Kim Kashkashian - Robert Levin: Asturiana

Se la ricerca nell’area ispanica nasce da accidentali curiosità dei due, il riferimento alla voce è invece più radicato nella sensibilità della violista, che nel libretto del CD confessa di essersi sempre ispirata, nel suo modo di suonare uno strumento notoriamente tra i più “vicini” come sonorità alla voce umana, al ricordo del padre che, quand’era bambina, udiva cantare melodie popolari armene.

L’album, che prende il titolo dallo splendido brano di De Falla che lo apre, si compone così di ben ventisei brevi pezzi - il più lungo non arriva a cinque minuti - di ben sei diversi autori, parte spagnoli, parte argentini, accomunati da una dolente eleganza e perlopiù non caratterizzati da atmosfere tipicamente “spagnoleggianti” - salvo ovviametne le “Sietes canciones populares españolas” di De Falla. Il lavoro ha grande coerenza e ben poca ridondanza, vuoi per la qualità dei brani selezionati e l’ottima trascrizione, vuoi per la straordinaria espressività dei due protagonisti. Tra i quali giocoforza la Kashkashian fa la parte del leone, spettando a lei l’interpretazione delle linee melodiche delle canzoni, senza però che a Levin manchino spazi importanti - come avviene ad esempio in uno dei brani più toccanti, “Triste” di Alberto Ginastera, o in “Cuba dentro de un piano” di Xavier Montsalvatge, nel quale il ruolo del pianoforte non è meno rilevante della voce della viola.

Nel contesto omogeneo e di superbo livello spiccano forse - oltre i due brani già citati - “La rosa y el sauce” di Carlos Gustavino e “Canción de cuna para dormir a un negrito” di Xavier Montsalvatge. Ma il disco cela perle esecutive che si svelano ad un ascolto attento.

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