Dave Glasser: Above The Clouds

Per redarre le note di copertina, si è scomodato uno dei decani (Ira Gitler) della critica jazz statunitense, che le lodi di un disco non eccelso. Un debole elemento di distinzione di Dave Glasser risiede nel non uniformarsi al timbro parkeriano, per guardare soprattutto a Benny Carter e Johnny Hodges.

Varie e prestigiose sono le sue esperienze in alcune celeberrime big-band, al fianco di Clark Terry, Illinois Jacquet e Frank Foster con la Count Basie Orchestra. Prediligendo una sonorità classica ed un fraseggio rilassato ancorché ricco di swing, l'alto sassofonista rilegge qui alcuni classici standard del jazz, per lo più affrontati su tempi medi.

E proprio l'uniformità delle atmosfere, insieme alle anonime composizioni originali del leader, costituisce l'anello debole di questa produzione discografica. Scarsa fantasia e poca originalità in un percorso comunque gradevole, che talora si ravviva con tinte funky e ritmi brasiliani.

Piace del leader l'eloquio misurato e sintetico, che ben si combina ad un approccio lirico e melodico nella rivisitazione dei brani più tradizionali e dell'ellingtoniano "In a Sentimental Mood." Ottima -e lo testimoniano i nomi -la ritmica, con la sua fluida propulsione, pur con il freno a mano tirato.

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