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Clusone Jazz 2015 - 35a Edizione
25.07-02.08.2015
Trentacinque anni, e non sentirli.
Il tempo passa, i direttori artistici cambiano, i budget si riducono drammaticamente, ma lo spirito di Clusone Jazz, quello, resta intatto. Per il musicista, l'addetto ai lavori, il semplice appassionato, Clusone Jazz continua ad essere un festival in cui c'è voglia di buona musica, gusto per la proposta insolita, desiderio di intercettare qualche nuovo nome o nuova tendenza.
Secondo tradizione, il programma di quest'anno ha concesso ampio spazio ai musicisti italiani, alcuni dei quali hanno dato vita a performance incentrate sull'improvvisazione più libera e totale. Chi attingendo qua e là dal vasto songbook del jazz (il duo Gabriele Mitelli -Pasquale Mirra), chi affidandosi all'estro del momento, alla composizione estemporanea (l'Instant Composer Trio di Riccardo Luppi, Matteo Lorito e Filippo Monico), chi mescolando echi ancestrali ed elettronica (Most Recent Common Ancestor, ovvero Cristiano Calcagnile, Massimo Falascone e Nino Locatelli).
Passando alle proposte più strutturate, notevole il "Perpetual Workshop on Monk" di Fabrizio Puglisi (con Francesco Chiapperini, Paolo Botti, Tito Mangialajo Rantzer e Filippo Monico), rigorosissimo ed ironico, diremmo quasi olandese (ricordiamo le frequentazioni di Puglisi alla BimHuis) nell'approccio, affettuosamente e garbatamente irriverente, all'esplorazione dell'universo monkiano.
Dedicato a Don Cherry, invece, il concerto dell'ensemble Multikulti di Cristiano Calcagnile (Massimo Falascone, Nino Locatelli, Paolo Botti, Gabriele Mitelli, Pasquale Mirra, Gabriele Evangelista, Dudu Kouatè), che ha puntato sulla molteplicità dei linguaggi musicali e sull'energia di un organico che si è dimostrato una travolgente macchina da musica.
Come lo scorso anno, anche in questa edizione Clusone Jazz ha presentato un concerto in collaborazione con l'ambasciata di Norvegia (considerazione a margine: ci piacerebbe che le nostre rappresentanze diplomatiche fossero altrettanto attive nel proporre i jazzisti italiani ai festival esteri). Per una volta, dal grande Nord non è arrivata una proposta eterea e rarefatta, quanto piuttosto il progressive (evidenti gli echi dei King Crimson negli spunti tematici) rivisitato in chiave jazz e traslato nel ventunesimo secolo dei Krokofant (Tom Hasslan, Jorgen Mathisen, Axel Skalstad). Riff rock inseriti su scansioni complesse, molta elettricità, una musica immediata ed accattivante, forse eccessivamente monolitica nel suo essere sempre a tutto volume e a tutta velocità.
Semplicemente meraviglioso il concerto di Michel Portal e Bojan Zulfikarpasic, che hanno ripercorso il repertorio del clarinettista (dai grandi classici come "Mozambic" e "Max Mon Amour" alle più recenti "Bailador" e "Cuba Sì Cuba No"), passando attraverso echi di Davis, Monk, Ornette, folklore balcanico. Portal e Zulfikarpašic collaborano insieme da parecchi anni, si conoscono alla perfezione, la forza ritmica e lo spiccato senso melodico del pianista (splendide le sue trasposizioni ed i suoi passaggi sulle ottave) sono il complemento ideale ai guizzi di Portal, che peraltro in questa serata si è mostrato di ottimo umore, tanto da lasciarsi andare, nel corso del concerto, ad una semplice quanto toccante dichiarazione di affetto nei confronti del festival: "j'ai toujours aimé ... voilà ... j'ai toujours aimé".
Nel nostro piccolo, seguiamo questo festival da vent'anni, e lo abbiamo sempre amato anche noi. Lunga vita a Clusone Jazz!
