Home » Articoli » Book Review » Adriano Mazzoletti: Il Jazz in Italia. Dallo Swing agli ...

Adriano Mazzoletti: Il Jazz in Italia. Dallo Swing agli anni sessanta

By

Sign in to view read count
Il Jazz in Italia. Dallo Swing agli anni sessanta

di Adriano Mazzoletti

Edizioni EDT (2010) - Pagine 1642. Euro 54,00.

Il secondo (doppio) volume di Adriano Mazzoletti segue la narrazione iniziata con Il Jazz In Italia. Dalle origini alle grandi orchestre e giunge fino alla metà degli anni sessanta. Diciamo subito che è un'opera monumentale e straordinaria. Unica nel suo genere per ampiezza (1642 pagine) e approfondimento narrativo, che coniuga completezza e meticolosità dei dati in un racconto spesso avvincente, per il modo con cui le vicende vengono trattate.

Si rivolge non solo agli addetti ai lavori (confermandosi uno strumento indispensabile) ma ad ogni amante della musica afro-americana. Sottolineamo che il volume non segue solo le vicende dei jazzmen italiani ma ogni aspetto che ha riguardato la presenza di questa musica nel nostro Paese: dagli appassionati che diventano promoters e giornalisti conquistando - a fatica - nuovi spazi in un mondo spesso reazionario, ai grandi nomi americani che hanno soggiornato più o meno lungamente da noi, dagli attacchi che il fascismo e poi l'Azione cattolica gli hanno rivolto.

Tutto espresso con l'equilibrio e la maturità di chi guarda agli avvenimenti con il distacco dello storico ma anche con l'arguzia e il piacere di raccontare i retroscena, aggiungendo un'infinità di aneddoti.

Alcuni episodi sono memorabili. La stampa fascista attaccava con motivazioni razziste i circoli del jazz ("questi giovani fanno propaganda alla musica americana, agli americani, alla musica nera, alla musica degli ebrei") ma anche tra i fascisti emergeva qualche dissenso (ne La difesa della razza del 20 marzo 1941 un lettore scrisse:"Sono fascistissimo, razzista per intima convinzione e di buona razza fisica e morale, ciononostante mi diverto moltissimo ad ascoltare questa tanto esecrata musica sincopata e a ballare al suo ritmo. E con cio? Non sono un buon fascista per questo? Pecco contro la razza facendo questo? Che cosa pretendono? Che si ritorni a danzare la chiarantana o la pavanella?"). In piena continuità col fascismo il settimanale Noi Uomini, organo ufficiale dell'Unione Uomini di Azione Cattolica scrisse il 17 marzo 1957: "Se il jazz può costituire un motivo di "espressione" musicale per i negri, è indubbiamente un motivo di arretramento spirituale per chi già, come i bianchi, ha conquistato le melodie sovrumane del gregoriano e del classico".

Passiamo ad altro. L'autore rammenta il soggiorno romano di Django Reinhardt (gli era stata riservata una camera all'Hotel Alexanda in via Veneto ma preferì dimorare in una roulotte di alcuni rom in piazzale Clodio) o la battuta di Louis Armstrong in udienza pontificia con la moglie Lucille. Alla domanda di Pio XII se avessero figli rispose: "No Santità, ma continuiamo a provarci".

Tra i musicisti spiccano le figure di Kramer, Rotondo, Trovajoli, Loffredo, Basso e Valdambrini, Santucci e Scoppa, Mondini, Piana, Cerri, Sellani, Intra ed altri protagonisti del periodo storico citato. Ma vengono rivalutati anche strumentisti di alto o altissimo rilievo come Romero Alvaro (grande pianista e figura eccentrica che aveva sempre in tasca del burro e quando andava al ristorante lo aggiungeva alla pasta) o Umberto Cesari (artista geniale segnato dai traumi della guerra fino all'agorafobia, a cui è dedicato un'approfondimento di Marcello Piras in appendice).

Come abbiamo detto oltre all'ampiezza della documentazione e della trattazione storica e alla piacevolezza aneddotica il volume aggiunge un ricco apparato critico, meticolose discografie (dal 1935 al 1969) e bibliografie. Di grande interesse sono altre appendici con gli scritti di Ezio Levi, Vittorio Mussolini, Franco Abbiati e di accademici del calibro di Massimo Mila, Alfredo Casella e Goffredo Petrassi.

In un lavoro di tale mole è normale trovare qualche imprecisione. Alle moltissime conferme di episodi anche oscuri, ho trovato una sola inesattezza.

A Verona il festival assume il nome "Verona Jazz" nel 1979 ma già nel 1970 (tra i primi in Italia) nasce un festival internazionale sia al Teatro Romano che in Arena che proseguì fino all'estate del 1976. Non a partire dal 1985 quindi: una rettifica per le future edizioni del testo.


< Previous
Way Of Life

Next >
A New Face

Comments

Tags


For the Love of Jazz
Get the Jazz Near You newsletter All About Jazz has been a pillar of jazz since 1995, championing it as an art form and, more importantly, supporting the musicians who create it. Our enduring commitment has made "AAJ" one of the most culturally important websites of its kind, read by hundreds of thousands of fans, musicians and industry figures every month.

You Can Help
To expand our coverage even further and develop new means to foster jazz discovery and connectivity we need your help. You can become a sustaining member for a modest $20 and in return, we'll immediately hide those pesky ads plus provide access to future articles for a full year. This winning combination will vastly improve your AAJ experience and allow us to vigorously build on the pioneering work we first started in 1995. So enjoy an ad-free AAJ experience and help us remain a positive beacon for jazz by making a donation today.

More

Jazz article: Becoming Ella Fitzgerald
Jazz article: Miles Davis and the Search for the Sound

Popular

Get more of a good thing!

Our weekly newsletter highlights our top stories, our special offers, and upcoming jazz events near you.