Joëlle Léandre: At the Le Mans Jazz Festival

Nella prima parte troviamo al suo fianco Irène Schweitzer e Maggie Nichols, con il consolidato trio delle “Diaboliques”, la cui esibizione prende le mosse da reiterati accordi del pianoforte sui quali Léandre sviluppa le sue ardite architetture, illuminate dalla voce ora arguta, ora incantatoria della cantante.

Un’altra amicizia di lunga data, quella con il collega di strumento William Parker, impreziosisce la raccolta, con un serrato duo a colpi d’archetto, dalla velocità e densità via via più incalzanti.

In Meeting Five la tensione si allenta un poco, con Parker a districarsi disinvoltamente tra flauto e contrabbasso, commentando da par suo le evoluzioni improvvisate dalla sensibile partner.

Un ulteriore duo, dalle caratteristiche differenti, apre il secondo CD: il contrabbasso intreccia una fitta rete di corrispondenze con il violino di India Cooke, che si sviluppano, in un crescendo d’intesa, dalle melodie germoglianti in Just Now One all’ardita sperimentazione di Just Two.

Un ruolo non diverso da quello svolto della Cooke lo interpreta Markus Stockhausen, distillando frasi liriche e terse nel trio completato dal percussionista Mark Nauseef, stilisticamente vicino al Centazzo di qualche decennio fa e ben affiatato con Léandre.

Nei quattro brani finali, tre compagni di lungo corso, come Sebi Tramontana, Paul Lovens e Carlos Zingaro si avventurano con la contrabbassista in un territorio sonoro decostruito e dissonante, affrontato con la classe e la sicurezza di sempre.

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