Foto
Luciano Rossetti.
Trentacinque anni, e non sentirli.
Il tempo passa, i direttori artistici cambiano, i budget si riducono drammaticamente, ma lo spirito di Clusone Jazz, quello, resta intatto. Per il musicista, l'addetto ai lavori, il semplice appassionato, Clusone Jazz continua ad essere un festival in cui c'è voglia di buona musica, gusto per la proposta insolita, desiderio di intercettare qualche nuovo nome o nuova tendenza.
Secondo tradizione, il programma di quest'anno ha concesso ampio spazio ai musicisti italiani, alcuni dei quali hanno dato vita a performance incentrate sull'improvvisazione più libera e totale. Chi attingendo qua e là dal vasto songbook del jazz (il duo Gabriele Mitelli -Pasquale Mirra), chi affidandosi all'estro del momento, alla composizione estemporanea (l'Instant Composer Trio di Riccardo Luppi, Matteo Lorito e Filippo Monico), chi mescolando echi ancestrali ed elettronica (Most Recent Common Ancestor, ovvero Cristiano Calcagnile, Massimo Falascone e Nino Locatelli).
Passando alle proposte più strutturate, notevole il "Perpetual Workshop on Monk" di Fabrizio Puglisi (con Francesco Chiapperini, Paolo Botti, Tito Mangialajo Rantzer e Filippo Monico), rigorosissimo ed ironico, diremmo quasi olandese (ricordiamo le frequentazioni di Puglisi alla BimHuis) nell'approccio, affettuosamente e garbatamente irriverente, all'esplorazione dell'universo monkiano.
Dedicato a Don Cherry, invece, il concerto dell'ensemble Multikulti di Cristiano Calcagnile (Massimo Falascone, Nino Locatelli, Paolo Botti, Gabriele Mitelli, Pasquale Mirra, Gabriele Evangelista, Dudu Kouatè), che ha puntato sulla molteplicità dei linguaggi musicali e sull'energia di un organico che si è dimostrato una travolgente macchina da musica.
Come lo scorso anno, anche in questa edizione Clusone Jazz ha presentato un concerto in collaborazione con l'ambasciata di Norvegia (considerazione a margine: ci piacerebbe che le nostre rappresentanze diplomatiche fossero altrettanto attive nel proporre i jazzisti italiani ai festival esteri). Per una volta, dal grande Nord non è arrivata una proposta eterea e rarefatta, quanto piuttosto il progressive (evidenti gli echi dei King Crimson negli spunti tematici) rivisitato in chiave jazz e traslato nel ventunesimo secolo dei Krokofant (Tom Hasslan, Jorgen Mathisen, Axel Skalstad). Riff rock inseriti su scansioni complesse, molta elettricità, una musica immediata ed accattivante, forse eccessivamente monolitica nel suo essere sempre a tutto volume e a tutta velocità.
Semplicemente meraviglioso il concerto di Michel Portal e Bojan Zulfikarpasic, che hanno ripercorso il repertorio del clarinettista (dai grandi classici come "Mozambic" e "Max Mon Amour" alle più recenti "Bailador" e "Cuba Sì Cuba No"), passando attraverso echi di Davis, Monk, Ornette, folklore balcanico. Portal e Zulfikarpašic collaborano insieme da parecchi anni, si conoscono alla perfezione, la forza ritmica e lo spiccato senso melodico del pianista (splendide le sue trasposizioni ed i suoi passaggi sulle ottave) sono il complemento ideale ai guizzi di Portal, che peraltro in questa serata si è mostrato di ottimo umore, tanto da lasciarsi andare, nel corso del concerto, ad una semplice quanto toccante dichiarazione di affetto nei confronti del festival: "j'ai toujours aimé ... voilà ... j'ai toujours aimé".
Nel nostro piccolo, seguiamo questo festival da vent'anni, e lo abbiamo sempre amato anche noi. Lunga vita a Clusone Jazz!
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