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Art Blakey - Il tamburo e l'estasi

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Art Blakey—Il tamburo e l'estasi
Vincenzo Martorella
190 pagine
ISBN: # 978-8862319461
Arcana
2017
Euro 16,50

Torna in libreria un volume indispensabile per seguire il percorso artistico di Art Blakey grande protagonista del jazz moderno tanto nel ruolo di batterista che in quello di bandleader e talent scout.
A prima vista i quasi 15 anni che separano il testo dalla prima edizione -uscita nella collana Jazz People di Stampa Alternativa-possono sembrare molti, anche perchè non troviamo aggiornamenti. Nell'introduzione alla nuova edizione Martorella giustifica la cosa per la carenza di nuovi studi significativi e ha ragione.
Il volume di Alan Goldsher del 2002, Hard Bop Academy si dedica ai numerosi sidemen del batterista; quello della scomparsa Leslie Gourse (Art Blakey: Jazz Messenger) pubblicato nel 2001 considera soprattutto gli aspetti umani (la tossicodipendenza, le complicate relazioni con l'altro sesso) e un ritratto ancor più intimo è quello di Sandy Warren, sua compagna ventennale, uscito nel 2010 (Art Blakey Cookin' and Jammin': Recipes and Remembrances from a Jazz Life).

Art Blakey—Il tamburo e l'estasi è invece un approfondito studio biografico che privilegia la dimensione musicale (compresa la tecnica strumentale di Blakey) con puntuali analisi. È un testo che ha fatto scuola e possiamo già considerarlo un classico: il primo libro su un batterista pubblicato in Italia, sul suo ruolo di accompagnatore e sulla storia dei Jazz Messengers.

La vita artistica di Art Blakey non ha coinciso per intero con quella storica formazione e Martorella dedica metà del testo a ricostruire la maturazione del batterista in un intreccio tra esperienze di vita e professionali: gli esordi come pianista—e poi batterista -a Pittsburgh, gli ingaggi con Fletcher Henderson, Mary Lou Williams e Billy Eckstine, l'impatto col razzismo, il lungo viaggio in Africa, l'incontro col be-bop, la collaborazione con Thelonious Monk. Le successive collaborazioni con Horace Silver, Clifford Brown e Miles Davis lo condurranno alla strepitosa miscela di bop, blues e gospel che sarà chiamata hard-bop e vedrà nei Jazz Messengers uno dei gruppi di punta. In tutto il volume abbiamo preziose analisi dell'autore sulle opere discografiche, volte a chiarire l'evoluzione tecnica del batterista, la nascita della nuova estetica e i suoi sviluppi. Una particolare attezione è data alle formazioni più innovative dei Messengers, quelle con Lee Morgan, Bobby Timmons, Benny Golson e poi Wayne Shorter.

Uno studio approfondito, scritto in stile brillante, che non ha perso la sua attualità ed abbraccia uno dei capitoli centrali nella storia del jazz moderno. Il volume si conclude con la mappa di tutti i Messengers, discografia essenziale e bibliografia.

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