Home » Articoli » Film Review » Andrea Rossi Andrea Ground Plane Antenna: Kath'hypocheimenou
Andrea Rossi Andrea Ground Plane Antenna: Kath'hypocheimenou
ByAndrea Rossi Andrea Ground Plane Antenna
Nello spirito documentario "residuale" che caratterizza Ground Plane Antenna (clicca qui per leggere la recensione del precedente ¿A cuàntas paradas de aquì?), questo DVD presenta dieci minuti tratti dalla rappresentazione del lavoro Di un pensare in opera, del filosofo Romano Gasparotti, con il basso e l'elettronica di Andrea Rossi Andrea e la presenza danzante di Valentina Moar.
Già dalla indicazione dei protagonisti si evince come il progetto originale fosse un tentativo, ardito, di coniugare forme d'arte diverse: la musica, la danza, la parola, alle quali si aggiungono di fatto anche le immagini pittoriche presenti sul set, il museo Hermann Nitsch di Napoli.
Se ciò non bastasse, al DVD è allegato un breve scritto di Gasparotti - Diastema, per un'arte festiva, un "manifesto per l'arte del XXI secolo" - che illustra ancor meglio l'idea che guida la performance: che il nucleo dell'arte sia la sua attività e non, come è tradizionalmente inteso, il prodotto finale della medesima.
A tutto questo la registrazione filmata aggiunge da un lato gli effetti prodotti prima in fase di ripresa - tagli e zoomate - poi in fase di montaggio - sovrapposizioni, sdoppiature, flash - e dall'altro la voluta frammentarietà e indefinitezza del materiale presentato. Ciò fa del DVD, appunto, non un "prodotto" ma una mera documentazione dell'evento, che a sua volta va fruita come un altro evento.
Ancora una volta, di fronte a questo tipo di "non-oggetto" d'arte ha poco senso tentare sintesi, descrizioni e vautazioni. Al massimo si può dire che la musica - o meglio gli stralci - espressa da Rossi Andrea ha, nella sua cangevolezza, un'unitarietà molto coerente e sostiene opportunamente le esibizioni corporee della danzatrice, tecnicamente apprezzabili e con momenti di espressività tangibili anche per un non esperto del genere come chi scrive. Qualche perplessità desta invece il ruolo della voce, che procede per declamazioni che non sempre sembrano integrarsi con gli altri due protagonisti e che solo in alcuni momenti pare efficace dal punto di vista teatrale. Ma è anche vero che proprio la voce, portatrice suo malgrado di un contenuto semantico, è la più penalizzata delle tre dalla documentazione rapsodica.
Aldilà di tutto questo, una testimonianza di coraggiosa ricerca e di inesausta volontà di muoversi negli aperti territori dell'arte contemporanea.
< Previous
ELBJazz Festival 2013: Hamburg, Germa...
Next >
Rhythm of the Heart