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Beppe Gambetta al Six Bars Jail di Firenze

Beppe Gambetta al Six Bars Jail di Firenze
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Beppe Gambetta Solo Chitarra
Serpiolle, Firenze
Six Bars Jail
12.4.2019

Del Six Bars Jail, club fiorentino che da oltre dodici anni organizza concerti per chitarra acustica, Beppe Gambetta è un ospite ricorrente, da quanto nel 2007 praticamente inaugurò la rassegna; è poi tornato varie volte, tra le quali una nel 2013 (clicca qui per leggerne la recensione) e un'altra, l'ultima, nel 2016. Ed è facile capirne il perché già pensando alla carriera artistica di questo musicista, oggi sessantaquattrenne, genovese ma da anni residente per parte del tempo negli U.S.A. dove suona come se fosse un artista locale, maestro della chitarra fingerstyle ma anche fautore di un avvicinamento tra il folk americano e la tradizione italiana, quattordici dichi, alcuni DVD e libri di didattica. Se ciò non bastasse, sarà sufficiente seguire un suo concerto per togliersi definitivamente ogni dubbio.

In questo nuovo appuntamento nella sala di Serpiolle, sulle prime propaggini delle colline fiorentine, Gambetta ha presentato il suo ultimo disco, Short Stories, uscito nel 2017 e la cui scaletta ha costituito anche l'ossatura del concerto, arricchito peraltro da una serie di racconti, aneddoti, curiosità, lievi battute, con cui l'artista ha intercalato la musica, sia per rafforzare il rapporto con il pubblico, sia per prendersi il tempo per riaccordare la chitarra. Operazione necessaria, quest'ultima, non solo per avere un'intonazione perfetta, ma anche perché lo stile di Gambetta include arpeggi sulla tastiera con la mano sinistra, scuotimenti della chitarra e veri e propri allentamenti delle corde, il tutto al fine di produrre specifiche sonorità e/o espressività.

E della varietà dell'estetica di Gambetta il concerto è stato eccellente dimostrazione, così come lo è il disco: brani della tradizione statunitense alternati a riletture di Fabrizio De Andrè—che il chitarrista, peraltro anche eccellente cantante, frequenta spesso e al quale ha dedicato uno spettacolo—, composizioni originali, magari dedicate a toccanti episodi storico-sociali (come "Benedicta 1944," ispirata a un eccidio nella montagna dell'entroterra ligure) affiancati a curiosità come la personale reinterpretazione de "La vergine degli angeli," da La forza del destino di Verdi, e perfino un brano, originale, cantato in tedesco perché dedicato agli amici musicisti della scena berlinese. Il tutto reso stilisticamente omogeneo dalla grazia e dall'abilità di Gambetta alla chitarra, al suo modo di suonare al tempo stesso virtuosistico e naturale, all'eleganza e all'intensità del suo stare sulla scena e porsi al pubblico.

Un pubblico, va detto, ammirato ma pronto a interagire, tanto che alla fine il primo bis—"Crêuza de mä" di De Andrè—ha visto la compartecipazione sul palco, alla voce, di alcuni degli organizzatori. Cosa peraltro non nuova in questo spazio decisamente speciale che è il Six Bars Jail, dove—senza finanziamenti, senza pubblicità e con la sola forza delle relazioni tra musicisti, organizzatori e appassionati—in questi anni sono stati organizzati quasi duecento concerti di altissimo livello. Chapeau a chi gli dona vita, non meno che a Beppe Gambetta che lo ha illuminato ancora una volta.

Foto: Neri Pollastri

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