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Brazilian Girls
ByA New York sono una band in grande crescita. Il loro sound, che mescola gli stili più diversi, dalla techno al punk, dal rock alla fusion, fa indubbiamente presa. Così come fa presa il fare un po' ammiccante/sexy (sia pure senza eccessi) della cantante Sabina Sciubba. Così come fanno altrettanta presa testi che mescolano con disinvoltura inglese, italiano, tedesco, francese, in un caleidoscopio linguistico che ben riflette il caleidoscopio di generi musicali proposto.
Ora sono in tournée in Europa, ed abbiamo avuto modo di ascoltarli nella loro tappa milanese, alla Casa 139.
Sono i Brazilian Girls, band che di brasiliano non ha nulla tranne il nome, e che fa grande incetta di tutto quanto l'industria discografica europea ha prodotto dai tardi anni settanta ad oggi.
Con un focus particolare sulla Germania (il Kraut-Rock, il punk di Nina Hagen, i Kraftwerk ... in breve, tutto quel mondo che ruotava intorno a locali come il Ratinger Hof di Düsseldorf), ma senza trascurare l'Inghilterra (ad esempio Siouxsie and the Banshees). Fino ad arrivare a qualche ascendente un po' meno nobile (ma assai affine dal punto di vista del mix di generi) come i francesi Rita Mitsouko, o ad un altro, assai più nobile ma molto più vicino nel tempo, come l'islandese Björk.
Il tutto ben passato al frullatore, in delicato equilibrio tra le timbriche nostalgico-ironiche del tastierista Didi Gutman, gli echi del grande Pastorius nel basso di Jesse Murphy, e le attualissime percussioni di Aaron Johnston (forse l'elemento più interessante della band), che si muovono principalmente lungo binari drum'n'bass e che danno un tocco di contemporaneità ad una musica che, altrimenti, suonerebbe come un mix di cose già sentite. Non a caso, crediamo, i Brazilian Girls sono un gruppo made in Usa. In Europa, un gruppo con una proposta musicale simile alla loro sarebbe stato stroncato sul nascere dalla critica (tutto sommato sbagliando) in quanto déjà-vu.
Tutto questo per dire che la musica dei Brazilian Girls può essere percepita dall'ascoltatore, in funzione della sua età e nazionalità, in modi assai diversi.
L'ascoltatore americano, digiuno (o quasi) di tutto quanto elencato qui sopra, la troverà fresca ed innovativa. L'ascoltatore giovane europeo, la troverà ricca di elementi vagamente riconoscibili, ma sarà essenzialmente attratto dalla sua ritmica pulsante (ed infatti buona parte del pubblico della Casa 139 ha ballato ampiamente durante il concerto). L'ascoltatore ultra-quarantenne europeo, infine, la vivrà come un tuffo nel passato, nei suoni della sua giovinezza.
Per tutti, comunque, una piacevole esperienza.
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