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Bill Frisell: A Portrait - un film di Emma Franz

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Bill Frisell: A Portrait
A Film by Emma Franz

2017

Non è facile fornire in meno di un paio d'ore di filmato un ritratto convincente ed esaustivo di un musicista versatile e multiforme come il chitarrista Bill Frisell, che nel corso degli ultimi quaranta anni ha contribuito nuovi punti di riferimento per il suo strumento continuamente oscillante tra jazz, rock e pop.

È quello che prova a fare la regista australiana Emma Franz, con un passato da musicista (pianista e cantante) prima di dedicarsi al film documentario, in questo "Bill Frisell: A Portrait," presentato in anteprima europea il 14 Giugno scorso, nell'ambito della rassegna Biografilm Festival tenutasi a Bologna, dopo la prima mondiale avvenuta a Austin, Texas lo scorso Marzo.

Per diversi anni la regista ha seguito il chitarrista nel corso dei suoi tour e delle registrazioni in studio, raccogliendo testimonianze del suo processo creativo attraverso le interviste filmate a lui, ai suoi collaboratori e ad altri artisti che si sono valsi del timbro particolare del suo strumento per i propri lavori come Paul Simon e Bonnie Raitt. Lo ha intervistato nell'intimità della sua casa, svelando l'imponente collezione di chitarre in esposizione nel suo studio e gli strettissimi rapporti che la sua musica ha con le immagini.

Il ritratto di Frisell che deriva dal montaggio finale, risultato di una lunga postproduzione, non segue i canoni della biografia tradizionale, che sarebbe stata impossibile da condensare nel breve tempo a disposizione considerando tutto quello che il chitarrista ha realizzato nel corso della sua carriera, sia a proprio nome che collaborando con altri artisti (la sua discografia completa conta oltre 300 titoli). Così gli elementi biografici trapelano dalle varie interviste, senza un ordine cronologico, lasciando all'osservatore interessato il compito di ricostruire la sua storia dai tanti frammenti forniti. Ma alla fine quello che conta è la musica, il vero soggetto del ritratto, sempre presente nel film come sottofondo o nelle riprese di concerti e registrazioni in studio.

Le tappe principali della carriera dell'artista vengono ripercorse, privilegiando naturalmente le più recenti, contemporanee alla realizzazione del documentario. Così tra le immagini che testimoniano la sua vita artistica assistiamo a momenti di concerti in trio con Tony Scherr (o Jason Moran) e Kenny Wollesen e in quartetto con Jenny Scheinman, Hank Roberts e Eyvind Kang, alle prove con l'orchestra sinfonica della BBC diretta da Michael Gibbs, alle sedute di registrazione dell'album in duo con Jim Hall, all'ultimo concerto del trio con Paul Motian e Joe Lovano al Village Vanguard, inframmezzati alle interviste ai musicisti coinvolti, e ad altri chitarristi come Nels Cline e John Abercrombie che rivelano quanto la musica del collega li abbia ispirati e influenzati.

Ne esce un ritratto inevitabilmente frammentario e parziale di un musicista genuinamente innovativo, stimolato da una innata curiosità verso tutti gli aspetti della musica cui si è dedicato, che appare quasi timido e impacciato quando deve spiegare la sua musica, ma che diventa totalmente ipnotico e coinvolgente quando suona. Chi già segue ed apprezza Frisell e la sua arte potrà forse rimanere un po' deluso dall'approccio scelto dalla regista, ma il film è rivolto probabilmente più a stimolare la curiosità nei confronti dell'artista da parte di chi ancora non lo conosce. Non sappiamo se la visione del film porterà nuovi fans al chitarrista (l'unica proiezione, in orario pomeridiano, non ha aiutato ad attirare pubblico al di fuori di pochi appassionati), ma è indubbio che un personaggio come lui meriti tutta l'attenzione che può ricevere, e ci auguriamo che la distribuzione del film possa contribuire a farlo scoprire da un pubblico amcora più vasto.

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