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Brda Contemporary Music Festival 2017

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Brda Contemporary Music Festival 2017
Smartno, Slovenia
14-16.09.2017

Nel suo appuntamento annuale a Šmartno, sulle colline del Collio sloveno poco oltre Gorizia, il "Brda Contemporary Music Festival" continua a presentare il meglio della musica improvvisata europea.
Un piccolo ma significativo evento giunto alla settima edizione, che raccoglie un affezionato pubblico dalla Slovenia e dall'Italia, con qualche presenza centro-europea. Dal 14 al 16 settembre si sono alternati sul palco dell'Hisa Kulture artisti d'alto spessore ed ha concluso il saggio degli iscritti al workshop di Saadet Turkoz e Trevor Watts. La cantante turco-kazakha e il magistrale sassofonista britannico erano le massime presenze internazionali ma non gli unici motivi d'interesse. Il direttore artistico del festival Zlatko Kaućić suggerisce ogni anno inattese o inedite collaborazioni tra i musicisti ospitati: è accaduto col trio "Disorder at the Border" (Daniele D'Agaro -Giovanni Maier -Zlatko Kaucic) che ospitava il sassofonista inglese Tobias Delius; con l'inedito duo tra il flautista Massimo De Mattia e il pianista Milko Lazar; con il duo tra il chitarrista Igor Bezget e il pianista Dejan Berden; col trio dei sassofonisti Trevor Watts, Bostjan Simon e Cene Resnik. Ma andiamo per ordine.

Il primo appuntamento s'è svolto nei locali che ospitavano la bella mostra fotografica di Luca D'Agostino, con l'esibizione del compositore e multistrumentista Lado Jakša: un suggestivo progetto multimediale che connetteva le sue libere improvvisazioni al fluire di fotografie manipolate. Poco dopo, nella chiesa di Šmartno, Saadet Turköz ha offerto un'esibizione solitaria di palpitante bellezza, nel suo evocare canzoni tradizionali turche e kazakhe. La sua performance ha alternato momenti melodicamente struggenti ad altri sperimentali, con esempi di canto armonico, inflessioni microtonali, inconsuete emissioni timbriche che si spingevano a evocavare il verso di animali. Un'esibizione ricca di pathos, dove la mimica facciale e la gestualità costituivano un universo integrato all'emissione vocale.
Ha concluso la prima serata il concerto del citato trio "Disorder at the Border" con Tobias Delius ospite. I due sassofonisti sono maturati assieme frequentando la scena della musica improvvisata olandese negli anni ottanta e questo concerto è stata l'occasione per una reunion (in quegli anni in Olanda c'era pure Kaucic). È appropriato definire il loro set composizione istantanea piuttosto che libera improvvisazione, vista lo spiccata empatia e la chiarezza evidenziata nell'elaborazione collettiva. Il quartetto ha sviluppato quattro lunghe performance con D'Agaro e Delius che s'alternavLano al tenore e al clarinetto. Una musica senza cali di tensione, che ha privilegiato un dialogo appassionato e vibrante. La variopinta trama percussiva e il ricco dinamismo del contrabbasso hanno condiviso invenzioni musicali di particolare ricchezza, con il tenore di D'Agaro propenso a esplorare la timbrica medio alta e Delius quella grave.

Ancora tre concerti la sera successiva. Ha iniziato il trio flauto/synth/percussioni di Paolo Pascol, Alberto Novello e Vid Drašler. Il primo opera da 15 anni nel campo della musica improvvisata ed elettroacustica in progetti discografici e in concerto assieme a Giorgio Pacorig, Piero Bittolo Bon, Giancarlo Schiaffini e molti altri; Novello è artista audio-visivo e compositore con una laurea in fisica nucleare, numerosi master e riconoscimenti internazionali nonchè un lunghissimo elenco di installazioni e performance di musica contemporanea, alcune delle quali con Evan Parker e Butch Morris; Drašler è un percussionista già allievo di Kaucic, leader di proprie formazioni e molto attivo in Slovenia nell'ambito della musica improvvisata. Il set è stato caratterizzato dal fantasioso ruolo della strumentazione elettronica che lungi dal creare fondali suggestivi, ha dialogato da protagonista con i flauti, sax tenore e batteria fino a raggiungere climax di grande forza espressiva.

Ancora sorprendente il successivo duo sloveno tra il chitarrista Igor Bezget e il pianista Dejan Berden. Dotati entrambi di un ricco retroterra classico il loro incontro ha sciorinato un lirismo raro in performance di libera improvvisazione, facendo venire in mente addirittura il celebre incontro tra Bill Evans e Jim Hall. Sequenze caratterizzate da lunghi e incisivi fraseggi hanno lasciato il posto a momenti più rarefatti, affascinanti per la delicatezza degli intrecci.

Il finale della serata, patrocinato dall'associazione culturale Euritmica, è uscito dall'ambito della libera improvvisazione con "Songs of Africa" del quartetto di Claudio Cojaniz. Presentato in anteprima all'ultima edizione di Udine Jazz il progetto è condiviso con Alessandro Turchet al contrabbasso, Luca Colussi alla batteria e Luca Grizzo alle percussioni: un'Africa immaginata con nostalgico amore e ridisegnata con cantabili melodie, che fungevano da base per lunghi assoli. Presentato a un pubblico più affine a dimensioni astratte, il concerto ha incontrato un vivo successo per la forza evocativa e la linearità delle esecuzioni.

Dopo la proiezione del drammatico film di Matej Okroglic Camera Obscura con il soundtrack di Kaucic, l'ultima serata ha preso il via con il duo del flautista Massimo De Mattia e del pianista Milko Lazar. Un set emblematico per evidenziare il concetto di composizione istantanea tra due artisti al loro primo incontro. Dopo un avvio interlocutorio, in cui il pianoforte si limitava a sottolineare con marcate sequenze sulla cordiera l'astratto camerismo del flauto, l'empatia è cresciuta con i ruoli in costante interazione, fino ad alternarsi. De Mattia aggiungeva effetti soffiato e quant'altro, Lazar distendeva il suo intervento fino a momenti lirici. Una musica variopinta e sempre avvincente da due grandi improvvisatori europei.

La serata s'è conclusa con il trio di Trevor Watts, Boštjan Simon e Cene Resnik. Il sax contralto inglese s'è esibito con i due trentenni tenoristi sloveni già attivi da anni nell'avanguardia (li troviamo ad esempio nel catalogo Clean Feed). La prima cosa che ha colpito è l'eccellente stato di forma di Watts che, all'età di 78 anni, stupisce ancora per il sound magnetico e la splendida articolazione del fraseggio. Come era prevedibile era lui a dare le linee guida della ricerca: le differenti sensibilità dei partner hanno consentito una buona articolazione collettiva ma tra i due sloveni il più fantasioso ed empatico è sembrato Resnik.
La serata s'è conclusa con il consueto saggio degli allievi dei seminari guidati dall'instancabile Watts.

Foto: Luca D'Agostino (Phocus Agency).

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