scena la prima assoluta della nuova opera del compositore olandese Louis Andriessen, Theatre of the World, in cui interpreto una poetessa visionaria messicana di fine Seicento, una nobildonna che aveva deciso di prendere i voti per dedicarsi alla scrittura con il nome di Sor Juana Ines de la Cruz. La stessa produzione mi terrà poi impegnata ad Amsterdam fino a fine giugno.

AAJ: Massimo Simonini, direttore artistico di Angelica, festival senza confini di generi, sostiene che oggi da parte degli organizzatori ed anche nella composizione del pubblico si riscontra un ritorno alla divisione/differenziazione dei diversi generi musicali. Nella tua esperienza percepisci questa tendenza?
C.Z. : Mi pare sia sempre stato così. Il pubblico, nella mia esperienza, preferisce sapere con chiarezza cosa andrà ad ascoltare, non ama le sorprese.

Foto
Barbara Rigon

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