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Colin Stetson - Solo

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Parco della Musica - Roma - 16.10.2013

La pratica di suonare in solitudine rappresenta il banco di prova ultimo per un musicista, che a fronte della maggiore libertà è costretto a esporsi direttamente sostenendo col suo solo strumento tutto il peso della costruzione musicale. Questo è ancor più vero nella dimensione live, a meno di ricorrere all'impiego di loop digitali o basi registrate, e soprattutto quando lo strumento impiegato non si presta particolarmente a un uso polifonico.

Il sassofonista americano Colin Stetson, che ha aperto la nuova stagione di concerti nell'ambito della rassegna 'Solo' all'Auditorium romano, si appoggia alla tecnica della respirazione circolare per sopperire alla monofonicità del suo strumento, creandosi una base armonica con un rapido arpeggio continuamente sostenuto sul quale innesta le note che compongono la melodia, aggiungendo anche vocalizzazioni catturate dal microfono posizionato sul collo. Anche nei suoi dischi di studio (la trilogia New History Warfare, di cui è da poco stato pubblicato il Volume 3) l'approccio è lo stesso, con la rinuncia pressoché totale alle sovraincisioni (unica eccezione l'aggiunta in qualche brano dell'intervento vocale di un cantante) e la registrazione in una singola ripresa. I brani costruiti secondo questo principio assumono un carattere ipnotico vagamente minimalista e venato da sfumature dark, mescolando toni jazz, pop e industrial.

Dal vivo Stetson si presenta con un sassofono alto e uno basso, che alterna durante la performance, costituita prevalentemente da brani tratti dall'ultimo lavoro (con l'eccezione di "Judges" dal Volume 2 e un paio di brani nuovi), e una piccola pedaliera di effetti con cui controlla e altera il suono. Lo sforzo fatto per trascendere i limiti di questa impostazione è ammirevole, e spesso efficace: i brani sono espressivi e ingegnosi, ciascuno con una propria identità. Tuttavia, al termine dell'ora scarsa di concerto (per il musicista lo sforzo, anche fisico, è troppo intenso per poter sostenere tempi più lunghi) la sensazione di stanchezza aggredisce anche lo spettatore, a causa dell'inevitabile ripetitività delle situazioni. Il giudizio è complessivamente positivo, ma se Stetson continuerà a riproporre esclusivamente la stessa formula rischia di esaurire troppo presto tutti i possibili sbocchi creativi.

Foto, di repertorio, di Maurizio Zorzi.


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