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Charles Gayle: Consider the Lilies

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Charles Gayle: Consider the Lilies
C'è qualcosa di essenziale, istintivo, evidentemente paradigmatico, nella musica di Charles Gayle, uno di quei "qualcosa" che fanno strappare i capelli agli immaginifici critici - smarriti nella loro impotenza definitoria - e che invece fanno sogghignare soddisfatti i musicisti, finalmente premiati nel loro desiderio di non vedersi segnare la strada da cartelli e cordoli.

La storia di Gayle è ben nota: figura piuttosto marginale della scena free newyorkese degli anni Sessanta e Settanta, ha suonato per anni nelle stazioni della metropolitana, per poi venire "riscoperto" alla fine degli anni Ottanta, dapprima con il Sound Unity Festival del 1984 e il bel documentario di Ebba Jahn Rising Tones Cross, poi con la prima incisione discografica nel 1988 [a quasi cinquant'anni!].

Il suo stile, passionale e istintivo, è una sorta di memoria vivente del fuoco degli anni più roventi della New Thing, un onestissimo e tratti disarmante ribadire in musica la protesta per la sofferenza dell'umanità, l'innalzamento del canto alla divinità, il riconciliarsi furente con il flusso delle energie dell'universo. In questo sia Ayler che Coltrane gli sono felicissime stelle per orientarsi, ma, specialmente negli ultimi anni, grazie a una sempre maggiore consapevolezza espressiva, la sua musica non può più venire facilmente etichettata come un tardivo - per quanto coinvolgente - rigurgito passatista.

Affinando - il termine potrà sembrare inopportuno, ma lo è meno di quanto sembri - le dinamiche dell'improvvisazione, da solo o con piccole formazioni, Gayle riesce spesso a spingersi verso il cuore dell'ascoltatore, con una tecnica spiazzante che dietro l'apparente free-blowing cela un'architettura densa e umanissima.

È questo il caso anche di Consider the Lilies, felice epitome della sua contagiosa spiritualità: registrato dal vivo e prontamente restituitoci dalla Clean Feed, il disco vede Gayle impegnato principalmente al sax contralto e sorretto con grande efficacia da Hilliard Greene al contrabbasso e da Jay Rosen alla batteria.

Sei brani, cui la lunghezza non eccessiva dona ulteriore efficacia: sei invocazioni al divino [come i titoli, più o meno scopertamente annunciano], in cui il sassofono diventa voce universale, sofferenza e redenzione, gesto e sublimazione che non eccedono mai anche quando sono volutamente gridati e conturbanti [tra l'altro ricorre in più punti un fraseggio convulso che ha le cadenze della monkiana "Trinkle Tinkle", reminiscenza forse inconscia, ma molto interessante].

Come spesso accade, Gayle si ritaglia anche un momento al pianoforte, strumento che sebbene suonato con buona padronanza, rappresenta una sorta di isola sulle cui rive approdano i ricordi giovanili [le sue prime esperienze in chiesa con gli 88 tasti risalgono ad allora], lo stesso potere vedere il mondo con gli occhi di un bambino e una pace cristallina appena inquietata da onde lontane. Giusto il tempo per lasciare che la marea del sassofono torni, impetuosa più di prima, a bagnare i nostri polsi. Sarebbe un peccato confonderlo con le tante nostalgie free.

Track Listing

01. Truley, Truly; 02. Edge of Time; 03. Sanctify; 04. Jesus..Amen; 05. Of Ages; 06. Giving

Personnel

Charles Gayle
saxophone

Charles Gayle (sax alto, pianoforte); Hilliard Greene (contrabbasso); Jay Rosen (batteria)

Album information

Title: Consider the Lilies | Year Released: 2006 | Record Label: Clean Feed Records


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