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Ah-Um Milano Jazz Festival
ByViviamo in tempi di festival che propongono sempre gli stessi nomi. La direzione artistica è spesso ridotta ad un mero lavoro di "copia & incolla" che fa riferimento ai soliti noti. Fa dunque estremamente piacere imbattersi in festival come l'Ah-Um. Una manifestazione che, sia pure con fatica (budget limitati, autogestione, ed il solito corredo di difficoltà che accompagnano chi si occupa di organizzare eventi musicali), è ormai giunta alla settima edizione continuando a proporre, nel corso del tempo, un cartellone fedele alle proprie linee guida: musicisti italiani, prevalentemente giovani e poco conosciuti, senza vincoli stilistici e dando al contrario ampio spazio a tutte le diverse voci che compongono l'universo espressivo del jazz.
Nell'edizione di quest'anno, ad esempio, si spaziava dal jazz manouche dello Jacopo Martini Quartet alla sperimentazione elettronica di Scott Amendola, da vecchie conoscenze del festival come il pianista Alberto Tacchini (qui con il quintetto "Old & New Friends", ospite Tiziana Ghiglioni) ad alfieri del bop come Marco Brioschi ed ai profumi iberici del quartetto Alkord di Alberto Capelli.
Non avendo potuto seguire la prima parte del festival, la nostra cronaca si concentrerà sulle due serate conclusive. Iniziamo dal P.A.G.E. quartet (Emiliano Vernizzi a sax tenore e soprano, Luca Perciballi a chitarra ed elettronica, Alessio Bruno al contrabbasso, Gregorio Ferrarese alla batteria), autori di quello che a nostro avviso è stato il miglior concerto delle due serate. I quattro propongono un jazz molto efficace, che parte da Chris Potter ed approda alle atmosfere nordiche di marca ECM. Interessanti le composizioni, misurati e pertinenti gli interventi solistici. Il loro linguaggio parte dagli anni '80 e trascura (volutamente? inconsapevolmente? difficile dirlo data la loro giovanissima età) la tradizione. Non a caso i brani di impostazione più marcatamente jazzistica hanno un che di già sentito, e pur nella correttezza dell'esecuzione mancano di peso specifico. Al contrario, quando il quartetto prende una direzione più contemporanea, tra New York e la Scandinavia, la musica decolla ed il risultato è di ottimo livello. Sentiremo ancora parare di loro.
Molto interessante anche il concerto del quartetto Technicolor di Giovanni Maier (qui al basso elettrico), con Giorgio Pacorig al Fender Rhodes, Simone Massaron alla chitarra, Scott Amendola alla batteria. Jazz-rock anni '70 (alla Starsky & Hutch, per intenderci), che il quartetto attualizza mediante un'opera di scomposizione, de-strutturazione, frammentazione. Pedaloni funk e interplay di matrice free convivono e si alternano facendo dunque oscillare la musica tra questi due estremi del pendolo (e tutto quanto sta nel mezzo). Ne risulta una proposta che richiede un ascolto attento, ma che non rinuncia a momenti di puro divertimento.
Meno convincenti, invece, le proposte che hanno puntato in modo deciso sull'elettronica: il solo di Scott Amendola ed il quartetto International Improvisers di Riccardo Luppi (oltre al leader a sax e flauti, Lynn Cassier alla voce e live elettronics, Manolo Cabras al contrabbasso, Joao Lobo alla batteria). In entrambi i concerti abbiamo notato da un lato un utilizzo per alcuni versi ingenuo e datato dell'elettronica (certe cose, in ambito cosiddetto colto, si facevano parecchi decenni fa), dall'altro una certa "pesantezza" della proposta, un eccesso di sperimentazione e razionalizzazione che toglie alla musica ogni freschezza e levità.
A margine dei concerti, segnaliamo infine le iniziative extra-musicali promosse dal festival. Un incontro presso la libreria FNAC per avvicinare i bambini "alla musica dei grandi". La proiezione in prima assoluta e presentata direttamente dall'autore (un'autentica chicca per cinefili e jazzofili), del cortometraggio "Gag Jazz" (protagonista il sax di Branford Marsalis), girato da Maurizio Nichetti negli anni '90, conservato negli archivi RAI e mai proiettato (chissà perché?). Una serie di incontri: "Rumore, Ambiente e Salute Umana" con Carlo Luigi Gerosa; "Armonic Overtones: riequilibrare le energie con i suoni" con Antonio Librale e Stephen Head Romoli; "Jazz '68: poesia civile e musica utopista" con Guido Michelone.
Foto di Claudio Casanova
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