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Andrea Centazzo: Mandala [CD] - Einstein's Cosmic Messengers Live [DVD]

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Andrea Centazzo

Mandala

Ictus Records

Valutazione: 3,5 stelle

«The creative label for creative music since 1976» recita il motto della Ictus Records, e una volta di più il concetto risulta pienamente centrato sull'operazione di Andrea Centazzo e il suo Mandala, progetto articolato sia in forma sonora che visuale e perciò necessitante di un supplemento di discussione.

Intanto perché "creatività" coincide precisamente con "creazione". Anzi, a sfruttare la simbologia del progetto, si potrebbe dire che la creatività sia il mandala nel cui centro si trova la creazione, in una sorta di scrittura visiva e innografica: in sancristo "mandala" signfica cerchio ma anche "contenere l'essenza," concetto che nei Rig-Veda si sviluppa in una sequenza di figure geometriche archetipiche (punto, triangolo, cerchio, quadrato) che costituiscono l'alfabeto grafico delle composizioni. Possedere l'essenza significa riconoscere la facoltà creativa di dare forma o espressione a qualcosa che non esiste, di nuovo e di unico (come sostiene Jung nei suoi studi sul mandala come "archetipo" dell'inconscio collettivo e non). Ed è davvero singolare che un maestro come Cézanne riconoscesse in una sua lettera che i principi figurativi della pittura fossero il cono, il cubo e la sfera, sviluppi stereometrici delle figure base del mandala.

Il progetto di Centazzo dunque, ha l'ambizione di declinare il concetto di spazio nella dimensione sonora, visiva e spirituale - senza voler calcare troppo la mano sullo spiritualismo orientale che forse in determinate epoche è stato più una moda che una necessità interiore. Dinanzi alle domande esigenti del nesso creatività-creazione, Centazzo ha sempre risposto da grande musicista e sperimentatore, magari non conforme, giustamente, alle spinte transitorie che sono sempre accattivanti ma che non lasciano nessuna sostanza o memoria per un difetto congenito d'ignoranza.

Il suo è un progetto che viene da lontano sia nello spazio che nel tempo, e gode per questo dei vantaggi di una meditazione estremamente accurata, di ripensamenti, di sviluppi insospettati e di agganci per il futuro che non lasciano dubbi sulla loro fecondità. La ricerca melodica si mescola ai patterns minimalisti e all'improvvisazione, non lasciando dubbi sulla tecnica compositiva e sulla magistralità di certe incursioni sonore rese possibili dalle nuove opportunità tecnologiche a disposizione.

La registrazione è stata realizzata durante la performance tenuta al Rubin Museum of Tibetan Art di New York nell'aprile 2007, rinnovata e completata nella versione del 2011 che ora vede la luce. Come avvertono le scarne indicazioni allegate al CD "languages integration (images and sounds) raises the perception range to a total level of fruition, soaking the audience in an artistic tour which iconographic and sounding effects are given the same importance". Non una dichiarazione d'intenti, ma un capitolo esplicito di una poetica, di una ricerca sostanziale e trans-culturale del principio sonoro su cui si basa la nostra percezione e racconto visuale del cosmo.

Solo la razionalità aristotelica ha impresso alla vista un primato che nelle filosofie originarie (si pensi al pitagorismo) veniva attribuito all'udito e alla musica. Più si è vicini all'oriente, cioè più si "orienta" il pensiero, più si ritorna alla matrice originaria della fusione fra sonoro e visivo.

Andrea Centazzo

Einstein's Cosmic Messengers Live

Ictus Records

Valutazione: 3,5 stelle

Einstein's Cosmic Messengers Live, è la registrazione video del concerto alla University of Southern California il 22 ottobre 2010. Al concerto è allegato un bonus feature: "The Art and Science of Einstein's Cosmic Messengers," documentario a cura di Michele Vallisneri che ci racconta il "making of" della performance, un genere che fa oramai storia a sé (Martin Scorsese docet) ed è parte di una ben consolidata tradizione sia dal punto di vista dell'editoria musicale che cinematografica. Interessante operazione, perché tutto oramai si gioca sul concetto di ricostruzione documentale e documentaristica del processo creativo e dell'aspetto performativo, a fronte di tutto quel vuoto che riguarda, come sempre, il discorso delle "origini" non solo del jazz ma di tutto quello che riguarda l'arte umana, come se queste operazioni fossero una sorta di horror vacui prodotto dal vulnus di un'origine non solidamente acquisita.

Non si tratta di un'esperienza facilmente condivisibile, anzi direi che siamo dinanzi ad una ardua ascesa verso i principi primi di una cosmogonia sonora, che non va fruita se non attraverso una scelta consapevole e interessata. Nulla a che fare con la divulgazione o l'easy listening ambient (absit iniuria verbis!) a scanso di usi impropri. Ma scommetterei sulla tentazione dei meno avvertiti di usare questa ricerca con tali finalità, il che sarebbe un errore madornale e imperdonabile.

Rimane da dire che l'esperienza musicale giocata su più piani e interagendo con sofisticate strumentazioni rende Centazzo uno sperimentatore che meritatamente è stato ed è apprezzato in un senso ampio. Il suo, verrebbe da dire, è un percorso che già nei linguaggi figurativi ha trovato una propria dimensione autentica ed oramai non semplicemente provocatoria. Seppure la "perdita dell'aura" assume sempre più il significato di una cifra consolidata per distillare il senso dell'arte moderna, anche la musica, come arte dei suoni, trova una propria dimensione visibile in questo nesso fra suono e immagine che è già, di per sé, un nuovo territorio dove non tutti gli esploratori, come invece è accauduto ad Andrea Centazzo, hanno trovato un senso alla loro ricerca: "Beauty is difficult" ci ricorda un esploratore fra Occidente e Oriente come Pound.

Elenco dei brani: 1. Mandala; 2. Ancient Rain; 3. Dark Forest; 4. Ancient Future; 5. Meditating in a Kyoto Garden; 6. First Mantra; 7. Sacred Native Spirit;

Tutte le composizioni di Andrea Centazzo.

Andrea Centazzo (tutti gli strumenti).


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